Siamo tutti cristiani iracheni! Per la prima volta da circa duemila anni non c’è alcun cristiano a Mosul. I cristiani iracheni, discendenti diretti degli assiro-caldei, hanno dovuto scegliere tra la morte e l’esilio dopo l’ultimatum dei fanatici dell’ISIL.
Prima di far loro scegliere tra la conversione, l’imposta, la fuga o la morte, gli islamisti hanno iniziato a marcare tutte le case dei cristiani con un ن, spesso inscritto in un cerchio.
Questo simbolo è di fatto una lettera dell’alfabeto arabo, il “nome”, che corrisponde alla “N” dell’alfabeto latino, una N per “Nasarah”, ovvero Nazareno, il termine peggiorativo con cui sono designati i cristiani nel Corano.
Una volta esiliati, tutti i loro beni sono diventati alla mercé dei “buoni credenti” che sono i jihaidisti dell’ISIL. Dietro le motivazioni religiose, la voglia di denaro e potere non è mai lontana.
Questi segni sulle case prima di espropriarle dopo averne ucciso i proprietari ricordano l’azione dei nazisti negli anni Trenta del Novecento nei confronti della comunità ebraica; quegli altri pazzi estremisti dipingevano allora stelle di David sulle vetrine.
I cristiani, ma anche i musulmani di Baghdad, si sono riuniti con striscioni con su scritto “Sono iracheno, sono cristiano”, per far reagire chi governa.
A sostegno ai cristiani iracheni perseguitati nell’indifferenza più totale, di fronte al dramma ucraino e al conflitto israelo-palestinese, i cristiani di tutto il mondo sono chiamati a mostrare questo simbolo – ن – nelle reti sociali.
Per venerdì 25 luglio è stata inoltre organizzata una giornata di preghiera e digiuno per i nostri fratelli cristiani perseguitati per la loro fede in Cristo, soprattutto in Iraq.
“Da tempo veniamo a conoscenza, giorno dopo giorno, delle persecuzioni estremamente dure che vivono i cristiani iracheni – spiegano gli organizzatori –. Questo deve farci rendere conto del fatto che essere cristiani significa, presto o tardi, partecipare alla croce di Cristo”.
I cristiani perseguitati, aggiungono, vivono tutto sulla propria carne. È necessario unirsi a loro per la preghiera e il digiuno questo venerdì.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Aleteia.org
Evangelium Vitae 3. “Ciascun uomo, proprio a motivo del mistero del Verbo di Dio che si è fatto carne (cf. Gv 1, 14), è affidato alla sollecitudine materna della Chiesa. Perciò ogni minaccia alla dignità e alla vita dell’uomo non può non ripercuotersi nel cuore stesso della Chiesa, non può non toccarla al centro della propria fede nell’incarnazione redentrice del Figlio di Dio, non può non coinvolgerla nella sua missione di annunciare il Vangelo della vita in tutto il mondo e ad ogni creatura (cf. Mc 16, 15).”
Fratelli e sorelle preghiamo per loro e per noi. Usciamo uniti dalle sacrestie per dare testimonianza alla Verità, perché l’errore a cui non si resiste è approvato e la verità che non viene difesa è oppressa.