Caritas et Veritas

Invoca Santa Bernadette di Lourdes nella tua vita: supplica del 13 Aprile 2022 (7° Giorno di Novena)

Novena alla veggente di Lourdes: Santa Bernadette

Recita la preghiera di novena a Santa Bernadette, la mistica di Lourdes (7° giorno, 13 aprile 2022)

CARITÀ E POVERTÀ – Bernadette, sin da bambina aiutava nella cure da prestare ai malati, nei servizi della cucina, nello stare attenta ai bambini. Visse in una famiglia profondamente povera e provata.

Il suo amore per la povertà sconcerta: la povertà era per lei la più grande ricchezza di cui disponeva. In lei non si troverà nessun fanatismo esasperato, ma una ferma decisione nell’impedire che la grazia di aver visto la Madonna potesse significare un vantaggio materiale per lei e per la sua famiglia.

PREGHIERA – Vogliamo conformare noi stessi a te, o Santa Bernadette, nel tuo amore per la povertà e per l’uomo e per diventare docili strumenti della Provvidenza per il bene del prossimo.

(Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre)

Preghiera potente alla Madonna di Lourdes

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Supplica per una grazia

Cara Santa Bernadette, scelta da Dio Onnipotente come canale delle sue grazie e benedizioni, attraverso la tua umile obbedienza alle richieste della Nostra Madre Maria, hai guadagnato per noi le acque miracolose della guarigione spirituale e fisica.

Ti imploriamo di ascoltare le nostre preghiere supplichevoli affinché possiamo essere guariti dalle nostre imperfezioni spirituali e fisiche.

LEGGI ANCHE: Preghiera ‘potente’ alla Vergine Santissima della Rivelazione da recitare oggi per chiedere una grazia

Novena alla veggente di Lourdes: Santa Bernadette

Metti le nostre suppliche nelle mani della nostra Santa Madre Maria, perché possa metterli ai piedi del suo Figlio diletto, nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, affinché Egli possa guardare a noi con misericordia e compassione:

(esporre la grazia che si chiede).

Prega per noi Santa Bernadette, affinché, come te, possiamo essere sempre obbedienti alla volontà del nostro Padre celeste. Amen.

Approfondimento / VIII APPARIZIONE

Mercoledì 24 febbraio 1858 -Mattino presto

Penitenza! Penitenza! Penitenza! – Bernadette giunse, come al solito, al sorgere del sole. Una folla di 400-500 persone l’attendeva alla grotta. Si inginocchiò e incominciò il S. Rosario.

Subito il suo volto si accese, come se riflettesse una luce divina, straordinaria. Ora sorrideva, ora pareva triste, mentre i suoi grandi occhi sembravano insaziabili di contemplare la Regina del cielo. Poi un dolore profondo parve impadronirsi del suo viso ed i suoi occhi si riempirono di lacrime. Si alzò in piedi, consegnò il suo cero ad una vicina, e lentamente a piccoli passi, avanzò verso l’interno della grotta. Poi, inginocchiatasi nuovamente, sembrò assistere ad uno spettacolo impressionante.

Di che cosa le parlava la Bella Signora? Da quanto si seppe dopo, si può pensare che la Vergine Santa le facesse passare davanti agli occhi il quadro terrificante dei peccati degli uomini e le facesse sentire l’urgenza di espiare per i peccatori.

Il primo messaggio di Lourdes. – Poi Bernadette, sempre in lacrime, si alzò e si volse verso la folla con le mani giunte sul suo Rosario. Le sue labbra mormoravano una sola parola: «Penitenza!… Penitenza!… Penitenza!…». Era la parola che le aveva suggerito la SS. Vergine, sempre in ansia nel suo cuore materno, per la salvezza eterna dei suoi figli.

La folla ricevette il messaggio con umiltà e riflessione e la parola «Penitenza! passò di bocca in bocca. Era il primo messaggio di Lourdes.

Riflessioni:Il peccato
Il peccato è una parola, un’azione, un pensiero contro la legge di Dio, calpestata ad occhi aperti.

Se in questa disobbedienza a Dio concorrono i tre elementi: materia grave, piena avvertenza e pieno consenso, si ha il peccato mortale; se manca uno solo di questi tre elementi, la disobbedienza è lieve ed il peccato si dice veniale.

«Il peccato – scrive Bernadette (lettera del 4-VIII-1876) – è la più grande disgrazia, è quello che ci attira i castighi.

Conseguenze del peccato mortale. – Il peccato mortale dà morte all’anima, donde il suo nome; la stacca dalla vera vita, che è la vita della Grazia; l’allontana da Dio, la rende sua nemica e incapace di qualsiasi azione meritevole sul piano soprannaturale. In questo senso il peccato è veramente la più grande sventura in cui un’anima, chiamata da Dio con tanta bontà alla sua amicizia, alla vita soprannaturale della Grazia, possa cadere. L’anima, volutamente, calpesta tutti questi doni, lascia tutto per un istante di piacere o di superbia, e, con la sua libertà, che è pure un dono di Dio, si apre le porte di un castigo eterno.

Coloro che commettono il peccato mortale calpestano il sangue di Gesù Redentore e rinnovano in un certo senso la causa della sua passione e della sua morte: «…crocifiggono di nuovo in se stessi il Figlio di Dio!» (Ebrei, VI-6).

Il peccato veniale dispone al peccato mortale. È un terribile tarlo che rode l’edificio della virtù a poco a poco, indebolendo l’efficienza e la prontezza della volontà a respingere gli assalti del demonio sempre in agguato.

Il peccato veniale, se non rinnova la causa della passione e morte di Gesù, impugna però lo staffile, per usare una metafora eloquente, e batte qualche colpo sulle spalle del Salvatore; prende il martello e dà alcuni colpi sui chiodi che gli trapassano le mani; conficca nel suo capo alcune delle pungenti spine.

Fuggi più che puoi il peccato mortale ed il peccato veniale deliberato. Sono la vera rovina dell’anima.

Fioretto: Nelle tue confessioni non far lunghi elenchi di mancanze veniali; fermati sui tre peccati veniali in cui cadi più frequentemente, a fine di concentrare su di essi la tua attenzione e correggertene meglio.

Giaculatoria: «Gesù e Maria, fate sì che tutta la mia consolazione in questo mondo sia di amarvi e di soffrire per i peccatori!» (Dal «Diario di Bernadette»).

CONVERSIONE DELL’EBREO ALFONSO RATISBONNE

Gli anni 1841 e 1842 segnarono per la Francia le date di due avvenimenti contrapposti: la stampa del libro blasfemo «Essenza del Cristianesimo» di Feuerbach, pietra basilare dell’ateismo, e la conversione, per diretto intervento di Maria, del giovane banchiere ebreo e libero pensatore, Alfonso Ratisbonne.

Giunto a Roma in visita turistica il 6 gennaio 1842, il banchiere di Strasburgo accettò per pura deferenza da un amico protestante convertitosi al cattolicesimo, una Medaglia Miracolosa dell’Immacolata e promise di portarla al collo. «Un portufortuna come un altro!», egli pensava nel suo cuore.

Il 20 gennaio, Alfonso e l’amico Teodoro entrano nella chiesetta di Sant’Andrea delle Fratte e mentre il primo gironzola distrattamente per le cappelle, il secondo si reca un momento in sacrestia. Quando rientra in Chiesa trova Alfonso inginocchiato nella cappella di S. Michele, come in estasi e con gli occhi pieni di lacrime di gioia.

Ha tra le mani la Medaglia Miracolosa, la bacia con affetto e ripete con riconoscenza: «L’ho vista, l’ho vista, l’ho vista!… Io che mezz’ora fa bestemmiavo ancorai Io che provavo tanto odio per la Chiesa Cattolica!… ».

Quando poté parlare, a quanti erano accorsi presso di lui, così raccontò l’accaduto: «Ero da poco nella chiesa, quando, tutto ad un tratto, mi sono sentito pervaso da un turbamento indicibile. Ho alzato gli occhi: l’edificio era sparito ai miei sguardi; una sola cappella aveva, per così dire, concentrata tutta la luce e, in quello splendore, è apparsa in piedi, grande, sfolgorante, piena di maestà e di dolcezza, la vergine Maria, così com’è sulla Medaglia… Mi ha fatto segno di inginocchiarmi… Non ha parlato, ma io ho capito tutto.!».

Alfonso Ratisbonne divenne cattolico e sacerdote (1847) nella Compagnia di Gesù. Cinque anni dopo, col permesso del Papa Pio IX, lasciò la Compagnia, si recò in Palestina e si dedicò alla conversione del suo popolo e all’assistenza dei bambini del Medio Oriente, senza alcuna distinzione di razza. Ricostruì il santuario dell’Ecce mo e morì santamente il 6 maggio 1884, ad Ain-Karim, il paese natio di S. Giovanni Battista.

Fonte: BERNADETTE E LE APPARIZIONI DI LOURDES di p. Luigi Chierotti C.M

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