Categorie: Pax et Justitia

Iraq, i miliziani dell’Is decapitano 25 persone

Violenti scontri fra forze di sicurezza irachene e terroristi dello Stato islamico ad Albu Faraj, nell’area settentrionale di Ramadi (provincia di Anbar) in Iraq. I miliziani dell’Is hanno decapitato 25 appartenenti alla tribù Abu Faraj: lo riferisce al Arabiya. Fonti locali sostengono che i guerriglieri dello Stato islamico abbiano iniziato l’assalto contro le forze di sicurezza questa mattina, attaccando con mortai e autobomba. Da ieri le milizie dello Stato islamico stanno avanzando nella provincia di Anbar, nonostante l’esercito iracheno e le milizie delle Forze del risveglio, guidate dalle tribù sunnite fedeli a Baghdad, abbiano lanciato un’offensiva per la riconquista della zona. Secondo quanto riferisce l’inviato dell’emittente televisiva “al Jazeera”, lo Stato islamico ha occupato diverse zone a nord di Ramadi, capoluogo della provincia. In particolare i miliziani jihadisti hanno occupato le zone di al Boufaraj e Imara Afwaj, lanciando poi diversi attacchi su Ramadi dal lato nord della città.


Diecimila account sospesi perché fiancheggiatori del Califfo: il social network Twitter conferma le indiscrezioni che circolavano in rete da alcuni giorni. Si tratta della più vasta operazione anti-Isis realizzata da un social network e segue la denuncia, da parte di più Paesi, della scelta dello Stato Islamico (Isis) di adoperare Twitter per diffondere immagini, video, messaggi e minacce puntando a reclutare ovunque nuovi jihadisti.

Il numero di account Twitter riconducibili a Isis è stimato in circa 90 mila, in precedenza ne erano stati sospesi 2000 ed ora il provvedimento del 2 aprile ha investito altri 10 mila “cavalli di Troia” jihadisti. In maniera informale, Twitter ha ammesso la misura adottata, spiegando di aver accumulato la documentazione sugli “account jihadisti” grazie a denunce arrivate online, anche da singoli utenti. Resta tuttavia da vedere quali saranno le conseguenze perché è già avvenuto in passato che account di Isis sono stati sospesi e poi ricreati, aggiungendo una lettera o anche solo un numero. Celandosi in un traffico quotidiano stimato in circa 500 milioni di twitts, in molteplici idiomi. Fra gli account jihadisti più noti c’è @turjuman123 che è stato sospeso in passato ben 122 volte ma torna sempre, puntualmente, online con il numero successivo.

A cura di Redazione Papaboys fonti: Avvenire e La Stampa

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