Ci potrebbe essere anche il nome di Maria Giulia Sergio, alias “Fatima”, la 27enne di Torre del Greco residente nel milanese partita lo scorso autunno per la Siria (nella foto in basso dell’articolo le sue trasformazioni ndr) , nelle trattative che nei mesi scorsi sono state portate avanti per ottenere la liberazione del piccolo Ismail Mesinovich, che il padre, un presunto jihadista, ha portato da Ponte delle Alpi (Belluno) in Siria.
Ismail, che tra una settimana compirà 4 anni, si trova nel Paese mediorientale dove suo padre si era arruolato nelle file dell’Isis per poi essere ucciso in campo di battaglia. Le indagini degli investigatori hanno fatto emergere i presunti contatti tra la ragazza e Mohsen Chemingui, tunisino di 47 anni che vive a Feltre, fondatore della contestata associazione islamica «Un passo verso la speranza».
Nel luglio dello scorso anno, Chemingui avrebbe chiamato la madre del piccolo, di origini cubane ma residente a Longarone, per assicurarle «di poterla aiutare ad andare a riprendere il figlio in Siria, dove è accudito da una famiglia dell’est Europa nella cittadina di Rakka».
Per fare ciò avrebbe proposto alla donna «di fare un video di richiesta d’aiuto da inviare in Siria e in tutto il mondo arabo». Un filmato da realizzare a Feltre. «Mi disse che poteva accompagnarmi da lui una certa Fatima – è il racconto della donna – una donna italiana convertita all’Islam che, sapendo l’italiano, poteva meglio riferirgli il mio messaggio, che poi lui avrebbe tradotto in arabo».
Il sospetto degli investigatori, si legge nell’informativa inviata alla Procura di Belluno e al Ros di Padova e pubblicata dal quotidiano Il Mattino – «è che potesse trattarsi di una trappola». A malincuore la donna ha rinunciato a quella che, a otto mesi di distanza dal rapimento del figlio, appariva come una possibilità per riabbracciare Ismail.
di Francesco Rossi per Redazione Papaboys