Come spiega tanta ostilità nei confronti dell’Italia in generale, e in particolare verso due militari impegnati nella campagna internazionale contro la pirateria? Le autorità indiane stanno strumentalizzando in maniera bieca la vicenda per meri scopi politici ed elettorali. Fino all’udienza di lunedì 24 febbraio abbiamo temuto perfino che fosse applicata al caso la legge antiterrorismo, “Sua Act”. Una posizione inaccettabile per l’Italia e che avrebbe creato un pericoloso precedente mettendo a rischio i diritti e le garanzie internazionali degli operatori umanitari e militari. La decisione da parte del Governo indiano di abbandonare questa assurda ipotesi è stata comunque scontata e tardiva ed è assurda l’idea avanzata di lasciare alla Nia, l’unità antiterrorismo, la presentazione dei capi d’accusa.
Quali sono le responsabilità politiche italiane nella vicenda? All’inizio della vicenda da parte del Governo Monti sono stati commessi degli errori, primo fra tutti il non aver chiesto l’immediato sostegno della comunità internazionale perché quando sono in gioco i principi consuetudinari del diritto internazionale ma soprattutto il rispetto dei diritti umani fondamentali, la vicenda non può essere ridotta ad una mera questione bilaterale tra due Stati.
Quali sono le iniziative politiche a sostegno dei marò? Sicuramente il richiamo per consultazioni dell’Ambasciatore italiano a New Delhi è stato un segnale importante. Inoltre finalmente si sta facendo quadrato ed è arrivato il sostegno della Commissione europea, della Nato e dalle Nazioni Unite, supporto fondamentale.
La diplomazia in queste ore, è impegnata a dare soluzioni. All’orizzonte si intravede confusione. I continui rinvii, sembrano quasi attacchi mediatici e politici contro la sovranità dell’Italia. Può chiarire ai lettori, il ruolo delle due diplomazie (Italiana e indiana), nella vicenda? Il diritto internazionale parlo chiaro, in alto mare si applica sempre alle navi e al personale militare a bordo la giurisdizione nazionale dello Stato di bandiera. L’India sta violando gli obblighi di diritto internazionale consuetudinario e pattizio, in particolare il principio dell’immunità dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero e le regole della Convenzione ONU sul Diritto del Mare (UNCLOS) del 1982. Nonostante l’Italia abbia a lungo promosso un dialogo con le autorità indiane per la ricerca di una soluzione diplomatica del caso, questa vicenda continua ad essere contrassegnata da azioni da parte dell´India non in linea con le consuetudini o le prassi giuridiche applicabili. Da due anni assistiamo solo a continui rinvii, un comportamento indegno di uno stato di diritto con istituzioni e tribunali che si rimpallano vergognosamente le proprie responsabilità. Un Paese che si sta dimostrando del tutto inaffidabile.
In Italia le famiglie attendono fiduciose il ritorno dei loro cari. Possiamo dare loro qualche segno di speranza? Noi continueremo a mobilitarci fin quando non vi sarà il rimpatrio dei nostri marò, possono starne certe.
Onorevole, la ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato. A conclusione dell’intervista, vuole fare un ulteriore appello per la liberazione dei marò? Bisogna continuare a sostenere con forza l’azione del Governo italiano ed è fondamentale che tutta la comunità internazionale faccia sentire la propria voce perché come ribadito anche dall’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri Ashton la questione rischia di avere un impatto negativo sugli sforzi profusi nella lotta alla pirateria. Non mi stancherò mai di ripeterlo che qui stiamo parlando dei diritti fondamentali di due cittadini italiani, di due cittadini europei che stavano compiendo il loro dovere. Grazie!* a cura di don Salvatore Lazzara
*Roberta Angelilli, europarlamentare dal 1994. Vicepresidente del Parlamento europeo dal 2009, con delega ai diritti dei minori. Dal 2012 membro del Gruppo di Alto Livello sulla Politica di Informazione e Comunicazione e Presidente del Gruppo di Alto livello sull´Uguaglianza di Genere e la Diversità del Parlamento europeo. Dal 2009 Mediatore europeo del Parlamento europeo per i casi di sottrazione internazionale di minori.
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