Oggi la Chiesa, sull’esempio del Maestro Cristo Gesù, è chiamata a rispondere in maniera urgente alle tante emergenze sociali e umane che affliggono la nostra società… La comunità cristiana come ha ricordato recentemente Papa Francesco, si sente “ospedale da campo”? Come dice Papa Francesco, la comunità si sente “ospedale da campo”. Probabilmente in Italia ci siamo poco sentiti “ospedale da campo”… La crisi e le difficoltà che stanno travolgendo e sconvolgendo il tessuto sociale -soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia-, ci stanno quasi costringendo – e il Papa ci sta trascinando con grande forza verso questa meta-, a vivere e a porci come un vero e proprio “ospedale da campo”. Il numero crescente dei poveri che bussano alla porta, i tanti giovani disoccupati, i punti di riferimento della società in rapidissima trasformazione, creano un inevitabile disorientamento; fanno sì che davvero operiamo quasi come un “ospedale da campo” che soccorre e accoglie chi combatte tra la morte e la vita.
Le organizzazioni malavitose come la mafia, la camorra, la sacra corona unita, non vogliono come nel passato attirare l’attenzione dell’opinione pubblica. Preferiscono rimanere nell’ombra, per continuare indisturbati a gestire i loro interessi a danno dei cittadini. Vuole ricordare a tutti l’incompatibilità tra Vangelo e gruppi mafiosi? Ho già parlato sull’incompatibilità tra Vangelo e gruppi malavitosi. Torno volentieri a sottolineare con forza questa incompatibilità. Tutte le organizzazioni malavitose -e soprattutto quelle a carattere mafioso-, sono un vero e proprio sistema perverso. Mettono al primo posto il potere ad ogni costo. Non guardano la dignità dell’uomo. Come stile di vita usano la violenza, l’uccisione, la menzogna, l’inganno, i tradimenti. L’unità di misura non è il diritto e la ragione. E’ soltanto quello che pensa il più forte. Perché gli interessi e gli scopi che vuole raggiungere si ottengono solitamente con il ricatto e l’omicidio. Tutto ciò è radicalmente antiumano, anticristiano. Dunque, non è solo incompatibile con il Vangelo, ma è antitetico nei confronti della società fondata sul diritto, sulla ragione, sulla giustizia, sui principi della sana moralità.
Perché la religiosità è usata per legittimare l’azione mafiosa? Talvolta la religiosità è usata per secondi fini da alcuni appartenenti alle associazioni mafiose. In parte, per una sorta di “credo” e di radicamento culturale. Infatti, la maggior parte di queste persone “mafiose” -soprattutto lungo tutto il novecento-, provengono da regioni dove la cultura cristiana è stata dominante. Dunque, anche loro sono stati educati “dentro” il cristianesimo, che naturalmente hanno stirato e modellato secondo i propri ideali e stili di vita, storpiandolo a modo loro. Perciò, da una parte sono dentro una mentalità Cristiana, e la usano per i loro scopi e fini, in maniera inconsapevole. Dall’altra se ne servono consapevolmente per apparire o per legittimare un potere, un dominio, una visibilità pubblica e sociale. Ad esempio: Il momento della festa del patrono è un grande momento di visibilità. Rappresenta un’occasione in cui viene esercitato un certo potere da parte di alcune personalità. Se il mafioso “entra” nell’organizzazione e nella realizzazione della festa del patrono, o di cose simili, fa parte di quella “strategia” volta ad accrescere il potere sociale dinanzi a quelli che festeggiano. Da questo punto di vista c’è stata una vera e propria strumentalizzazione.
Abbiamo assistito nei mesi scorsi alla beatificazione di don Giuseppe Puglisi, sacerdote palermitano ucciso dalla mafia. Si è presentata così una Chiesa fedele a Dio e agli uomini senza compromessi con i poteri del mondo. Qual è l’eredità lasciata alla comunità ecclesiale da don Pino? Don Pino Puglisi ha lasciato a tutti noi una grandiosa eredità. Egli ha detto in maniera limpida e trasparente che la fedeltà al Vangelo è di gran lunga superiore a qualunque altro potere terreno. 3P, via via, giorno dopo giorno, educava i giovani della sua parrocchia a uno stile di vita, comportandosi lui per primo in maniera coerente. Nella personalità di don Giuseppe è emerso un quadro coerente di fedeltà a Gesù e alla sua Parola. Da questo punto di vista è andato a cozzare contro una prepotenza mafiosa che lo ha eliminato. Il martirio subito, indica una speciale fedeltà al Vangelo ad ogni costo.
Nella diocesi di Acireale è stato emanato un decreto che vieta i funerali in Chiesa di persone legate alle associazioni mafiose…. Nella diocesi è stato emanato questo decreto che vieta i funerali in Chiesa a persone non genericamente legate alle associazioni mafiose ma che sono state giudicate in via definitiva dallo Stato per la loro l’appartenenza all’organizzazione mafiosa. Il decreto è una chiarificazione di quanto la Chiesa siciliana aveva già stabilito dal 1982, comminando la scomunica agli appartenenti alle associazioni mafiose e ai loro affiliati. Il codice di diritto Canonico esplicita il rifiuto delle esequie per alcune persone, tra le quali è chiaramente possibile classificare i soggetti mafiosi. Infatti è specificata l’aggravante della negazione del rito funebre, qualora ci siano dei peccatori pubblici che hanno avversato il Vangelo -come nel nostro caso-, rendendosi autori di gravi delitti pubblicamente conclamati.
Anche in altre Chiese in Italia sembra esserci un’attenzione maggiore verso questo grosso tumore della vita sociale. Ultimamente diversi sacerdoti sono stati coinvolti in attentati a scopo intimidatorio. Quale è il significato evangelico di questi avvertimenti? Non è solo la Sicilia o il meridione d’Italia a essere coinvolto nella questione mafiosa, ma anche altre regioni sono colpite dallo stesso problema. Ho la certezza che diverse comunità cristiane e chiese -e quindi tanti sacerdoti e religiosi-, prendono sempre più consapevolezza dell’incompatibilità tra le associazioni delinquenziali e la vita vissuta secondo gli insegnamenti del Vangelo. Ciò permette resistenza, opposizione, e comunque una non accettazione dei metodi proposti dalla malavita. Lo stile proposto ha fatto confliggere l’opera di don Pino Puglisi con gli interessi mafiosi. Tutto ciò va a urtare contro particolari mire. Accade che alcuni sacerdoti, laici, imprenditori sono minacciati con avvertimenti di violenze o cose simili. Dal punto di vista evangelico, ovviamente il cristiano vivendo nelle condizioni descritte trova dentro di sé il coraggio della fedeltà a Gesù, accompagnato dal sostegno della comunità cristiana. Il credente, quando trova il coraggio in Cristo, va avanti fino in fondo e coerentemente nella lotta contro il male.
Don Puglisi era formatore di coscienze. Ritiene necessario potenziare questo aspetto nella vita ecclesiale? La vita esemplare è la più importante, in quanto è la prima a formare le coscienze. Perché la coscienza è punto di riferimento imprescindibile dell’agire umano e cristiano. Non è male che se ne parli tenendo catechesi, incontri, seminari, omelie -se è necessario e quando è opportuno-. Possono essere altrettanto significative nell’ambito della formazione al bene iniziative che esplicitino meglio il valore della testimonianza.
Eccellenza, a nome dei lettori e della Redazione Papaboys, la ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato. Vuole lanciare a tutti gli uomini di buona volontà un ulteriore appello di Resurrezione e di pace? Ringrazio voi della Redazione dei Papaboys per l’intervista. Sono molto contento del vostro lavoro! Andiamo verso la Pasqua! Vorrei augurare a tutti i Papaboys e a quelli che vi seguono, una Pasqua di riconciliazione. Siamo forse un po’ tutti arrabbiati e poco riconciliati a causa delle ristrettezze odierne. Esse ci costringono a mutare mentalità, abitudini, a fare un passo indietro e ad accontentarci del meno. Talvolta siamo recalcitranti e non pronti. Vorrei che ci riconciliassimo di più con la vita concreta. Desidero che entrassimo di più -in vista della Pasqua-, anche nelle difficoltà, per prenderle quale sfida per maturare e crescere. Non esistono condizioni migliori di altre per seguire il Vangelo, il quale deve essere seguito in ogni situazione concreta della vita. Milioni e milioni di persone lo accolgono in condizioni economico-sociali molto peggiori delle nostre. Noi siamo chiamati a fare uno scatto in avanti, un guizzo, affinché anche con la forza della fede possiamo rilanciare questo nostro Paese. Auguri di buona Pasqua a tutti voi! a cura di don Salvatore Lazzara*
* Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Antonino Raspanti è nato ad Alcamo, in provincia e diocesi di Trapani, il 20 giugno 1959. Dopo gli studi liceali, è entrato nel Seminario diocesano, frequentando quello arcidiocesano di Palermo, conseguendo il Baccellierato in Teologia presso la Facoltà Teologica di Sicilia nel 1982. Ha poi completato gli studi accademici presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, con il Dottorato in Teologia nel 1990. Ha ricevuto il diaconato il 6 marzo 1982 ed è stato ordinato presbitero il 7 settembre 1982, nella Chiesa Madre di Alcamo, da S.E. Mons. Emanuele Romano. Il 26 luglio del 2011 è stato nominato dal Papa Benedetto XVI vescovo eletto della diocesi di Acireale e il giorno 1 Ottobre, ricevendo l’Ordinazione Episcopale nella basilica cattedrale, ha preso possesso della diocesi.
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Ho conosciuto S.E.Reverendissima Mons.Antonino Raspanti solo per via telematica, salvo una sola volta di presenza , ma per pochissimo,nella Sacrestia della Basilica di N.S. Madonna della Catena in Castiglione di Sicilia.
Ne ho fortemente apprezzata le qualità, anzi ne apprezzo quasi giornalmente in quanto in contatto e soprattutto per le Sue qualità di vero Sacerdote ( cosa che in questi tempi, purtroppo, è raro)e coraggio per essere contro i malavitosi.
Con immensa stima
previtefelice@alice.it