Come è avvenuto nei mesi scorsi, continua con la stessa intensità la strage degli innocenti. Ricordate quando nei sobborghi sciiti di Baghdad sono stati ammazzati almeno 14 adolescenti ‘emo’? Ragazzi che seguivano la moda occidentale di vestiti neri, teschi e piercing, considerati adoratori del demonio dai fondamentalisti islamici sciiti. Ad alcuni hanno spaccato la testa a pietrate, ad altri hanno sparato. Il ministero dell’Interno ufficialmente nega, ma i medici degli ospedali cittadini lo hanno confermato ai media occidentali. Gli omicidi sono in odio alla cultura continuano con la stessa intensità, anzi, peggiorano. Negli ultimi mesi, non si contano più i bambini trucidati.
I terroristi
«prendono di mira tutti. Non hanno umanità» dice un fuggitivo iracheno alla Bbc. Il presidente del
la provincia di Mosul: «Chi non abbraccia la religione del califfato viene ammazzato» «Trattano i sunniti meglio degli altri perché sono anche loro sunniti. Li lasciano immediatamente, una volta pagato il prezzo del taxi per tornare a casa. Agli sciiti che non riescono a scambiare con altri prigionieri, semplicemente, tagliano le teste». Lo dice, in un video della Bbc, Hassan, un curdo, in passato rapito per sette giorni dai militanti jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante -annota un comunicato di tempi.it-.. Hassan fa parte delle 50 mila persone scappate da Tikrit, Mosul e Tal Afar, per trovare rifugio temporaneo a Sinjar, una piccola città irachena sul confine siriano. «Prendono di mira tutti. Non hanno umanità», dice alla Bbc un altro uomo scappato, insieme ai suoi figli, alle violenze dei militanti dell’Isil. Una seconda testimone, una donna sciita, spiega di avere «cinque martiri in famiglia, uccisi dall’Isil». «Mia figlia è vedova, è scappata e ha lasciato due bambini», aggiunge. L’inviato della Bbc, Quentin Sommervile, racconta che ogni angolo di Sinjar è pieno di profughi. Tutti fuggono dalle violenze degli jihadisti, che si accaniscono in particolare contro sciiti e cristiani, ma anche contro i sunniti che si oppongono ai loro dettami. «L’Isis ha compilato un database per identificare coloro che lavorano per il governo o per le forze di sicurezza», spiega Bashar Al-Kiki, presidente della provincia di Mosul.
«Chi non ripudia la propria appartenenza e non abbraccia la religione del califfato viene ammazzato. Molta di questa gente è scomparsa da Mosul». a cura di Francis Marrash