Gesù risponde loro per via indiretta. Se voi volete sapere chi io sono, osservate le mie opere. Vedetele con occhi che cercano la verità e con mente che sa discernere ciò che viene da Dio e ciò che viene dall’uomo. Sono le mie opere – dice Gesù – che mi rendono testimonianza. Queste attestano che io sono da Dio, o che Dio agisce in me e per me. Sono le mie opere che attestano Dio nella mia vita.
Gesù rinvia al Padre. In fondo i Giudei non devono credere in Cristo Gesù. Sono invitati a credere in Dio, nel Padre. Mai vi potrà essere vera fede in Gesù se non è vera fede nel Padre. I Giudei credano che il Padre è in Gesù e da questa fede potranno aprirsi alla fede in Gesù. Non giungeranno certo alla professione di fede nella divinità di Gesù, ma almeno crederanno che Lui è dal Padre o che il Padre lo ha inviato. È questo l’inizio della fede. Senza questa inizio, nessuna cammino, progresso, perfezione potrà mai esistere. Manca il primo fondamento, la base per l’edificazione della vera fede.
I Giudei non credono in questa verità di Dio e di Gesù, perché non sono sue pecore. Non sono perché essi non si sono lasciati donare da Dio a Lui. Dio avrebbe voluto dare tutti i Giudei a Cristo, ma questi si sono rifiutati di ascoltare la voce del Padre che parlava loro attraverso la voce umana di Cristo Signore. Se loro invece fossero pecore di Gesù, tutto cambierebbe. Saprebbero ascoltare ogni parola di Gesù e guardare le sue opere con occhi diversi, occhi di verità, giustizia, santità, occhi capaci di attraversare il visibile e giungere fino al Dio invisibile che sempre agisce per mezzo di Gesù Signore. Occhi che vedono con un cuore che crede e ama il suo Pastore. Il vero problema dei Giudei non è Cristo Gesù. È invece il Padre, Dio. Loro non hanno una fede vera nel Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe. Se avessero una fede vera, saprebbero che il loro Dio è il Dio che oggi cammina con l’uomo e non ieri. Ieri è passato. Oggi bisogna camminare con Lui. Oggi ascoltare la sua voce. Oggi scegliere nuovamente Lui secondo la novità di verità e di carità che viene a portarci. È quanto insegna la Lettera agli Ebrei, che invita ad ascoltare oggi la voce del Signore.
In verità Mosè fu degno di fede in tutta la sua casa come servitore, per dare testimonianza di ciò che doveva essere annunciato più tardi. Cristo, invece, lo fu come figlio, posto sopra la sua casa. E la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo. Per questo, come dice lo Spirito Santo: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione, il giorno della tentazione nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova, pur avendo visto per quarant’anni le mie opere. Perciò mi disgustai di quella generazione e dissi: hanno sempre il cuore sviato. Non hanno conosciuto le mie vie. Così ho giurato nella mia ira: non entreranno nel mio riposo. Badate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura questo oggi, perché nessuno di voi si ostini, sedotto dal peccato. (Eb 3,5-13).
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