La Guardia Civil è coinvolta in un’operazione complessa, che ha incontrato molte difficoltà e che deve ancora essere risolta. Nelle prime ore della mattinata, si era parlato dei soccorritori a un passo dal piccolo, ma la notizia è stata superata dagli eventi della giornata.
In questo momento le truppe della Brigata di Soccorso Minerario inizieranno a scavare circa quattro metri in orizzontale ma con un’inclinazione, ad una profondità di 72 metri, per raggiungere il pozzo dove si trova il bambino.
Questo lavoro durerà circa 24 ore, ma dipenderà dalle condizioni del terreno che trovano.
Va detto che le speranze che Julen sia ancora vivo, dopo dodici giorni, si stanno riducendo di ora in ora. A questo, si aggiungono le polemiche, in primis su come il piccolo sia finito nel pozzo. Quindi sui soccorsi: stando ad alcuni conteggi, finora il tentativo di recupero del bambino di tre anni da compiere è costato 600mila euro. Un’enormità, secondo qualcuno, anche se sui social c’è chi prende posizione in maniera decisa: “Abbiamo vissuto veri e propri scandali per politici che si sono appropriati di milioni di euro per loro e per i loro compari, perché puntualizzare quanto sta costando il salvataggio di un bimbo innocente?”.
La Guardia Civil si è fatta avanti per smentire quella che può causare più rimpianti alla famiglia Julen. È un messaggio che circola attraverso i social network, principalmente attraverso WhatsApp e Facebook. La bufala sostiene che il padre di Julen, attraverso un parente, sarebbe coinvolto nella costruzione del pozzo in cui il bambino è finito. Non solo: si sostiene che José Rosellò, il padre di Julen, sarebbe implicato in affari poco limpidi. La Guardia Civil replica a queste accuse con un tweet dal proprio profilo ufficiale: questo dettaglio viene infatti definito “non plausibile, doloroso e diffamatorio”.
Fonte www.viagginews.com
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