Un gesto che al nunzio ha ricordato l’abbraccio ecumenico, nel 1964 a Gerusalemme, tra Paolo VI e Athenagora. “Questa invocazione – spiega – è il suo equivalente in campo politico, nel senso più alto del termine.
La speranza è che possa avere delle conseguenze positive. Il significato di questi due gesti – aggiunge – è, per usare parole di Paolo VI, dare un colpo di aratro ad un terreno indurito.
Papa Francesco ha cercato, attraverso l’invocazione di pace, di dare un colpo di aratro ad un terreno indurito che adesso dovremo innaffiare perché la semente germogli.
Il Pontefice ha aperto nuovi solchi, nuovi modi di esprimere la grande aspirazione attuale di pace”.
“In campo ecumenico – conclude mons. Lazzarotto – tante cose si sono mosse dopo quell’abbraccio a Gerusalemme. Altri hanno seguito quel gesto e per questo tracciato una strada. Speriamo che per l’invocazione ci siano tante persone di buona volontà, anche tra i politici, disposte a diventare artigiani di pace”. Di Redazione Papaboys fonte Agensir
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