Categorie: Pax et Justitia

Iraq, pronta l’offensiva su Mosul. Patriarca Sako: a cristiani iracheni è rimasta solo la fede

È iniziata l’offensiva militare per liberare la città di Mosul dall’occupazione dello Stato islamico, avvenuta la scorsa estate. Lo scrive sul suo sito l’emittente panaraba al-Arabiya, in base a quanto riferito da fonti militari.

Il capo della “Ninawa Operation”, il generale iracheno Najim al-Jubouri, ha aggiunto che alcune unità militari sono state dispiegate a Baiji, sulla strada principale che porta a Mosul, nel nord dell’Iraq. Le forze irachene, sostenute dai volontari sciiti del Popular Mobilization, hanno già liberato la città natale dell’ex presidente iracheno Saddam Hussein, Tikrit. Dal canto loro i jihadisti dello Stato islamico hanno conquistato a maggio la città di Ramadi, capitale della provincia occidentale di Al Anbar. 

Nei giorni scorsi alcuni video girati segretamente a Mosul e pubblicati in esclusiva dalla Bbc svelavano come si vive nella seconda città irachena da quando vige la sharia del Califfato.

La presidenza della Cei ha deciso di destinare ai rifugiati cristiani dell’Iraq oltre un milione di euro ricavati dall’8 per mille. Un anno fa i profughi sono stati costretti dal sedicente Stato Islamico ad abbandonare le loro case a Mosul e nella Piana di Ninive. I fondi saranno utilizzati per alloggi, pozzi e la costruzione di una scuola nei campi di Erbil, mentre la Caritas italiana ha stanziato circa un milione di dollari per sfamare oltre 13 mila famiglie nel mese di agosto. Per ricordare la tragedia dei cristiani iracheni e di tutto il Medio Oriente, il Patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphael Sako ha pubblicato in questi giorni il libro “Più forti del terrore”. Il volume, pubblicato dall’Editrice Missionaria Italiana, è stato scritto dal patriarca insieme alla giornalista francese Laurence Desjoyaux, con la prefazione di Domenico Quirico. Sulla situazione dei profughi iracheni 

Michele Raviart ha raggiunto telefonicamente l’autore del volume, il patriarca Louis Raphael Sako:

R. – Nella città di Mosul e nella Piana di Ninive non c’è più nessun cristiano: tutti sono andati via! Vivono ormai come profughi nel Kurdistan; ma anche in Giordania, in Libano, in Turchia… Vivono in una situazione tragica sia psicologicamente che moralmente: hanno perso tutto! E’ la Chiesa che aiuta questa gente: non soltanto la Chiesa locale, ma anche hanno aiutato le Conferenze episcopali in Italia, in Francia, in Germania, un po’ dappertutto… Vogliono ritornare nella loro terra, ma questo sembra veramente difficile, perché non c’è una strategia internazionale per sconfiggere l’Is e liberare la città di Mosul e i villaggi della Piana di Ninive.

D. – In questi giorni lo Stato Islamico ha mandato un video in cui celebrava la conquista di Mosul: in questo video si vedono omicidi, esecuzioni e anche chiese distrutte… Cosa è rimasto di cristiano a Mosul?

R. – E’ una vergogna tutto quello che hanno fatto! Tutta la storia viene cancellata: la storia dell’Iraq è la storia dell’umanità intera. Questi gruppi distruggono tutto: ogni pietra, ogni manoscritto … E ammazzano tutti quelli che non vogliono collaborare con loro!

D. – Lei sente i profughi che sono scappati da Mosul, come vivono questa situazione e anche in relazione alla loro fede?

R. – Io sono molto vicino a loro, ogni tanto vado a Erbil. Sono andato in Giordania, due volte in Libano e in Turchia… Ciò che rimane è la loro fede: la loro fede! Hanno perso tutto. Immagini qual è la loro situazione: in una stanza, in 10 persone, tutta la famiglia… Aspettano gli aiuti dalla Chiesa e delle agenzie e degli organismi umanitari che portano loro da mangiare e anche medicine. Io ho due sorelle che hanno lasciato Mosul e vivono nell’ansia…

D. – Nel disegno dell’Is c’è posto per i cristiani del Medio Oriente?

R. – No, no, non c’è! Non c’è per i cristiani, ma neanche per gli sciiti: non c’è per chi non ha la loro stessa “fede”! Non c’è! Hanno ammazzato più musulmani, sunniti e sciiti che cristiani: hanno occupato le loro case, hanno preso le loro proprietà, i soldi, i documenti… Tutto! Sono andati via soltanto con i loro vestiti.

D. – La Comunità internazionale sta attaccando, sta cercando di contrastare l’Is: è sufficiente?

R. – No! Non è sufficiente! Il discorso è un po’ scoraggiante, perché parlano ancora di 4-5 anni. E questo è un male! Cercano una soluzione politica: ma quando non c’è, che si può fare? Loro guadagnano sempre più jihadisti e sempre più terreno e la gente ha paura!

A cura di Redazione Papaboys fonti: Radio Vaticana e Avvenire

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