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La Basilica di San Benedetto sarà ricostruita, è un patrimonio di tutti

La Basilica di Norcia tornerà a vivere: è quanto ha affermato il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. “Aiutare gli amici italiani ad affrontare le conseguenze del terremoto – ha detto Juncker – è un compito europeo. La solidarietà europea è un atto dovuto di fronte ai danni che ha provocato il terremoto in Italia, distruggendo tanti beni culturali”.

Foto di F.Troccoli
Foto di F.Troccoli

Al riguardo la riflessione di mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, intervistato da Sabrina Spagnoli per Radio Vaticana:

R. – Credo che bisogna innanzitutto ricordare che lo spirito di San Benedetto, la sua visione di uomo e di società, non sono legati alle pietre e dunque rimangono al di là della presenza della Basilica nella sua casa natale, a Norcia. Questo è un patrimonio che appartiene a tutto il Continente europeo, che è chiamato a custodire e a vivificare questa eredità così preziosa. Nello stesso tempo, il ricostruire la Basilica diventa un segno. Questa Basilica è diventata l’icona del terremoto, che ha ferito l’Italia centrale e Norcia. Rimetterla in piedi, ricostruirla, restituirla alle generazioni che ci seguiranno, diventa una testimonianza di apprezzamento del valore e della fecondità del messaggio benedettino.
D. – Com’è attualmente la situazione a Norcia e nelle altre zone colpite dal terremoto? Cosa si sta facendo in merito?
R. – In questo momento la cosa urgente è ridare a queste popolazioni fiducia, speranza, e dunque sicurezza. Si tratta di assicurare loro un modo stabile di vivere: dunque delle case. Si tratta di sostenere e di appoggiare la ripresa delle piccole attività commerciali e industriali. Non bisogna dimenticare che questa gente vive ormai da oltre due mesi in un continuo stato di assedio: il terremoto non si è fermato. E dunque bisogna convivere con la precarietà, con la trepidazione, e anche con l’insicurezza e la paura. È urgente ricostruire umanamente e materialmente la vita di queste persone. In contemporanea, l’opera straordinaria dei volontari della Croce Rossa e della Protezione Civile sostiene la vita quotidiana di chi è alloggiato nelle tende, nelle tendopoli e nelle roulotte, da una parte. Dall’altra, i Vigili del Fuoco stanno realizzando anch’essi, da parte loro, il recupero di tutti i beni culturali nelle macerie delle chiese ormai distrutte. Dunque è una ricostruzione che si sviluppa a due livelli: a livello umano, innanzitutto – è fondamentale –, e a livello materiale: il recupero di quanto è recuperabile dalle abitazioni private, e tutti i beni culturali. Proprio ieri, mi diceva la sovrintendente, che oltre 500 delle statue e dei suppellettili liturgici sono stati recuperati, estratti dalle macerie.

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D. – L’Europa si sta interessando riguardo al terremoto. Ma quali provvedimenti adotta per altre realtà come la povertà, l’immigrazione?
R. – Io credo che, anche qui, i provvedimenti dovrebbero andare di pari passo. Non si tratta di favorire un aspetto trascurando gli altri. Al centro dell’Europa ci deve essere la persona umana: la sua dignità, la sua promozione, la sua libertà. Le persone umane sono i terremotati, come sono i profughi, i migranti: tutti coloro che sono segnati da una qualche forma di povertà. Questa deve essere l’attenzione prioritaria che le istituzioni europee devono mettere in atto giorno per giorno. Accanto a questa c’è l’habitat: dunque la dignità, la qualità della vita, che deve essere promossa, sostenuta, difesa, quando necessario, proprio per riaffermare, anche materialmente, che il grande patrimonio europeo, così come degli altri continenti, sono le persone.




Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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