Isis: è cooperante donna Usa rapita in Siria 18 mesi fa
Che si sappia, e’ una cooperante di 26 anni la donna americana nelle mani dell’Isis da un anno e mezzo, di cui il presidente americano Barack Obama ha parlato in un’intervista alla Nbc, assicurando il massimo impegno per riportarla a casa. La sua identità, però, non è mai stata divulgata dalle autorità per non minacciare la sua sicurezza. L’eta’ e’ la stessa di Peter Kassig, l’operatore umanitario decapitato dagli estremisti dello Stato Islamico. E come lui, e’ stata rapita mentre faceva la volontaria in Siria per aiutare la popolazione martoriata dalla guerra. La donna, rapita nell’agosto del 2013 insieme ad un gruppo di altri volontari, che sarebbero poi stati rilasciati, non compare mai nei video dell’Isis, come e’ invece accaduto con le altre vittime. Finora, i jihadisti hanno gia’ ucciso delle donne musulmane, ma mai ostaggi femminili, occidentali, e ‘in diretta video’. Secondo gli analisti, l’Isis vuole valutare attentamente quale reazione potrebbe innescare tra il pubblico la sua esecuzione. Per la liberazione della donna i jihadisti hanno chiesto oltre sei milioni di dollari, ma Washington mantiene ferma la sua politica di non pagare il riscatto degli ostaggi, avvertendo anche le famiglie e i parenti degli americani detenuti in Siria o altrove che se cedessero alle richieste dei terroristi potrebbero essere perseguiti penalmente.
Obama invita Merkel, cancelliera alla Casa Bianca 9 febbraio
Il presidente americano Barack Obama ha invitato a Washington la cancelliera tedesca Angela Merkel, che riceverà alla Casa Bianca lunedì prossimo, 9 febbraio. La visita della cancelliera tedesca sarà dedicata a una serie di questioni non ultima – sottolinea la Casa Bianca – la situazione in Ucraina e i rapporti con la Russia. In agenda anche la lotta al terrorismo, quella all’Isis, l’Afghanistan e i negoziati con l’Iran. Obama e Merkel affronteranno anche i dossier economici, dalla crescita al commercio internazionale, dai cambiamenti climatici ai piani della Germania di ospitare il summit del G7 il prossimo giugno.
Il Giappone avrà tolleranza zero contro il terrorismo e lavorerà a stretto contatto con la comunità internazionale. Lo ha detto il premier Shinzo Abe, dopo la diffusione del video sull’esecuzione del reporter Kenji Goto da parte dei militanti dell’Isis. Abe ha anche promesso che sarà ampliato il piano di aiuti umanitari in materia di terrorismo. Sono indignato per un atto immorale e atroce di terrorismo”, ha detto Abe leggendo una breve dichiarazione dopo aver convocato la riunione d’emergenza del Consiglio dei ministri sull’uccisione del reporter freelance, mentre sono in corso le verifiche sulla autenticità del video. “Quando penso al dolore della sua famiglia, resto senza parole”, ha continuato, rimarcando che il governo ha fatto “tutto il possibile per ottenere la sua liberazione. Siamo pieni di profondo dispiacere”. Abe ha promesso che il Giappone non cederà al terrorismo, assicurando la tolleranza zero, e un ampliamento degli aiuti umanitari a favore dei Paesi che lottano contro gli estremisti dello Stato islamico. Intanto la Giordania ha rinnovato l’offerta di scambiare la terrorista di al Qaida Sajida al-Rishawi per il pilota di caccia tenuto prigioniero dall’Isis. “Siamo ancora pronti a consegnare” al-Rishawi in cambio per il pilota, ha reso noto il portavoce del governo giordano Mohammed al-Momani. Il governo, ha aggiunto, sta lavorando per accertarsi che il pilota sia “ancora vivo e assicurare la sua liberazione e il ritorno in Giordania”. Le sorti del pilota giordano, il tenente Muath al-Kaseasbeh, e del giornalista giapponese Kenji Goto, erano sempre state legate finora. Il video con la decapitazione di Goto, diffuso ieri, non ha però fatto accenno al pilota, sollevando timori per la sua vita. La Giordania aveva offerto uno scambio tra la terrorista al-Rishawi ed il pilota già la settimana scorsa, senza però ricevere alcuna risposta dal gruppo jihadista che lo teneva in ostaggio.
Sollevato per il suo rilascio ma anche preoccupato per la sorte dei suoi due colleghi ancora in carcere. E’ lo stato d’animo di Peter Greste, reporter australiano di Al Jazeera rilasciato ieri da un carcere egiziano dopo oltre un anno. “Dobbiamo ricordare che i due colleghi di Peter sono ancora lì”, ha detto il fratello Andrea. Il ministro degli Esteri Julie Bishop ha riferito di aver parlato al telefono con il reporter, che “non vede l’ora di tornare dalla famiglia e andare in spiaggia”.
Fonte. Ansa.it
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