Il gruppo, che collabora da anni con la Pastorale giovanile diocesana, ha realizzato il brano che accompagnerà celebrazioni, eventi e catechesi della prossima Giornata mondiale in Polonia. Un’esperienza artistica, ma anche un cammino di spiritualità. Perché si prega cantando e viceversa.
“Beato è il cuore che perdona, misericordia riceverà da Dio in cielo”: il refrain dell’inno ufficiale della Gmg2016 si lascia canticchiare, è orecchiabile e coinvolgente. Sono già numerose le parrocchie che lo hanno inserito tra i canti della messa domenicale e i gruppi giovanili che lo intonano preparandosi alla trasferta di Cracovia, a fine luglio. La versione originale è, naturalmente, in polacco e porta la firma di Jakub Blycharz, compositore e autore del motivo che accompagnerà la prossima Giornata mondiale della gioventù. Il musicista, ispirato da una pagina del Deuteronomio, racconta: “Ho preso in mano la chitarra e il ritornello era pronto in poco tempo”. Ora ne esistono varie versioni linguistiche e quella italiana si deve al coro della Pastorale giovanile di Milano “Shekinah”.
Impegno ed entusiasmo. L’adattamento italiano del testo dell’inno è di Valerio Ciprì, del Gen Rosso. Poi la palla è passata a “Shekinah”, costituito da oltre un centinaio di giovani che, “attraverso il canto e la musica, intrecciano legami, cercano ciò che dà sapore all’esistenza e raccontano i sogni che portano nel cuore”. Costituitosi come associazione nel 2008, è diretto da Filippo Bentivoglio , musicista di professione (è diplomato in chitarra classica al Conservatorio) e produttore discografico. “L’avventura di questo inno è stata fantastica e un po’ rocambolesca”, racconta al Sir. “A fine settembre dello scorso hanno ci hanno chiamati dalla Pastorale giovanile di Roma chiedendoci di realizzare in una decina di giorni la versione italiana” del canto, “fornendoci la base orchestrale e il testo di Blycharz”. Da lì la corsa a una “traduzione letterale, per poi passare all’adattamento, sillaba per sillaba, del testo italiano sulla base polacca”. Segue una full immersion:“I nostri ragazzi hanno studiato le rispettive voci, poi due prove e in pochi giorni ci siamo chiusi per un intero week-end in una chiesa di Saronno per la registrazione”.Bentivoglio aggiunge: “I giovani hanno compreso subito l’importanza e la responsabilità di questa sfida, hanno messo tanta passione e impegno”. Su YouTube circola il video dell’inno: “Le immagini sono state realizzate dai ragazzi stessi, coi loro telefonini, poi le abbiamo montate con la base musicale. E ora ci aspetta Cracovia”. “Shekinah” farà infatti le valigie e dal 23 al 30 luglio sarà in Polonia, per animare varie funzioni, le catechesi e la festa degli italiani. Se dovesse descrivere con poche parole questa esperienza? “Direi entusiasmo e spirito di servizio”, conclude Bentivoglio.
Un “assaggio” della Gmg. Tra le voci di “Shekinah” c’è quella di Giovanni Bianchi, 24 anni, operatore socio-sanitario che lavora con le persone disabili. È di Cantù (Como) e fa parte dell’associazione antimafie “Libera”, fondata da don Ciotti. “Io non ho svolto studi musicali – racconta – ma mi piace cantare e lo faccio anche nel coro parrocchiale. Con i ragazzi di Shekinah si sperimenta un cammino di fede mentre si impara a cantare per porsi poi al servizio della liturgia e dell’animazione mediante la musica”. E ora date voce all’inno della Gmg… “È stato emozionante. Il poco tempo che ci è stato concesso e la frenesia per realizzarlo ci hanno dato una forza speciale”. Avete avuto un “antipasto” del clima della Gmg nel registrare l’inno? “Credo proprio di sì, è stato come un assaggio di Cracovia”.In una parola questa esperienza? “Direi ‘speranza’. L’inno trasmette una grande speranza in un mondo dove tante volte si fatica a intravvederla”.
Il testo e il suo messaggio. Anche Stefania Rotondi, 26 anni, maestra elementare di Rescaldina (Milano), impegnata in Azione cattolica, racconta con gioia l’incontro con il coro, nel 2012: “Li avevo sentiti cantare alla Gmg di Madrid, erano stati bravissimi”. Stefania fa parte del coro dei giovani del suo decanato.“Ho conosciuto e apprezzato la serietà e l’impegno con il quale questi nuovi amici cantano pregando, e viceversa. Ciò trasmette passione per il servizio che poi si svolge per la diocesi”.Nel giugno 2015 Rotondi partecipa alla registrazione del nuovo cd di Shekinah: quindi, a settembre, la notizia da Roma. “Erano giorni intensi, tra la ripresa dell’anno scolastico, la festa dell’oratorio…”. Ma per le cose importanti tempo e vitalità si trovano, eccome. “Mi sono messa seriamente a studiare la parte assegnatami e infine è arrivata l’incisione del brano. Mentre cantavo riflettevo sulle intense parole del testo e il messaggio che esse esprimono. Lì ho trovato tanta energia, anche perché cantare insieme dà la carica”. Un termine per definire questa opportunità? “Direi che è stata soprattutto un’esperienza contagiosa”, fondata su più elementi: la musica, l’amicizia, il cammino di fede.
Dimensione internazionale. “C’è un’immagine che rappresenta bene Shekinah, ed è quella dell’iconografo, il quale, realizzando la sua opera, prega. Lo stesso accade per il nostro coro: attraverso il linguaggio della musica si prega e si vive un’esperienza di fede”. Don Bortolo Uberti è l’assistente spirituale del gruppo. Un “punto di riferimento”, come lo descrivono molti ragazzi e lo stesso direttore. La registrazione dell’inno della Gmg è stata, gli chiediamo, un’ulteriore occasione di incontro e di crescita? “E di servizio – aggiunge il sacerdote –. Collaboriamo infatti con la Pastorale giovanile diocesana, animando funzioni e momenti di preghiera e questo inno si pone in quella direzione”. Fra l’altro “Shekinah” ha una dimensione internazionale, di apertura (“come quella respirata in vista della Gmg”): don Bortolo racconta il pellegrinaggio di due anni fa in Terra Santa con concerti presso il Notre Dame Jerusalem Center di Gerusalemme e il Caritas Baby Hospital di Betlemme, e quello dello scorso anno in Albania:“Si incontrano altre comunità e i giovani instaurano legami che arricchiscono e poi rimangono nel tempo”.
Redazione Papaboys (Fonte agensir.it/Gianni Borsa)
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