DALL’ARCHIVIO WEB PAPABOYS 3.0 – Il pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa si è appena concluso. Sono stati tre giorni davvero molto intensi. Momenti altissimi di preghiera si sono accavallati con incontri diplomatici estremamente importanti. Senza un istante di sosta, Papa Francesco ha abbracciato e stretto le mani a re, presidenti e leader religiosi, ma soprattutto ha incontrato la gente della Terra Santa, cristiani, ebrei, musulmani, abitanti di quelle periferie che stanno più a cuore a Francesco. In queste righe, aiutati da venti immagini, cercheremo di ripercorrere le tappe principali di questo bellissimo viaggio:
Come pazienti artigiani: nella messa ad Amman l’invito del Papa a essere operatori di pace
Sabato 24 maggio 2014, oltre quarantamila fedeli accolgono con una grande ovazione Papa Francesco all’International Stadium di Amman. Il Santo Padre inizia la sua omelia con un riferimento al Vangelo di Giovanni «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16). La liturgia ci ripropone qui un passo che si riallaccia al ciclo di catechesi sui doni dello Spirito Santo che Papa Francesco ha iniziato in Piazza San Pietro, a duemilaquattrocento chilometri di distanza. Qui ci troviamo non lontano dal luogo in cui lo Spirito Santo discese con potenza su Gesù di Nazareth, dopo che Giovanni lo ebbe battezzato nel fiume Giordano (cfr Mt 3,16), e oggi mi recherò lì. Unti dallo stesso Spirito, anche noi siamo inviati come messaggeri e testimoni di pace. Quanto bisogno ha il mondo di noi come messaggeri di pace, come testimoni di pace! E’ una necessità che ha il mondo. Anche il mondo ci chiede di fare questo: portare la pace, testimoniare la pace!
La pace non si può comperare, non si vende. La pace è un dono da ricercare pazientemente e costruire “artigianalmente” mediante piccoli e grandi gesti che coinvolgono la nostra vita quotidiana. Il cammino della pace si consolida se riconosciamo che tutti abbiamo lo stesso sangue e facciamo parte del genere umano; se non dimentichiamo di avere un unico Padre nel cielo e di essere tutti suoi figli, fatti a sua immagine e somiglianza.
Cari amici, cari fratelli, lo Spirito Santo è disceso su Gesù presso il Giordano e ha dato avvio alla sua opera di redenzione per liberare il mondo dal peccato e dalla morte. A Lui chiediamo di preparare i nostri cuori all’incontro con i fratelli al di là delle differenze di idee, lingua, cultura, religione; di ungere tutto il nostro essere con l’olio della sua misericordia che guarisce le ferite degli errori, delle incomprensioni, delle controversie; la grazia di inviarci con umiltà e mitezza nei sentieri impegnativi ma fecondi della ricerca della pace.
Dietro la guerra i mercanti di armi: un nuovo appello per la Siria durante l’incontro con giovani rifugiati e disabili
Nel mio pellegrinaggio ho voluto fortemente incontrare voi che, a causa di sanguinosi conflitti, avete dovuto lasciare le vostre case e la vostra Patria e avete trovato rifugio nella ospitale terra di Giordania; e al tempo stesso voi, cari giovani, che sperimentate il peso di qualche limite fisico.
In preghiera silenziosa: nel luogo del Battesimo di Gesù
È l’ora del coraggio: all’arrivo a Betlemme il Pontefice invita a gesti generosi e creativi per porre fine al conflitto
Si raddoppino dunque gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza. È giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti.
La violenza non si vince con la violenza: con i bambini al campo profughi di Dheisheh
Il segno del bambino: l’omelia della messa celebrata nella piazza della Mangiatoia a Betlemme
Tanti bambini sono ancora oggi sfruttati, maltrattati, schiavizzati, oggetto di violenza e di traffici illeciti. Troppi bambini oggi sono profughi, rifugiati, a volte affondati nei mari, specialmente nelle acque del Mediterraneo. Di tutto questo noi ci vergogniamo oggi davanti a Dio, a Dio che si è fatto Bambino.
Nella mia casa di pace: Papa Francesco invita i presidenti palestinese e israeliano a un incontro di preghiera in Vaticano
Il silenzio assordante: al muro della divisione
Dal sogno alla realtà: all’arrivo in Israele il Pontefice ripropone l’invito a pregare per la pace e rilancia la soluzione dei due Stati
Desidero rivolgere un invito a Lei, Signor Presidente, e al Signor Presidente Mahmoud Abbas, ad elevare insieme con me un’intensa preghiera, invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera. Tutti desideriamo la pace; tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti; molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla; e tutti, specialmente coloro che sono posti al servizio dei propri popoli, abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace, prima di tutto nella preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa terra e del mondo intero, ci chiedono di portare davanti a Dio l’ardente aspirazione alla pace.
La preghiera silenziosa: al Muro del Pianto
L’abbraccio commovente: tra il Papa, il rabbino Skorka e lo sceicco Abboud
La pietra ribaltata del sepolcro: Papa Francesco alla celebrazione ecumenica nel ricordo dell’incontro tra Paolo VI e Atenagora
Nessuno strumentalizzi il nome di Dio: l’appello durante la visita al gran mufti di Gerusalemme
Cari fratelli, cari amici, da questo luogo santo lancio un accorato appello a tutte le persone e le comunità che si riconoscono in Abramo:
rispettiamoci ed amiamoci gli uni gli altri come fratelli e sorelle!
Impariamo a comprendere il dolore dell’altro!
Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio!
Lavoriamo insieme per la giustizia e per la pace!
Mai più: allo Yad Vashem l’invocazione del Papa
“Adamo, dove sei?” (cfr Gen 3,9).
Dove sei, uomo? Dove sei finito?
In questo luogo, memoriale della Shoah, sentiamo risuonare questa domanda di Dio: “Adamo, dove sei?”.
In questa domanda c’è tutto il dolore del Padre che ha perso il figlio.
Il Padre conosceva il rischio della libertà; sapeva che il figlio avrebbe potuto perdersi… ma forse nemmeno il Padre poteva immaginare una tale caduta, un tale abisso!
Quel grido: “Dove sei?”, qui, di fronte alla tragedia incommensurabile dell’Olocausto, risuona come una voce che si perde in un abisso senza fondo…
Insieme contro ogni discriminazione: ai gran rabbini di Israele
La conoscenza reciproca del nostro patrimonio spirituale, l’apprezzamento per ciò che abbiamo in comune e il rispetto in ciò che ci divide, potranno fare da guida per l’ulteriore futuro sviluppo delle nostre relazioni, che affidiamo alle mani di Dio. Insieme potremo dare un grande contributo per la causa della pace; insieme potremo testimoniare, in un mondo in rapida trasformazione, il significato perenne del piano divino della creazione; insieme potremo contrastare con fermezza ogni forma di antisemitismo e le diverse altre forme di discriminazione. Il Signore ci aiuti a camminare con fiducia e fortezza d’animo nelle sue vie. Shalom!
La pace esige il rispetto di tutti: al presidente Peres il Papa rinnova l’appello a superare controversie e conflitti
Al Getsemani: l’incontro con i sacerdoti, i religiosi ed i seminaristi
«Uscì e andò … al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono» (Lc 22,39).
Quando giunge l’ora segnata da Dio per salvare l’umanità dalla schiavitù del peccato, Gesù si ritira qui, nel Getsemani, ai piedi del monte degli Ulivi. Ci ritroviamo in questo luogo santo, santificato dalla preghiera di Gesù, dalla sua angoscia, dal suo sudore di sangue; santificato soprattutto dal suo “sì” alla volontà d’amore del Padre. Abbiamo quasi timore di accostarci ai sentimenti che Gesù ha sperimentato in quell’ora; entriamo in punta di piedi in quello spazio interiore dove si è deciso il dramma del mondo.
La S. Messa al Cenacolo: Qui è nata la Chiesa, ed è nata in uscita
Uscire, partire, non vuol dire dimenticare. La Chiesa in uscita custodisce la memoria di ciò che qui è accaduto; lo Spirito Paraclito le ricorda ogni parola, ogni gesto, e ne rivela il senso.
Il Cenacolo ci ricorda il servizio, la lavanda dei piedi che Gesù ha compiuto, come esempio per i suoi discepoli. Lavarsi i piedi gli uni gli altri significa accogliersi, accettarsi, amarsi, servirsi a vicenda. Vuol dire servire il povero, il malato, l’escluso, quello che mi è antipatico, quello che mi dà fastidio.
Fare una sintesi dei tre intensi giorni del pellegrinaggio in Terra Santa di Papa Francesco non è stato facile. Quelli che ho rappresentato sono solo alcuni dei momenti più significativi di un viaggio che, ne sono convinto, cambierà, almeno in qualche modo, la storia: la storia della Chiesa, che è stata arricchita con la bella pagina della celebrazione ecumenica al Santo Sepolcro, e la storia del Medio Oriente, che tutti ci auguriamo possa finalmente vedere un tempo di pace. Accogliamo anche noi l’invito di Papa Francesco e uniamoci tutti in preghiera per chiedere pace per la Terra Santa. Di Alessandro Ginotta
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Muchas gracias Papa Francisco amigo de Jesucristo.