CITTA’ DEL VATICANO – “Sarà difficile per me fare il tifo per una delle due squadre. Per fortuna è un’amichevole…”. Con la consueta ironia e disponibilità Papa Francesco ha accolto con queste parole nella Sala Clementina del Vaticano le nazionali di Italia e Argentina, un’udienza emozionante che ha visto la delegazione italiana al gran completo, con il presidente federale Abete, i vicepresidenti Tavecchio e Albertini, il direttore generale Valentini e il Ct Prandelli accompagnato da tutti gli Azzurri impegnati domani sera allo stadio Olimpico nell’amichevole con l’Argentina. Da Buffon a Messi, da Balotelli a Higuain, tutti i presenti hanno tributato un caloroso applauso al Santo Padre, che ha esortato i calciatori a “rimanere uomini e portatori di umanità”.
”Prima di essere campioni siete uomini – ha detto Papa Bergoglio – con i vostri problemi e le vostre aspirazioni. Voi calciatori siete molto popolari. La gente vi segue in campo e fuori, e questa è una responsabilità sociale. Il calcio, come altre discipline, è diventato un grande business. Lavorate perché non perda il carattere sportivo. Anche voi promuovete questo atteggiamento di ‘dilettanti’ che, d’altra parte, elimina definitivamente il pericolo della discriminazione. Quando le squadre vanno per questa strada, lo stadio si arricchisce umanamente, sparisce la violenza e tornano a vedersi le famiglie sugli spalti”.
Da sempre tifoso del San Lorenzo e molto vicino al mondo del calcio, Papa Francesco ha voluto indicare quali sono i veri valori da promuovere nello sport per non disperdere un patrimonio così prezioso: “Nel gioco, quando siete in campo, si trovano la bellezza, la gratuità e il cameratismo. Se a una partita manca questo perde forza, anche se la squadra vince. Non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione per la squadra. E’ vero che l’organizzazione nazionale e internazionale professionalizza lo sport, e deve essere così, ma questa dimensione professionale – ha avvertito il Pontefice – non deve mai lasciare da parte la vocazione iniziale di uno sportivo o di una squadra: essere amateur, ‘dilettante’. Uno sportivo, pur essendo professionista, quando coltiva questa dimensione di ‘dilettante’, fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza”.
Accompagnato dagli applausi della sala, il Santo Padre ha poi concluso il suo intervento chiedendo di pregare per lui “perché possa giocare una partita onesta e coraggiosa nel campo in cui Dio mi ha posto”.
A nome della Federazione e di tutto il calcio italiano, il presidente della Figc Giancarlo Abete ha promesso al Pontefice “il massimo impegno per un calcio nel quale i temi della solidarietà umana, dell’integrazione sociale senza alcuna distinzione, della difesa dei valori etici, del contrasto a qualsiasi forma di violenza e di illegalità, devono trovare ogni giorno esempi concreti e spingerci a realizzare nuove iniziative. E’ questo il nostro impegno per contribuire alla promozione dell’uomo, riaffermare la dignità e il rispetto della persona. Su questa strada ci guida il suo alto magistero – ha aggiunto Abete – al quale guardiamo con speranza e fiducia, sapendo anche, mi sia consentito, di poterla annoverare tra gli appassionati e gli estimatori del nostro sport”.
Il Papa, che ha ricordato anche quando da bambino andava allo stadio per assistere alle partite del San Lorenzo, ha ricevuto in dono da Prandelli una maglia della Nazionale con la scritta Papa Francesco e da Buffon un pallone con le firme di tutti gli Azzurri. “Davanti a lei – ha spiegato Abete rivolgendosi a Papa Francesco – c’è la Nazionale italiana e ci sono i dirigenti, in rappresentanza di un mondo che ha un milione e mezzo di tesserati tra uomini e donne, oltre 15mila società, 70mila squadre, dall’area professionistica a quella dilettantistica, fino ai ragazzi e alle ragazze del nostro Settore giovanile e scolastico, che insieme agli arbitri e ai tecnici sono la forza di questa organizzazione. Le siamo grati, Santità, per averci voluto ricevere qui in Vaticano e averci dato l’opportunità di manifestarle direttamente l’ammirazione e l’affetto di tutti noi. La partita di domani qui a Roma, tra due Nazionali tra le più prestigiose e titolate del mondo, è stata voluta insieme, da noi e dagli amici argentini, proprio per rendere omaggio al suo Pontificato. Ed è con questi sentimenti – ha concluso il numero uno della Figc – che, a nome di tutta la Federazione italiana e della Nazionale, le rinnovo i sentimenti della nostra gratitudine e della nostra devozione”.
Fonte: Figc
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