Da questo lunedì gran parte dell’Italia sarà colorata di arancione, con tutte le conseguenze previste, come la chiusura di bar e ristoranti.
I nuovi criteri abbassano l’asticella dell’Rt (indice di trasmissione del virus) che sancisce misure più severe e alcune regioni rischiano il rosso. Vale soprattutto per il Veneto: ad oggi è impossibile fare previsioni, perché bisognerà attendere le elaborazioni dell’Istituto superiore di Sanità che usciranno venerdì, ma già il 31 dicembre il Veneto aveva l’Rt a 1,07, una valutazione d’impatto sul sistema sanitario “alta” e quella della classificazione complessiva rischio a “moderata-alta”.
Con 1,25 c’è il passaggio a “rosso”, un valore che appare plausibile. Proprio il caso del Veneto ha convinto i tecnici del Ministero della Salute a rivedere la determinazione della classificazione in giallo, arancione e rosso: la Regione di Zaia, che ha dalla sua un sistema sanitario che ha retto all’onda d’urto dei contagi, è sempre rimasta gialla, con chiusure limitate, ma poi ha pagato questa situazione di privilegio in termini di incremento dei casi di Sars-CoV-2. Con i nuovi criteri, il fatto che il Veneto vada verso la fascia rossa è considerato molto probabile.
LE REGIONI CHE RISCHIANO
Il Lazio è un’altra regione che, sia pure con un aumento dei positivi, ha limitato i danni e ha avuto i numeri per restare gialla. Il suo Rt ora è vicino a 1, se lo supererà, come è possibile, per la prima volta finire in fascia arancione, con conseguente chiusura di bar e ristoranti. Ci sono altre Regioni a rischio arancione o rosso.
La Calabria, oltre a un sistema sanitario fragile, paga un Rt che è ben al di sopra di 1 e potrebbe diventare rossa, mentre è quasi scontato che quanto meno si ritrovi in arancione.
Il Friuli-Venezia Giulia, nei fatti, si trova in una situazione sovrapponibile a quella del vicino Veneto, con l’Rt attorno a 1.
L’Emilia-Romagna appare prossima alla classificazione in arancione, mentre vi sono alcune Regioni che stanno affrontando una situazione epidemiologica fluida.
Prima fra tutte, l’Umbria: nell’ultimo report l’Rt era basso e non preoccupava l’impatto sugli ospedali, però ci sono alcuni segnali discordanti.