Italiae et Ecclesia

Inizia questa domenica 2 dicembre il ‘Tempo di Avvento’. Sai davvero tutto?

Abbiamo trovato alcune cose che forse non conosci su questo tempo di Avvento che ci apprestiamo a vivere. Scopriamole insieme!

E’ tempo di Avvento!

Un tempo da riscoprire, un tempo “forte”, un tempo di ben quattro settimane, un tempo regalato e offerto per prepararci al Natale. Che fare dunque? Non possiamo certo lasciare che l’Avvento fugga e sfugga come il vento! Fermiamoci allora, fermiamoci ad ascoltare, cerchiamo di scoprire assieme il tesoro e la ricchezza che questo tempo, apparentemente a noi così noto ed in realtà tanto sconosciuto, custodisce e ci consegna. Forse non sappiamo che…

ADVENIRE

La parola italiana “Avvento”, come moltissime altre parole che quotidianamente utilizziamo, quali avvenimento e avventura, deriva dal verbo latino “advenire”. “Advenire”, ad-venire, venire verso, significa arrivo, venuta, l’essere in procinto di arrivare. Quindi, a differenza di quanto forse spesso crediamo, la parola Avvento non indica prima di tutto l’attendere, ma soprattutto e prima di tutto l’accadere e l’avvenire di qualcosa. O meglio la venuta, l’arrivo di Qualcuno che sceglie di venirci incontro, che desidera incontrarci. Nell’Avvento è Dio che prende l’iniziativa, che fa il primo passo, che ci tende la mano!

ADVENTUS

Anche nell’antica Roma esisteva ed era utilizzato il termine Avvento, in latino adventus. Questa parola, così carica di tempo e di storia, stava ad indicare l’arrivo in una città dell’imperatore romano. Pur abitando solitamente a Roma, di tanto in tanto i Cesari si mettevano in viaggio, percorrendo i loro domini e visitando le province dell’impero. L’”adventus” del sovrano in una città era un evento di portata epocale, un fatto unico e preparato con ogni cura, un avvenimento tanto importante da essere ricordato in iscrizioni e monumenti giunti fino a noi attraverso i secoli. La gioia per l’arrivo di Cesare era grande, si organizzavano giochi e feste, si attendevano benefici economici, si sperava magari il condono delle tasse per un certo periodo. Non tutti però erano resi partecipi di questo giubilo. Molti, in primis gli schiavi e la gente del popolo, cioè la stragrande maggioranza della popolazione, ne erano esclusi. Ben diversa è la Gioia che noi attendiamo, come ci ricorda il profeta Isaia:

“Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando

e ogni mantello intriso di sangue

saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.

Perché un bambino è nato per noi,

ci è stato dato un figlio.

Sulle sue spalle è il potere

e il suo nome sarà:

Consigliere mirabile, Dio potente,

Padre per sempre, Principe della pace.”

VIOLA

Viola è il colore liturgico dell’Avvento, il colore che in questo periodo caratterizza i paramenti del sacerdote. Il viola tuttavia non è una prerogativa esclusiva dell’Avvento. Incontriamo questo colore durante la Quaresima, altro tempo di attesa e di preparazione, lo incontriamo anche nelle celebrazioni in suffragio ed in memoria dei nostri cari defunti. Se l’Avvento è attesa del Signore della Gioia che viene a visitarci, perchè allora la scelta di questo colore che istintivamente ci richiama la tristezza? La risposta è molto semplice.

Quando attendiamo la visita di una persona importante, della Persona più importante, mai dimenticheremmo di prepararci, di riordinare ogni cosa in casa affinchè tutto sia pulito, affinchè tutto esprima e permetta la gioia di questo incontro tanto desiderato. E prepararsi costa fatica, bisogna rimboccarsi le maniche, bisogna darsi da fare, vincendo la pigrizia, la voglia di rimandare! Lo stesso accade per l’Avvento. Il Signore viene, il Signore si annuncia, il Signore sta per arrivare. A noi sta il farci trovare in casa, l’aprire la porta, l’essere attenti al Suo forte e delicato bussare, al Suo passo che si avvicina, alla Sua voce che ci chiama. In una parola, ed è questo che il colore viola ci ricorda, a noi è donato questo tempo per prepararci, per aprire il cuore, per cambiare vita. Per convertirci, cioè per far pulizia, nel nostro cuore e nella nostra vita, di tutto ciò che potrebbe impedire l’accoglienza e l’incontro con Gesù che viene.

DOMENICA GAUDETE

L’Avvento però non è solo viola! Se osserviamo con attenzione, scopriremo che la terza domenica di Avvento il colore viola dei paramenti cede il passo a un colore diverso. Il rosa! Perchè? Una svista di tintoria? Nel cammino dell’Avvento la terza domenica è una domenica speciale: la domenica “Gaudete”. Ancora una parola latina! “Gaudete”, vale a dire “gioite, siate lieti, state allegri””, è l’invito che san Paolo rivolge alla comunità di Filippi: “Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi!” In questa domenica “speciale” la Chiesa rivolge anche a noi questo invito alla gioia, gioia perchè ormai è vicina la venuta della Gioia Vera. Ecco spiegato questo cambio di colore!

LA CORONA DELL’AVVENTO

Tutti noi sappiamo di cosa si tratta. Durante l’Avvento quello della corona, con le sue candele che si accendono di domenica in domenica, è un simbolo per noi familiare, lo incontriamo nelle nostre chiese, forse nelle nostre case, quasi certamente, quando eravamo bambini o ancor oggi, ci siamo divertiti intrecciando rami d’abete e cercando di far stare in equilibrio, impresa non facile, le quattro candele. Forse però non sappiamo dove e come tutto questo è nato… La tradizione della corona d’Avvento è relativamente recente: nacque a metà dell’Ottocento nell’Europa del Nord, conoscendo subito una rapida diffusione in tutto il continente. Nella sua luminosa semplicità, la corona dell’Avvento permetteva anche a quanti non sapevano leggere, ed allora erano moltissimi, di rallegrarsi per l’approssimarsi del Natale, simboleggiato dall’accendersi, l’una dopo l’altra, delle quattro candele, di domenica in domenica.

Inizialmente le candele erano molto più numerose, una per ogni giorno dell’Avvento! Poi si ridussero a cinque, cioè quattro più una al centro, per poi assumere la forma consueta che noi tutti oggi conosciamo. La tradizione ci consegna un significato particolare per ognuna di queste quattro luci. La prima candela, detta dei profeti, richiama le profezie sulla venuta di Gesù. La seconda, detta di Betlemme, ricorda la città in cui nacque il Salvatore. La terza, detta dei pastori, ricorda i primi che videro ed adorarono il Signore. La quarta infine, detta degli angeli, fa memoria dei primi annunciatori della gioia del Natale.

ALBERO E PRESEPE

La tradizione ci consegna due altri simboli che, durante il cammino dell’Avvento, ci ricordano il Natale ormai alle porte: l’albero di Natale ed il presepe. Sono realtà molto diffuse e popolari, assai diverse tra loro, con una storia molto interessante da scoprire. L’albero di Natale, grande o piccolo, naturale o artificiale, posto all’interno o all’esterno delle nostre case, spesso addobbato il giorno dell’Immacolata, è una tradizione antichissima, ora diffusa in ogni parte del mondo. Nata in Europa del Nord già in contesto pagano, l’usanza di preparare l’albero di Natale fu progressivamente assunta dai cristiani, mutando radicalmente il suo significato: RIGA, TALLIN e Brema si contendono ad oggi l’onore del primo albero di Natale, tradizione che fu introdotta in Italia dalla regina Margherita di Savoia nel secondo Ottocento.

Da offerta alle divinità pagane della vita, l’albero di Natale è diventato simbolo che ricorda l’albero della Vita di cui ci parla la Genesi ed in particolar modo il legno della Croce, fonte di speranza e di salvezza per il mondo. Tradizione di genuina origine cristiana è invece quella del presepe, ricostruzione della Natività di Gesù, ospitata nelle nostre chiese e nelle nostre case. Il nome deriva dal latino praesaepe, che significa luogo chiuso da un recinto, ovvero greppia, mangiatoia, recinto in cui erano custoditi ovini e caprini. In un praesaepe nacque Gesù, come ci narrano i Vangeli. La tradizione del presepe fiorì in Italia. Fu san Francesco d’Assisi a realizzare per la prima volta a Greccio nel 1223 il primo presepe vivente. Scolpito o dipinto, nelle cattedrali o nei palazzi dei nobili, il presepe ebbe grandissima e crescente diffusione lungo i secoli, trovando accoglienza, nelle forme più varie e fantasiose, nelle case e nel cuore della gente. Il presepe ci invita a ravvivare, nella sua semplice bellezza, la meraviglia davanti all’umiltà di Dio che si fa uomo per noi nella grotta di Betlemme.

GIOVANNI IL BATTISTA

Quella di Giovanni il Battista, ovvero il battezzatore, è figura che la liturgia ci propone a più riprese nel periodo dell’Avvento. Giovanni Battista diventa per così dire un compagno di viaggio, una guida esperta e sicura nel prepararci ad accogliere il Signore che viene. Figlio di Elisabetta e del sacerdote Zaccaria, Giovanni è legato da stretta parentela a Gesù, Maria è cugina di Elisabetta, e nasce sei mesi prima del Salvatore. I Vangeli sono concordi nel presentarci Giovanni come figura austera e ardente, l’ultimo ed il più grande dei profeti, l’annunciatore ed il messaggero della venuta di Gesù.

Nella sua predicazione Giovanni, vivendo nel deserto e lungo le rive del fiume Giordano, rivolge ai suoi contemporanei un deciso impulso a cambiare vita, ad accogliere un battesimo di conversione, a preparare il cuore per la venuta del Messia, che Giovanni indicherà prontamente ai suoi discepoli. Giovanni muore come martire a causa della propria predicazione, avendo rimproverato pubblicamente il re Erode che conviveva con la cognata Erodiade. Il Battista in questo tempo di Avvento ci indica con decisione Gesù che viene, meta e traguardo del nostro cammino. Ci invita a preparare il cuore per accogliere il Signore, ci insegna a diventare anche noi banditori appassionati del Suo Avvento, senza temere il sacrificio e la fatica.

L’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Nel tempo dell’Avvento è incastonata una perla di particolare valore. E’ l’8 dicembre, festa dellImmacolata Concezione di Maria. Ricorrenza certamente conosciutissima, attesissima per il giorno di vacanza che regala agli studenti. Forse non tutti però conosciamo il vero significato di questa festa. Cosa significa “Immacolata Concezione di Maria”? Molti pensano che questa festa celebri il concepimento senza peccato, appunto immacolato, di Gesù nel grembo della Vergine Maria. Attenzione!! Le cose non stanno proprio così…

L’8 dicembre si celebra invece il concepimento immacolato, ovvero senza alcun’ombra di peccato originale, della stessa Vergine Maria. Eletta per diventare la madre di Dio attraverso il suo libero si all’annuncio dell’angelo, Maria riceve questa Grazia straordinaria fin dal suo concepimento, l’essere preservata da ogni contagio e macchia di peccato. Questa Verità, tramandata dalla Chiesa fin dalle sue prime origini, è stata proclamata solennemente l’8 dicembre 1854 dal beato Pio IX. Questa festa, che ci fa sentire in modo particolare il dono della vicinanza materna di Maria, era una ricorrenza oltremodo cara a don Bosco.

L’8 dicembre 1841, da un’Ave Maria detta con fede e retta intenzione, nacque l’oratorio; l’8 dicembre 1844 fu benedetta la prima cappella dell’oratorio al rifugio della marchesa Barolo; l’8 dicembre 1847 fu inaugurato il secondo oratorio a Porta Nuova; l’8 dicembre 1854 Domenico Savio si consacrò a Maria Immacolata a Valdocco; l’8 dicembre 1859 don Bosco diede l’annuncio che l’indomani avrebbe tenuto una particolare riunione, da cui poi sarebbe nata la Congregazione Salesiana. Festa dunque grande all’oratorio di don Bosco, festa grande in ogni cuore ed in ogni casa salesiana. Festa che ci invita a diventare, come i membri della Compagnia dell’Immacolata fondata da Domenico Savio, apostoli della Gioia di Dio nel quotidiano, consapevoli della bellezza e del fascino del bene, della bruttezza e doppiezza del male, male che sfigura e che non va certo sperimentato “per prova”, ma va combattuto ed evitato con ogni mezzo!

NOVENA DI NATALE

Ogni buon ciclista sa e ci insegna che spesso le gare più importanti si decidono negli ultimi chilometri o addirittura negli ultimi metri. Si spalanca davanti l’ultimo rettilineo, i piedi premono sui pedali, parte l’ultima volata, l’ultimo sprint in cui bisogna dare tutto: sono i metri decisivi, che decideranno chi taglierà per primo il traguardo. Anche il cammino dell’Avvento, avvicinandosi progressivamente il Natale, si fa sempre più intenso e coinvolgente, attento a non perdere tempo, a non sprecare energie. All’interno del periodo dell’Avvento, la Chiesa ci offre e ci propone una sottolineatura particolare, evidenziando i nove giorni che precedono immediatamente il Natale. E’ questa la Novena di Natale! Un tempo particolarmente intenso di preghiera, silenzio e meditazione per prepararci a riconoscere la venuta ormai imminente del Salvatore. In particolare la liturgia in questa novena ci permette e ci invita a ripercorrere le profezie dell’Antico Testamento in cui si preannuncia, a partire dai tempi più lontani, la venuta sempre più imminente del Messia. E’ questo un cammino di luce e di speranza che, passo dopo passo, ci permette di far memoria delle Promesse Antiche e di riconoscere la Fedeltà di Dio che si fa uomo per noi. Dio non tradisce!

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Al termine di questa nostra breve cavalcata alla scoperta dell’Avvento, alcune parole luminose possono essere per noi un faro ed una guida nel vivere questo tempo di Grazia ormai imminente. Avvento è in primo luogo attesa, riscoprire la bellezza del desiderare e dell’attendere, del non “tutto e subito”, del riconoscersi bisognosi di ricevere un dono. Avvento è preparazione, gustare un cammino che procede passo passo, una gioia che nasce da piccole scelte concrete di bene, dalla fatica che costa il cambiare, dal far si che Chi arriva non ci trovi distratti, impegnati in altro o altrove, ma possa trovare accoglienza nel nostro cuore.

Avvento è riconoscere, fare attenzione, imparare a leggere la trama del nostro quotidiano, scoprendo con stupore che è in questo quotidiano che il Signore viene, ci visita e decide di abitare con noi. Avvento è ringraziare, riconoscere con gioia di non essere il tutto e di non avere già tutto, meravigliarsi per il dono sempre nuovo di Dio che per dirci il Suo Amore sceglie di farsi uomo, di nascere nella grotta di Betlemme.

Fonte. DonBoscoland

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