Tutto nasce da una grande intuizione di Karol Wojtyla che Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio hanno confermato. Interpretandola ciascuno a suo modo.
Durante il Giubileo del 1983-1984 (chiamato Anno Santo della Redenzione, in memoria della morte di Gesù Cristo), la più importante celebrazione dedicata alla gioventù fu organizzata a Roma in occasione della Domenica delle Palme, il 15 aprile 1984. Più di 300.000 giovani provenienti da tutte le parti del mondo giunsero nella Città eterna per partecipare al Giubileo internazionale della gioventù.
Papa Giovanni Paolo II regalò loro una croce di legno. L’anno seguente, il 1985, fu proclamato dall’Onu “Anno internazionale della Gioventù”. La Chiesa cattolica organizzò un nuovo incontro internazionale per la Domenica delle Palme, il 31 marzo, che vide la partecipazione di altri 350.000 giovani che si riunirono in Piazza San Pietro.«Finalità principale delle Giornate», scrisse Giovanni Paolo II nel 1996, «è di riportare al centro della fede e della vita di ogni giovane la persona di Gesù, perché ne diventi costante punto di riferimento e perché sia anche la vera luce di ogni iniziativa e di ogni impegno educativo verso le nuove generazioni. È il “ritornello” di ogni Giornata mondiale. E tutte insieme, nell’arco di questo decennio, appaiono come un continuo e pressante invito a fondare la vita e la fede sulla roccia che è Cristo».
«I giovani sono così periodicamente chiamati a farsi pellegrini per le strade del mondo», aggiunse Karol Wojtyla. «In essi la Chiesa vede se stessa e la sua missione fra gli uomini; con loro accoglie le sfide del futuro, consapevole che l’intera umanità ha bisogno di una rinnovata giovinezza dello spirito. Questo pellegrinaggio del popolo giovane costruisce ponti di fraternità e di speranza tra i continenti, i popoli e le culture. È un cammino sempre in atto. Come la vita. Come la giovinezza».
«Col passare degli anni», precisò ancora il Papa, «le Giornate mondiali della gioventù hanno confermato di non essere riti convenzionali, ma eventi provvidenziali, occasioni per i giovani di professare e proclamare con crescente gioia la fede in Cristo. Ritrovandosi, essi possono interrogarsi insieme sulle aspirazioni più intime, sperimentare la comunione con la Chiesa, impegnarsi nell’urgente compito della nuova evangelizzazione. In tal modo si danno la mano, formando un immenso cerchio di amicizia, congiungendo i colori della pelle e delle bandiere nazionali, la varietà delle culture e delle esperienze, nell’adesione di fede al Signore Risorto».
DALL’ARCHIVIO – Di Alberto Chiara per Famiglia Cristiana
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