In questo tempo di gioia si riscopra la presenza di Dio per diventare strumenti di misericordia. E’ la richiesta di Francesco alla Messa per l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, la terza aperta dal Papa dopo quella di Bangui, in Centrafrica, e quella di San Pietro, l’8 dicembre. Alle ore 9.30 di questa mattina, III Domenica di Avvento “Gaudete”, nella Basilica Papale di San Giovanni in Laterano, il Santo Padre Francesco presiede il rito di apertura della Porta Santa e celebra la Santa Messa.
Dopo il rito di introduzione e l’atto penitenziale nell’atrio della Basilica, il Papa raggiunge e sale i gradini in silenzio, apre la Porta Santa e sosta in preghiera sulla soglia. Quindi entra solo, e per primo, nella Basilica, seguito dai Concelebranti e da alcuni rappresentanti di religiosi e fedeli laici; poi si dirige alla Cattedra, dove prosegue il rito della Santa Messa. Di seguito pubblichiamo il testo dell’omelia che Papa Francesco tiene nel corso della celebrazione eucaristica, dopo la proclamazione del Santo Vangelo:
Omelia del Santo Padre
Fratelli e sorelle,
L’invito rivolto dal profeta all’antica città di Gerusalemme, oggi è indirizzato anche a tutta la Chiesa e a ciascuno di noi: «Rallegrati … esulta!» (Sof 3,14). Il motivo della gioia è espresso con parole che infondono speranza, e permettono di guardare al futuro con serenità. Il Signore ha revocato ogni condanna e ha deciso di vivere in mezzo a noi.
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Questa terza domenica di Avvento attira il nostro sguardo verso il Natale ormai vicino. Non possiamo lasciarci prendere dalla stanchezza; non ci è consentita nessuna forma di tristezza, anche se ne avremmo motivo per le tante preoccupazioni e per le molteplici forme di violenza che feriscono questa nostra umanità. La venuta del Signore, però, deve riempire il nostro cuore di gioia.
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Il profeta, che porta inscritto nel suo stesso nome – Sofonia – il contenuto del suo annuncio, apre il nostro cuore alla fiducia: “Dio protegge” il suo popolo. In un contesto storico di grandi soprusi e violenze, ad opera soprattutto di uomini di potere, Dio fa sapere che Lui stesso regnerà sul suo popolo, che non lo lascerà più in balìa dell’arroganza dei suoi governanti, e che lo libererà da ogni angoscia. Oggi ci viene chiesto che “non ci lasciamo cadere le braccia” (cfr Sof 3,16) a causa del dubbio, dell’impazienza o della sofferenza.
L’apostolo Paolo riprende con forza l’insegnamento del profeta Sofonia e lo ribadisce: «Il Signore è vicino» (Fil 4,5). Per questo dobbiamo rallegrarci sempre, e con la nostra affabilità dare a tutti testimonianza della vicinanza e della cura che Dio ha per ogni persona.
Abbiamo aperto la Porta Santa, qui e in tutte le cattedrali del mondo. Anche questo semplice segno è un invito alla gioia. Inizia il tempo del grande perdono. E’ il Giubileo della Misericordia. E’ il momento per riscoprire la presenza di Dio e la sua tenerezza di padre. Dio ama la tenerezza. Lui fa tutto con la tenerezza di Padre. Siamo anche noi come le folle che interrogavano Giovanni: «Che cosa dobbiamo fare?» (Lc 3,10). La risposta del Battista non si fa attendere. Egli invita ad agire con giustizia e a guardare alle necessità di quanti sono nel bisogno. Ciò che Giovanni esige dai suoi interlocutori, comunque, è quanto trova riscontro nella Legge. A noi, invece, viene chiesto un impegno più radicale. Davanti alla Porta Santa che siamo chiamati a varcare, ci viene chiesto di essere strumenti di misericordia, consapevoli che saremo giudicati su questo. Chi è stato battezzato sa di avere un impegno più grande. La fede in Cristo provoca ad un cammino che dura per tutta la vita: quello di essere misericordiosi come il Padre. La gioia di attraversare la Porta della Misericordia si accompagna all’impegno di accogliere e testimoniare un amore che va oltre la giustizia, un amore che non conosce confini. E’ di questo infinito amore che siamo responsabili, nonostante le nostre contraddizioni.
Preghiamo per noi e per tutti coloro che attraverseranno la Porta della Misericordia, perché possiamo comprendere e accogliere l’infinito amore del nostro Padre celeste, che ricrea, che trasforma e rinnova la vita.
di Redazione Papaboys