Periodicamente si torna a parlare in Italia di come regolamentare le prostituzione. Recentemente era stato il sindaco di Roma Ignazio Marino a proporre alcune zone di tolleranza per le lucciole. Idee bislacche, che non tengono conto delle reali condizioni in cui vivono e sono trattate le persone che si prostituiscono. Eppure il tema torna di tanto in tanto nelle nostre cronache, soprattutto attraverso le idee di chi propone la favola della regolamentazione dell’attività. Il ragionamento, nemmeno troppo sottinteso, è questo: poiché il fenomeno non è arginabile, regolamentiamolo in modo – almeno – da tassarlo. In Italia alcuni parlamentari hanno presentato un disegno di legge per depenalizzare lo sfruttamento. Il risultato sarebbe il via libera alle case chiuse.
L’esempio è quello tedesco che, nell’immaginario collettivo che si vuole imporre, è un paese dei balocchi dove nelle case chiuse si rispettano tutte le norme igienico sanitarie del caso e le prostitute sono delle libere professioniste che offrono prestazioni sessuali dietro fattura.
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LE TASSE NON LE PAGA NESSUNO
Va dato atto all’Espresso di aver realizzato sulla questione un’intervista che gratta via ogni ipocrisia e fa parlare chi quella situazione l’ha realmente vissuta e ha dunque tutti gli elementi per dire cosa realmente accade in questi “castelli fatati del sesso”. «E comunque rimane quell’odore disgustoso di minestrone rancido, uguale per tutti. Credo che sia l’eccitazione che li fa puzzare così». A parlare è Inge, ex prostituta tedesca, prima ermafrodito e, dopo l’operazione, donna. Ha esercitato a Berlino, arrivando a “fare la vita” per «difficoltà economiche, come tutte. La motivazione è la maggior parte delle volte finanziaria». Ma i guadagni, lamenta Inge, non sono quelli che ci si può aspettare: alla fine del mese rimane in tasca poco perché «l’affitto di una stanza in un bordello di lusso costa da 140 a 160 euro al giorno, se passi la mezzanotte, paghi il doppio, quindi, almeno 300 euro. Se hai lavorato molto bene in quelle ore, e se ce la fai, lavori con otto uomini».
Quindi si pagano le tasse? Ovviamente no. Non lo fa nessuno per due motivi: il primo è di ordine economico («per pagarti la pensione non basta quello che guadagni: come si fa a accantonare 1200 euro al mese?»). Il secondo è che nessuna vuole che sui suoi documenti appaia scritto: “professione prostituta”. «Ti resta il marchio a vita – racconta Inge -. Visto che al massimo lavori fino ai 35 anni, se ce la fai a uscire dal giro, e ti presenti in un posto di lavoro che referenze presenti? E comunque, nessun cliente vuole lasciare nome cognome e codice fiscale. A chi intesti la fattura? I clienti non vogliono lasciare generalità anche per paura di essere ricattati… o di lasciare tracce».
NON ESISTONO PROSTITUTE CHE DIVENTANO RICCHE, ESISTONO SOLO DELLE SCHIAVE
Non esistono prostitute che diventano ricche. Esistono solo delle schiave. Innanzitutto da parte dei clienti, che chiedono le prestazioni più particolare e obbrobriose (e ve le lasciamo immaginare: dagli animali in giù) e poi la concorrenza spietata tra le varie squillo che, pur di accaparrarsi clienti, arrivano a degradarsi fino all’estremo. Poi, dice Inge, ci sono i “papponi”, quelli che su questo mercato fanno i veri soldi. Le case chiuse non risolvono i problemi della tratta e delle violenze sulle prostitute, anzi. «Se si parla di una soluzione per la tratta – spiega -, con i bordelli legali la tratta non è mai stata più fiorente. Sono per la maggior parte ragazzine che vengono dai paesi dell’Est: dalla Russia, dall’Ungheria, dalla Bulgaria. Non parlano tedesco, non sanno di avere dei diritti, né vogliono che le loro famiglie sappiano. Ci sono moltissime donne rom gestite dalla mafia rom. Prima c’era un solo un proprietario, ora ne hanno due: chi le obbliga e il padrone del bordello. Prima c’erano solo papponi tedeschi e il fenomeno era più controllato. Ora sono albanesi, rumeni, ungheresi che si sparano tra loro. Dialogano così».
DEVI FINGERE DI STARE MOLTO BENE MENTRE TI FA SCHIFO TUTTO
Ci sono poi le condizioni in cui queste ragazze si trovano a vivere. E sono condizioni davvero degradanti. «Quello che succede in quelle stanze è affare tuo e del cliente. Il proprietario ti affitta solo la camera: se ti uccide un cliente ti ritrova la mattina dopo la donna delle pulizie». Per non parlare del problema della droga e dell’alcolismo. «In questi locali circola sempre moltissima droga, anche se non vuoi, per intrattenere i clienti e andare avanti con loro o bevi o ti droghi, o entrambe le cose. Oppure succede che le ragazze arrivano alla prostituzione proprio dalla droga, per pagarsela. Sono quelle che fanno di tutto e si fanno fare di tutto per pochissimi soldi. Comunque non hai molta scelta: devi reggere le prestazioni che ti chiedono e fingere di stare molto bene mentre ti fa schifo tutto. Non arriva mica Brad Pitt! E poi c’è lo schifo dell’odore da superare: quando mi prostituivo, per levarmelo di dosso, mi lavavo con la spugna dei piatti fino a farmi uscire il sangue».
Redazione Papaboys (Fonte www.bastabugie.it)
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