La formula “Ave, o Giuseppe” non è una novità. Però, riportata da libri di preghiere a San Giuseppe o dietro qualche immagine del Santo, ha dato origine a reazioni contrastanti.
Per alcuni si tratterebbe di una novità della fine del XIX secolo, fiorita nel periodo di diffusione del culto di San Giuseppe sotto il pontificato di Pio IX e, perciò, senza
profonde radici nella tradizione.
Per altri, ci troveremmo di fronte ad un calco di preghiera propria della Madonna, da proibire per evitare il pericolo che i fedeli mettano tutti i santi sullo stesso piano.
Altri ancora, infine, si appellano ad una lontana condanna da parte dell’autorità romana.
Come stanno in realtà le cose?
Riguardo all’obiezione circa la “novità” della formula, è facile rispondere che le prime “salutazioni” appaiono, invece, alla fine del XVI secolo. Da allora, per una ricerca fatta, si sono trovate diverse formulazioni, sono una quindicina. Tra esse, quelle che imitano in maniera troppo servile l’ “Ave, o Maria”, sono da evitare e quindi non sono approvate.
Mentre, sono state approvate quelle che esprimono la missione sublime e i privilegi eccezionali del santo, fondamento del ricorso fiducioso al suo patrocinio.
Comunque, in tutte queste formule, c’è una varietà di aggettivi attribuiti alla paternità di San Giuseppe: “verginale”, “davidico”, “adottivo”, “putativo”, “nutrizio”, “educatore”, ecc. Tutti gli aggettivi dicono una verità, ma non intera, in quanto, in forza del matrimonio, è semplicemente “padre” di Gesù.
Nella perplessità di scegliere la formula migliore da adottare nel Santuario, il rettore del medesimo, il 16 Giugno 2007, ha scritto al Padre Tarcisio Stramare osj, esperto in materia, per avere un parere in proposito.
Il 26 giugno 2007, Padre Stramare risponde suggerendo la formula adottata dal nostro Santuario. E’ stata approvata dal Vescovo diocesano il 20 novembre 2007.
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L’autore ha accompagnato la formula di preghiera con queste parole:
“Ciò che veramente si richiede, è che la formula non solo non contenga errori contro la fede o la morale, ma che sia “propositiva”. La prima parte, contiene i titoli evangelici di “giusto”, “sposo” e “padre”, propri di San Giuseppe.
La difficoltà è creata soprattutto dal titolo di padre, che nel timore “incurabile” di essere frainteso, viene accompagnato da qualche aggettivo o attributo che ne “limita” in qualche modo la “verità”.
Ho cercato allora di aggirare il problema, mettendo il titolo di “padre” in bocca a Gesù, in modo che nessuno abbia a ridire.
La seconda parte, tiene conto del titolo del Patrocinio e della devozione popolare del pio “Transito” di San Giuseppe. Il titolo “Custode del Redentore”, è importante sia come richiamo all’Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II – “Redemptoris custos” – sia come fondamento del titolo “Patrono della Chiesa”.
Ecco il testo:
Ave, o Giuseppe, uomo giusto,
Dio ti ha scelto come sposo di Maria,
e Gesù ti ha onorato con il titolo di
Padre.
O Custode del Redentore
e Patrono della Chiesa universale,
proteggi le nostre famiglie
e assistici nell’ora della morte. Amen.
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