Don Giambo, cos’è successo?
Quando sono arrivato in questo paese per la prima volta cioè 4 anni fa, ho trovato un paese pauroso ed assente, la gente non aveva fiducia e non si apriva. Per 3- 4 mesi, mi sono ritrovato da solo in Chiesa a celebrare la Messa; non si affacciava nessuno e non c’era nessuna persona che mi guardasse. Successivamente ho scoperto che il problema era che il paese era perseguitato dalla camorra.
La gente veniva neutralizzata nella propria libertà e nella propria coscienza. Ho dovuto operare con loro, difendere la libertà di questo paese, la dignità di queste persone, le quali hanno avuto fiducia e si sono riaccese le speranze nel cuore di questa gente ed hanno cominciato seriamente a mettersi in prima linea anche loro.
Purtroppo poi la camorra, non solo mi ha incendiato la macchina, ma ho avuto anche minacce, inseguimenti ed attentati.
Non mi sono mai arreso perché con il paese di Bonea ho voluto vivere il Vangelo di Cristo, il Vangelo della luce, il Vangelo della giustizia, il Vangelo dell’amore e della verità.
Mi sono messo in prima linea con le loro coscienze perché ho voluto difendere la loro dignità di figli di Dio e soprattutto ci tenevo a farli sentire, famiglie nella chiesa che era ciò che mancava a questo territorio. Non c’era il senso della famiglia intesa come parrocchia.
Secondo lei, è stato perseguitato dalla camorra perché non è sceso a compromessi?
Esattamente. Non sono mai sceso a nessun tipo di compromesso, mi hanno anche offerto del denaro che non ho mai accettato. Sono fiero di essere stato in questo paese e ne sento la mancanza, però ho amato e continuo ad amare questa terra.
Di certo la camorra continua, ha i suoi strumenti ed è ben organizzata e purtroppo viene anche appoggiata da certe istituzioni che dovrebbero rappresentare la legge, la giustizia, la fedeltà e la coscienza soprattutto.
Non ho avuto l’appoggio politico nei miei confronti durante questi 4 anni, e non ho avuto nemmeno solidarietà dagli enti proposti. L’unica solidarietà che ho avuto è arrivata dalla gente comune, dalla gente che crede di andare avanti sempre in questa luce di speranza.
Come penetra la camorra nel tessuto sociale delle parrocchie in Campania?
La camorra usa vari sistemi; il primo sistema è quello di farsi amici i sacerdoti, nel senso che fa anche delle offerte nelle chiese e gestiscono le feste patronali con le donazioni. In questa maniera, la camorra compra il silenzio di alcuni sacerdoti.
La cosa incoraggiante è che non tutti i sacerdoti cadono in questo giro vizioso, però questo è il primo passo che fa la camorra.
Perché secondo voi compra il sacerdote? Perché il sacerdote rappresenta un punto di riferimento per la giustizia. I sacerdoti sono il bersaglio, perché hanno il potere di rappresentare un intera comunità.
Lei si è sempre battuto per la legalità anche durante le sue omelie. La Chiesa, come potrebbe alzare di più la voce contro la camorra?
La Chiesa combatte molto bene la camorra perché trasmette ancora il messaggio di Cristo e fin quando la Chiesa e tutti i sacerdoti opereranno portando il messaggio di Cristo, con la verità, con l’amore e con la giustizia, si riuscirà a sconfiggere la camorra. In certe terre non è facile sconfiggerla perché c’è la paura del ricatto, come lo è per il mio paese . Vi faccio un esempio: c’è gente che ha perso il lavoro soltanto perché veniva in Chiesa ad ascoltare la parola di Dio come per esempio è stato per il gruppo giovani; i ragazzi sono stati minacciati che se continuavano a frequentare la parrocchia avrebbero perso il lavoro.
Ribadisco che c’è una Chiesa viva, una Chiesa che ha il coraggio di lottare ma una Chiesa che lotta soprattutto con il vangelo di Cristo, con la parola di Dio. Solo con la parola di Dio si possono riaprire le coscienze, ma il pensiero umano se non è accompagnato dalla luce di Dio, non riuscirà mai a sconfiggere il male.
Con la preghiera si può combattere anche l’omertà e la camorra?
Certamente, la preghiera è uno strumento indispensabile, noi nella preghiera invochiamo l’autore della verità cioè Dio Padre che è il Dio della giustizia e della verità.
La preghiera è l’arma più forte. L’omertà ed il silenzio, sono collegati fra di loro e rappresentano purtroppo le tenebre.
L’omertà ed il silenzio, non sono espressioni di una luce ma sono espressioni del buio, della notte che non fa camminare le persone.
C’è tanta gente che ha il desiderio di cambiare e di costruire, gente che si ribella non con la violenza ma con il grido della verità.
Lei rappresenta la Chiesa che combatte la camorra senza aver paura. Cosa possiamo fare tutti noi, per sconfiggere questa atroce realtà?
Intanto testimoniare nel proprio ambiente, sono convinto che se ogni persona è accompagnata dalla buona volontà e si impegna nel suo piccolo (nella famiglia, nell’ambiente lavorativo, a scuola) in questi campi si può testimoniare per costruire.
Una testimonianza nella quotidianità, diventa un faro di luce per una civiltà d’amore. Testimoniare nelle piccolezze della vita; per esempio una mamma che si comporta santa nella propria vocazione matrimoniale, di sicuro crescerà dei figli che non andranno a braccetto con i compromessi. Oppure un lavoratore che testimonia la vocazione al lavoro, darà speranza all’onestà del lavoro.
La gente va aiutata e non va abbandonata.
Voglio fare un invito soprattutto ai Vescovi: essere Pastori significa anche saper mettersi a difesa del proprio gregge, non si può scappare davanti alle ingiustizie morali o sociali; un Pastore deve avere anche il coraggio di sapere dire NO alla criminalità e saper prendere il proprio gregge anche sulle proprie spalle.
A volte c’è la paura che impedisce di prendere il gregge e farsene carico, però c’è sempre la luce di Dio che illumina. Dio è sempre presente in quei cuori che hanno desiderio e sete di giustizia.
Vorrei salutare tutti i lettori con questa bellissima frase, detta dagli angeli, 2000 anni fa: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e Pace in terra agli uomini di buona volontà”.
Dio cerca uomini di buona volontà e con la buona volontà, riusciremo di sicuro a costruire una civiltà di amore e sapremo sconfiggere il male per sempre.
Intervista di Rita Sberna
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