Il Sinodo, evento di grazia
Dal Sinodo sono risuonati il tutto il mondo la bellezza e l’importanza del Vangelo del matrimonio e della famiglia, “patrimonio e cellula dell’umanità”, costituita da un uomo e da una donna, “sorgente di futuro”. Bagnasco spiega che per tutto questo “è irresponsabile indebolire la famiglia, creando nuove figure – seppure con distinguo pretestuosi che hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di troia di classica memoria – per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell’umano”. I figli, poi, non sono oggetti da produrre o pretendere, sono i soggetti più delicati e “hanno diritto a un papà e a una mamma”. Di qui il ringraziamento e l’ammirazione del cardinale alla moltitudine di famiglie che seguono con coerenza la loro vocazione. “Anche a loro e alla prassi sacramentale dei divorziati e risposati, il Sinodo ha pensato, con quella cura pastorale che vuole rispecchiare l’esempio di Cristo”.
Bagnasco ha sottolineato la necessità dell’educazione affettiva e della preparazione al matrimonio, anche perché il desiderio di famiglia resta vivo tra i giovani.
La visita a Gaza
Bagnasco ha dedicato un capitolo della sua prolusione alla recente visita a Gaza della presidenza della Cei, ricordando il “desiderio di pace e giustizia” osservato sui volti delle persone incontrate, e la speranza di non essere dimenticati dalla comunità internazionale. “È sconcertante toccare con mano il pervicace progetto di eliminare la presenza cristiana dalla Terra Santa come da altre regioni del Medio Oriente”, dai Balcani e dalla terra intera, progetto che non trova nella comunità internazionale quello sdegno che merita, forse perché i cristiani “sono una presenza scomoda per progetti culturali e politici, per interessi economici e finanziari”. Ma le comunità cristiane continueranno a levare alta la loro voce contro questa ingiustizia che sa di genocidio.
La vita e la formazione del Clero
Questo è un argomento all’ordine del giorno dell’Assemblea e sarà approfondito fino a giovedì con relazione e gruppi di studio sulla base di un documento elaborato dalla Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata. Il cardinale Bagnasco nella Prolusione ha sottolineato la grande generosità con la quale il clero si dedica al proprio ministero accanto alla gente, soprattutto ai poveri e ai bisognosi, ai ragazzi e ai giovani.
Due appuntamenti
Il cardinale Bagnasco ha fatto riferimento al Convegno ecclesiale di Firenze (9-13 novembre 2015), con la “desiderata presenza” del Santo Padre, che servirà alla Chiesa italiana per approfondire le sfide della società che cambia. Il secondo appuntamento citato è l’Assemblea di maggio 2015, quando si valuterà la ricezione dell’Evangelii gaudium a un anno dalla sua promulgazione.
Il Paese
L’Italia ci sta a cuore, dice Bagnasco, e a essa “diciamo di tenere desta la speranza, di non scoraggiarsi” pur nella complessa situazione economica che viviamo. Il dramma della disoccupazione non accenna a mollare la presa, e preoccupa il destino di tanti giovani. L’Italia è chiamata a non disperdere il patrimonio industriale e professionale che ancora risiede sul territorio. Il presidente della Cei torna in chiusura a ringraziare le famiglie a nome della comunità cristiane e anche a nome del Paese.
Poi si sofferma sulla formazione, affermando che la scuola “ha bisogno di adulti che aprano la mente e i cuori alla verità”. Quanto alle scuole cattoliche, esse non godono ancora di un’attenzione tale che faccia giustizia a loro e alle tante famiglie che le scelgono. “I contributi, oggi stanziati in misura nettamente inferiore agli anni passati e totalmente insufficienti rispetto alle esigenze, arrivano puntualmente in ritardo alle scuole che vivono in perenne affanno per pagare stipendi e strutture”.
L’ultima parola è rivolta alla politica, alla quale il cardinale chiede una rifondazione, per “rimettere a fuoco che cosa vuol dire stare insieme, lavorare insieme per essere che cosa”. Come nel Dopoguerra c’era da rimettere in piedi un’Europa atterrata, oggi sembrano esserci le “macerie dell’alfabeto umano”, sintomo di una crisi che non è solo economica ma anche culturale. “In questo senso – è la conclusione di Bagnasco – l’Occidente dovrebbe mettersi maggiormente alla scuola di un’autorità alta, quella di coloro che soffrono, che stanno peggio, ricordando che l’ascolto della sofferenza illumina e guida ogni politica, che voglia essere forma alta di servizio”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
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