R. – Mille famiglie hanno lasciato Mosul, dopo la pubblicazione dell’ordine dell’Isis. Sono nei villaggi cristiani della Piana di Ninive e anche nelle città curde. Il Kurdistan e la Chiesa caldea hanno aiutato un poco queste famiglie, ma finora non sono state prese misure per aiutarle o per trovare una soluzione politica per loro. La gente, dunque, ancora è nel panico. Ieri hanno sentito dei bombardamenti vicino ad un villaggio e hanno lasciato le loro case. Io ho incontrato ieri il capo del Kurdistan e, tornando a Baghdad, ho incontrato il presidente del Parlamento e tanti politici. Sto cercando, dunque, con loro, un aiuto umano, ma anche politico.
D. – Cosa possono fare le istituzioni politiche irachene e che cosa chiede lei al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite?
R. – E’ triste vedere l’indifferenza del mondo intero verso ciò che il Medio Oriente sta vivendo. Sono perseguitati perché sono cristiani Sono pacifici. Sono innocenti, dunque. E questo è il grande scandalo. Il mondo intero deve muoversi per allontanare questi atti e chiedere a coloro, che finanziano questa gente – l’Isis – di interrompere gli aiuti militari ed economici.
D. – L’Onu ha parlato appunto di crimini contro l’umanità e lei ha usato le parole durissime di “pulizia etnica”…
R. – Le parole e le condanne non bastano. Questi non capiscono! Bisogna fare pressione sui governi regionali. Noi siamo molto preoccupati anche del nostro patrimonio: ci sono chiese antiche a Mosul, dal V fino al X secolo, e queste chiese sono state bruciate, distrutte ed è tutto finito. Se esplode una nuova chiesa, ne possiamo costruire un’altra, ma questo patrimonio è storico e non lo è solo per i cristiani e per l’Iraq, ma per il mondo intero. Tutti devono agire e non solo guardare.
D. – C’è un’emergenza umanitaria. Di che cosa hanno bisogno i cristiani che sono fuggiti da Mosul?
R. – Sono stati cacciati e non hanno niente. Quelli di Isis sono entrati nelle loro case e hanno preso tutto. Non hanno un soldo! Noi, come Chiesa, diamo loro da mangiare, ma non basta, perché hanno altri bisogni. Domani ci sarà una marcia a Lione, come ha scritto il cardinale Barbarin, e questa marcia, questa vicinanza, ci dà la forza per non perdere la fiducia ed anche la speranza, altrimenti la gente lascerà, andrà via, e il Paese resterà vuoto.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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