TESTIMONIANZE DI FEDE – Gatto Panceri ha debuttato al Festival di Sanremo nel 1986 con il brano “Scherzi della vita”. E’ chitarrista e cantautore e scrive i testi delle sue musiche e dei suoi brani.
Uno dei suoi brani dal titolo “Canterò per te” è stato inserito in uno degli album di Mina. Gatto Panceri, ha scritto molte canzoni ad artisti affermati come Giorgia e Andrea Bocelli, il famoso brano “Vivo per lei”. Ha scritto anche per Riccardo Fogli, Fausto Leali, Dennis Fantina e molti altri. Nel 1999, lo rivediamo nuovamente al Festival di Sanremo con il brano “Dove dov’è”. Per Panceri si sono susseguite moltissime soddisfazioni artistiche fino ad arrivare al 2013 con l’uscita del nuovo album “Vieni a vivere”.
A maggio del 2014 è uscito il suo nuovo album in cui il cantante ha interpretato dei brani rivolti a diversi temi sul sociale.
Nel 2001, esattamente il 21 ottobre, canti il brano “L’amore va oltre” invitato da Papa Wojtyla. Che emozione hai provato a cantare per un futuro Santo?
E’ stata un emozione unica. Quel pomeriggio, erano circa le ore 17:00 ero davanti Papa Wojtyla e per me fu una cosa unica e irripetibile. Un grande regalo che Dio mi ha concesso. Portai una canzone che avevo cantato a Sanremo nel 1992, che parlava di un handicappato che dopo un incidente stradale rimane su una carrozzina ma allo stesso tempo insegna a tutti che la vita è importante. Non so come il Papa abbia sentito questa canzone, ma so che Papa Wojtyla è stato sempre attento alla musica e di questo ne danno prova tutte le giornate mondiali della Gioventù che sono state istituite nel momento in cui lui era Pontefice.
Diciamo che al Papa, non era sfuggita questa mia canzone e così dopo averla cantata a Sanremo, nei concerti e nei teatri, cantarla a Piazza San Pietro per me è stata una cosa molto emozionante che rimane nel mio cuore per sempre come uno dei momenti più belli della mia carriera.
Più passa il tempo e più capiamo il valore di questo grande Papa, ed è giusta questa sua santificazione e per me questo ricordo diventa più importante.
Sei stato protagonista della Nazionale Cantanti con delle partite di beneficenza. Hai anche lavorato con il “Movimento per la vita”. Ci racconti quest’esperienza sul sociale?
Il sociale non è solo guardare il telegiornale ed informarsi su quello che accade, ma il sociale vuol dire parteciparvi. Per quando riguarda l’aspetto individualista di un essere umano, bisogna dare anche uno sguardo al sociale. Chiaramente il massimo del sociale è fare i missionari però non tutti hanno questa vocazione e non tutti vogliono immolare la propria vita e dedicarsi completamente agli altri.
Ognuno di noi, nel nostro piccolo può fare qualcosa. E’ chiaro che se tu sei un cantante che ha una certa popolarità e ti metti insieme ad altri cantanti che magari sono più popolari di te come Morandi, Ramazzotti e tutti quelli che hanno aderito alla Nazionale Cantanti, in qualche modo puoi raccogliere degli spettatori che a loro volta, nel loro piccolo, pagano il biglietto per vederti giocare a calcio e così si è concretizzata un’opera di solidarietà attraverso la Nazionale Italia Cantanti che da ventidue anni devolve cifre di beneficenza molto alte, proprio grazie all’afflusso della gente che vuol vedere i propri “idoli canterini” giocare a calcio. E’ stata una grande idea iniziale di Mogol, e poi abbiamo aderito sia io che tanti altri cantanti. Siamo circa in trenta ancora adesso nella squadra, e quindi quando capita lo facciamo volentieri.
Per quando riguarda il “Movimento per la vita” è un discorso un po’ diverso, perché questo movimento si prodiga ad aiutare parecchi settori del sociale, tra cui le ragazze madri. Io sono figlio di ragazza madre perché non ho mai conosciuto il mio vero padre, e quindi mi sento particolarmente sensibile a tutte le donne che partoriscono un bambino e non hanno affianco un uomo, quindi quando posso vado a dare il mio contributo in tale movimento.
Sei stato anche a Medjugorje in pellegrinaggio. Puoi parlarci di quest’esperienza? Cos’hai provato?
Dicono che i figli di ragazze madri, sono in particolar modo protetti dalla Madonna e Lei è la figura religiosa che sento più vicina da quando sono nato. Mia madre è molto devota alla Madonna, abbiamo questa propensione a fare delle preghiere dirette a Lei e di conseguenza, Medjugorje è stato per me un richiamo, una voce che ho sentito e la voglia di andare nel luogo dove appare la Madonna, senza la pretesa di vederla apparire ma soprattutto per staccarmi col mondo materiale e consumistico. Sono andato proprio negli ultimi giorni dell’anno 2010, non ho nemmeno pensato al lavoro ( perché negli ultimi giorni dell’anno si suona spesso) infatti i miei impresari sono rimasti un po’ scioccati da questa scelta, però penso che così, forse il valore è ancora più alto ed è stata una grande e bellissima esperienza.
Una messa a Medjugorje è qualcosa di molto magico, ma non voglio dire che una messa a Milano o a Palermo non sia bella, ma lì ho sentito qualcosa di speciale. Ho conosciuto parecchie persone che hanno avuto a che fare con i veggenti, ed è stato molto bello. E’ stata una parentesi che non è stata chiusa ma si è aperta a Medjugorje donandomi un cammino verso la fede sempre in continua evoluzione. La Fede è bella quando va avanti, quando si fanno dei passi e non quando è ferma o quando è soltanto inculcata dall’educazione ma bisogna cercare di alimentarla, di esplorarla e di andare avanti e allo stesso tempo di rafforzarla.
Tu sei un artista molto vicino al mondo giovanile. Insegni musica alla Ope Music School e sei a contatto con tanti giovani. Attraverso la musica si può trasmettere Dio ai ragazzi?
Sicuramente si. La musica è considerata l’arte divina per eccellenza. A partire dal canto esprime l’anima delle persone, intesa proprio come entità di Fede. Io credo che con la musica si cerca di trasmettere dei valori, perché quando si canta una canzone si cerca di fare del bene a chi l’ascolta, di portare un conforto nell’anima altrui e di tirar fuori le proprie emozioni. Io non vedo controindicazioni per cui credo che in qualche modo i giovani che si avvicinano alla musica in modo sano, diventano più ricchi, più sensibili ed attenti a guardare dentro di sé. Credo che sia come tutte le altre forme d’arte, uno dei doni che Dio ci ha dato. Io sono contento che di tanti doni Dio mi abbia dato proprio la musica perché è una cosa che fa bene a me e mi fa mettere a contatto con le altre persone.
Tu sogni di pubblicare un libro che hai scritto e parla proprio di una tua autobiografia. Essendo figlio di ragazza madre, ti sei mai affidato alla fede per questa tua situazione familiare molto intima?
La fede credo che mi abbia aiutato tantissimo perché in qualche modo Dio mi ha sempre voluto bene come d’ altronde vuole bene a tutti. Sicuramente in questa situazione ci sono dei retro scena di dolore, ma sono stato un ragazzo che ha avuto una bella infanzia, una bella adolescenza e poi mi sono anche realizzato nel sogno che avevo. Mia madre ha 81 anni ed è ancora in buona salute e ringrazio Dio per questo e per la mia storia che accetto così com’è.
Questo libro che ho scritto, essendo un autobiografia, ci sono giorni che lo pubblicherei e giorni che invece non vorrei pubblicarlo perché mettere in piazza tutto non è proprio facile. Penso comunque che prima o poi arriverà il momento in cui mi sentirò pronto per pubblicarlo.
Il libro si chiama “Vita da Gatto” ho usato il mio nome d’arte ed è un libro che sicuramente interesserà il pubblico non soltanto di coloro che mi seguono musicalmente ma anche gli altri.
Probabilmente quando sarà pubblico, devolverò i proventi del libro a qualche associazione.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
La realizzazione del mio undicesimo album cheè uscito a maggio, poi ci sarà una tournèe che anticiperà quella estiva, e anche per questo mi sento di ringraziare Dio che mi da la forza, la voce e l’entusiasmo per andare avanti anche in un momento di crisi come questo, anche nel settore musicale perché quando fai un disco sai di certo che quasi al 90% non rientrerai nelle spese ma se ami la musica lo fai lo stesso.
Intervista di Rita Sberna
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