Non è possibile verificare l’autenticità delle immagini, che mostrano corpi a terra, senza testa, immersi in un bagno di sangue. In alcuni filmati si vedono teste appoggiate a terra e vicino i documenti della vittima: “Apostati uccisi a Palmira”, recita la scritta in arabo in sovrimpressione.
Numerosi account di seguaci dell’Is danno risalto alle immagini e ai video, inneggiando alla “liberazione della Wilaya di Homs”, usando il termine islamico per indicare la regione (wilaya) del ‘califfato’. Sui social network in queste ore è sempre più popolare lo hashtag in arabo: “Palmira sotto l’autorità del califfato”.
Un terribile copione, purtroppo già visto in Siria così come in Iraq. I soldati governativi hanno abbandonato la città già ieri sera, fortunatamente evacuando la popolazione civile. In mattinata l’aviazione governativa siriana ha bombardato il centro moderno di Palmira, colpendo tra l’altro la moschea Uthman ben Affan e la scuola Hoda Shaarawi.
Dopo l’ultima conquista, ora l’Is controlla più della metà del territorio siriano, con una impetuosa avanzata verso l’ovest del Paese. I miliziani, che già controllavano larghe parti della Siria a nord ed est, per la prima volta hanno conquistato un’importante città nel centro del Paese, dominando su 95mila chilometri quadrati e garantendo la sua presenza in 9 province. Le zone nelle mani degli jihadisti sono in larga parte disabitate, mentre le principali città del Paese, compresa la capitale Damasco, si trovano nella regione occidentale al confine con il Libano e sulla costa.
La zona archeologica
Gli jihadisti dell’Is, dopo i combattimenti di ieri per la città moderna, hanno preso il controllo anche dell’antico sito archeologico di Palmira, ma fortunatamente al momento non si hanno notizie di distruzioni. Centinaia di statue e di reperti archeologici erano stati già messi in salvo.
Il coprifuoco
Fonti sul terreno a Palmira affermano all’Ansa che da ieri notte i jihadisti hanno imposto un coprifuoco totale in tutta la città di Palmira, da diverse ore non più servita dalla corrente elettrica. Le fonti proseguono affermando che sono in corso rastrellamenti casa per casa da parte di miliziani dell’Is alla ricerca di combattenti lealisti e militari governativi ancora in città. Dai megafoni posti sui minareti delle moschee di Palmira, l’Is ha diffuso un messaggio alla popolazione invitando la gente a non collaborate con “le bande di Assad”, in riferimento ai militari del regime del presidente Bashar al Assad. Le vie della città, concludono le fonti, sono deserte e sono sotto il pieno controllo dello Stato islamico.
Negli scontri di ieri sono morti almeno 100 combattenti filo-governativi. Fortunatamente la popolazione civile era stata evacuata dalle forze governative al momento del ritiro dalla città.
L’Unesco è “molto preoccupata” per l’avanzata delle truppe dell’Is verso Palmira. “I combattimenti nella città minacciano uno dei più importanti patrimoni culturali del mondo in Medio Oriente”, ha detto da Parigi il direttore generale dell’organizzazione Irina Bokova. Che ha chiesto “la cessazione immediata dei combattimenti” e ha invitato la comunità internazionale “a mobilitarsi per proteggere la popolazione civile e le antiche rovine della città storica”.
A cura di Redazione Papaboys fonti: Ansa / Avvenire / BBC
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