Ethica et Oeconomia

La bestemmia è la lebbra del nostro tempo. E purtroppo, una strada dritta per l’inferno

Gli Angeli in Cielo sciolgono al Creatore inni di amore, di gloria e di ringraziamento. Anche gli animali, le piante, gli astri e tutti gli esseri che popolano l’universo, cantano le lodi del Signore. L’uomo è il re del creato; più di tutti gli altri esseri che lo circondano, dovrebbe lodare e benedire Iddio, sciogliendo la sua lingua in un cantico perenne.

Invece è proprio la creatura umana, dotata di ragione, che in certi momenti della sua esistenza si rivolge al Creatore con rabbia e gli vomita con la lingua insulti d’ogni sorta, bestemmiando. È la bestemmia una delle più gravi offese di Dio.

Il nome di Dio.

Il Signore è molto geloso dell’onore del suo nome. Difatti, dopo aver detto: « Io sono il Signore Dio tuo! Non avrai altro Dio fuori di me! », prima ancora di comandare di rispettare i genitori, di non uccidere, di non rubare … dice « Non nominare il nome di Dio invano! ».

E qui si noti come il Signore non faccia cenno della bestemmia, ma comandi solamente ciò che può sembrare minimo: Non nominare il nome di Dio inutilmente, senza un giusto motivo.

Se davanti al Creatore costituisce già un reato il nominare il nome di Dio inutilmente, quasi per capriccio, quale colpa non è mai il disprezzare il suo santo nome, pronunziandolo con ira, attribuendo qualità ingiuriose, insomma bestemmiandolo?

Un giorno gli Apostoli chiesero a Gesù: Insegnaci a pregare! – Gesù allora insegnò una breve preghiera, il Padre Nostro, che racchiude quanto d’importante si ha da chiedere a Dio: il pane di ogni giorno, il perdono dei peccati, l’aiuto nelle tentazioni, la liberazione dal male, ecc. Ma prima di ogni altra cosa Gesù fa domandare a Dio il rispetto al suo nome: « Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome! »

E dopo di tutto questo, gli uomini continuano a bestemmiare, anzi non c’è al mondo un nome tanto profanato quanto quello del Signore.

Il nome dei Santi.

E’ anche bestemmia il profanare il nome dei Santi. Essi sono gli amici di Dio. Chi nella rabbia pronunzia con disprezzo il loro nome, lo fa in quanto Essi sono cari a Dio e perciò si offende Iddio stesso.

Dunque si porti al nome dei Santi il rispetto che si porta al nome di Dio.

Espressioni blasfeme.

Ci sono delle bestemmie, che sogliono essere le più comuni, le quali fanno rabbrividire le persone pie a sentirle pronunziare. Invece ci sono delle bestemmie, alle quali si suole dare poca importanza, pur essendo gravi violazioni del secondo Comandamento di Dio.

Tali bestemmie sono le seguenti espressioni: Iddio non sente!… È cieco!… Il Signore è ingiusto! … Iddio fa le cose storte! … Egli non sa quello che fa! … ecc. Coloro che hanno un poco di timore di Dio, procurino di evitare queste e simili espressioni, perché sono veri oltraggi alla Divina Maestà.

Non nominare il nome di Dio invano.

Il proferire il nome di Dio o dei Santi inutilmente, senza un qualche motivo che lo giustifichi, è peccato veniale o leggero. Questo avviene specialmente nelle esclamazioni di meraviglia: « Dio mio! Gesù e Maria! » ecc.

Se questi nomi sono proferiti come pia invocazione nel dolore, nella gioia o nello spavento, in tal caso manca la colpa.

Ricordino i fedeli il rispetto che la Santa Chiesa esige dai suoi Ministri a tale riguardo. Quando durante le sacre funzioni il Sacerdote pronunzia il nome di Gesù Cristo o dei Santi, deve fare un inchino particolare di capo, quasi per dire: Se oso fare ciò, è unicamente per pregarvi! A tal fine, mi umilio dinanzi a Voi, o Divina maestà, abbassando il mio capo! –

Chi bestemmia è un pazzo.

Chi bestemmia, in quel momento agisce da pazzo. Infatti il pazzo parla non conforme a ragione.

O bestemmiatore, ascoltami! Non credi tu che c’è Dio? Ed allora sei pazzo, se ti arrabbi contro di Lui! Credi invece che Dio esiste? E come non tremi quando lo insulti? Sai tu chi e Dio? È quegli che in un attimo, con un atto solo di volontà, ha creato l’universo con milioni di mondi che danzano negli spazi infiniti dei cieli! Dio è colui che tiene nella sua mano onnipotente la terra che tu calpesti ed in un istante potrebbe ridurre nel nulla te e quanto ti circonda. Che faresti se una formica lungo la via si ribellasse a te e t’ingiuriasse? Alzeresti il piede e la stritoleresti. Tu, o bestemmiatore, sei davanti a Dio meno di una formica. Se il Signore non ti annienta nel momento in cui tu villanamente lo bestemmi, non è già perché Egli non ti senta o non faccia caso del tuo insulto, ma perché e infinitamente buono, padre di misericordia.

Il cane dà lezione all’uomo.

Si racconta che una sera di carnevale, ad ora tarda, ritornava in casa un signore vestito in maschera. Il suo cane che trovavasi vicino alla porta, non riconoscendolo sotto quell’abito, spiccò un salto e gli diede un morso. Subito il padrone emise un grido. Appena il cane riconobbe la voce, si fece indietro umiliato ed andò ad accovacciarsi in un angolo della casa. Da quel momento non mangiò più e non osò più avvicinare il padrone; in tale stato dopo non molto se ne morì.
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Mirabile lezione che dà un cane! Ha morso per isbaglio il suo padrone e sente tanto dispiacere da morirne. L’uomo, che non una volta, ma tante volte bestemmia contro il Signore e fa questo non per isbaglio, bensì volontariamente … non prova spesso alcun dispiacere dell’offesa fatta a Dio e continua a ridere, a mangiare ed a dormire come se niente avesse fatto! Povero bestemmiatore, nei rapporti con il Signore sei di gran lunga inferiore ad una bestia … ad un cane!

La bestemmia contro Maria Vergine.

Dopo del Signore, la più bestemmiata è Maria Santissima. Qual male ha fatto a te, o empio uomo, questa eccelsa Creatura che meritò di divenire la Madre del Figlio di Dio? Essa soffrì a fianco di Gesù, per scontare i peccati dell’umanità e perciò anche i tuoi! Sotto la Croce, mentre il Redentore agonizzava, ti fu assegnata come Madre spirituale. Certamente la Madonna, quale Madre Celeste, ti avrà aiutato in tanti casi della vita e forse tu nei bisogni più urgenti l’avrai pregata. Perché dunque non ti diporti da figlio amoroso con Lei? Vuoi essere come quei figli cattivi che fanno piangere la madre? Ascolta, o bestemmiatore!

Nei dintorni di Napoli, presso un’osteria, giocavano alle bocce lungo la strada alcuni operai bevitori. La strada era sormontata da un arco e sotto di questo trovavasi una piccola nicchia con l’immagine della Madonna col Bambino Gesù. Uno dei giocatori, perdendo, bestemmiava come un indemoniato. I suoi occhi si posarono sull’immagine di Maria Vergine ed invece di smettere di bestemmiare a tale vista, si rivolse con parole ingiuriose contro la Madonna e le scaraventò la boccia di legno che teneva in mano. La colpì in faccia. Maria Santissima avrebbe potuto rispondere all’atto sacrilego con una punizione; però da Madre pietosa rispose con un miracolo: l’immagine dipinta si animò. Mosse gli occhi, vennero giù delle lacrime e la guancia colpita dalla boccia cominciò a sanguinare. Quei giocatori s’inginocchiarono e chiesero perdono delle bestemmie. A ricordo del prodigio venne innalzato un maestoso tempio in quel luogo e fu conservata la miracolosa immagine, sotto il titolo della « Madonna dell’Arco ».

O bestemmiatore, osi ingiuriare la tua genitrice? Sei un figlio snaturato! Osi bestemmiare contro Maria Vergine? Sei uno scellerato!

Don Bosco e il vetturino.

Per taluni la bestemmia e un’abitudine; con tutto ciò, non cessa di essere il gran male che è. L’abitudine si acquista poco per volta, quasi insensibilmente; ma il toglierla riesce difficile, se non si è animati da buona volontà. Ecco un episodio in proposito.

San Giovanni Bosco ritornava a Torino in carrozza assieme ad altri viaggiatori e si accorse che il cocchiere ogni volta che sferzava i cavalli pronunziava una o più bestemmie. – Permettete, gli disse il Santo, che io mi metta a sedere a cassetta al vostro fianco? – Onoratissimo, Reverendo! –

Dopo un poco … giù una bestemmia. – Caro amico, vorrei da voi un piacere … – Ho capito, interruppe il vetturino; volete arrivare presto a Torino? Bene! – E riprese a sferzare per bene i cavalli; alle sferzate frammischiava bestemmie. – Non e questo che voglio, disse Don Bosco; poco m’importa di arrivare a Torino un quarto d’ora prima o dopo. Quello che io voglio e che voi non bestemmiate più! – Oh! se è solamente per questo, state pur sicuro che non bestemmierò più! – Ebbene, se lo farete, che cosa vorrete per premio? – Niente! Io sono obbligato a non bestemmiare. –

Insistendo il Santo, il vetturino chiese per premio una mancia di quattro soldi. – Io ve ne darò venti! – concluse Don Bosco.

Subito dopo, ecco una sferzata ai cavalli e una bestemmia. – Amico mio, e la promessa? – Oh! il bestione che sono io; ho perduto la testa! – Non vi rattristate per questo; vi darò ugualmente venti soldi; però ogni volta che direte una bestemmia, i venti soldi diminuiranno di quattro. – Va bene; ma state certo, Reverendo, che li guadagnerò tutti. –

Dopo un bel tratto di via i cavalli rallentarono il passo ed il cocchiere sferzandoli pronunziò una bestemmia. – Sedici soldi, esclamò Don Bosco; quattro in meno! – Il povero uomo si vergognò e disse: Davvero che le abitudini cattive non si possono più togliere! – Continuando il cammino, un’altra sferzata e due bestemmie. – Otto! Siamo già a otto soldi! – Possibile, gridò stizzito, possibile che siano così forti le abitudini? Io sono avvilito! Questo brutto vizio mi ha fatto perdere dodici soldi! – Amico mio, non dovete addolorarvi per così poco, ma piuttosto per il male che vi fate all’anima! – Oh! sì, rispose; e vero; grande male faccio io; ma sabato voglio andare a confessarmi. Siete di Torino voi, Reverendo? – Sì, mi trovo nell’Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco. – Bene; voglio venire a confessarmi da voi. Scusate, il vostro nome? – Don Bosco. – Va bene; ci rivedremo ancora. –

Viaggiando sino a Torino, pronunziò ancora una bestemmia; perciò il Santo doveva dargli soltanto quattro soldi; ma gliene fece accettare venti, dicendo che lo sforzo di non bestemmiare l’aveva fatto.

Don Bosco il prossimo sabato aspettava il vetturino per la confessione e lo vide comparire soltanto dopo quattro sabati. –

Reverendo, non mi conoscete? Sono quel cocchiere … Ho mantenuto la parola e son venuto a confessarmi! Sapete che mi son prefisso di stare a pane e acqua, ogni volta che avessi detto ancora una bestemmia? – Il Santo lodò assai la sua buona volontà.

I sassolini in tasca.

Un Sacerdote predicava gli esercizi spirituali in un villaggio. Un contadino andò un giorno a trovarlo e gli disse: Padre mio, ho sentito le vostre prediche. Sono commosso davvero. Vorrei anch’io confessarmi e comunicarmi, ma non posso farlo. – E perché? – Siccome ho l’abitudine di bestemmiare, è inutile il confessarmi; finita la Confessione, comincerei subito a bestemmiare. E poiché non voglio ingannare il Signore, sto lontano dai Sacramenti. –

Il Ministro di Dio gli soggiunse: Ma voi volete correggervi di questo brutto vizio? – E sì, Padre! – Ebbene, allora ci riuscirete, purché mettiate in pratica il mezzo che sto per suggerirvi. – Sono disposto ad ubbidirvi, tranne che il mezzo sia molto difficile. – Non vi preoccupate; il mezzo sarà semplicissimo! Siccome voi lavorate nella campagna, ad ogni bestemmia che pronunziate, raccogliete un piccolo sasso e lo mettete in tasca, dicendo: Benedetto Dio! Benedetto Gesù! – Il contadino accettò la proposta. L’indomani pieno di buona volontà, cominciò il lavoro campestre; però la cattiva abitudine lo vinceva. Riprometteva a se stesso di non bestemmiare più e diceva: Questo sassolino dev’essere l’ultimo! – Purtroppo l’ultimo era molto lontano, poiché le bestemmie uscivano con frequenza.

Finito il lavoro, il contadino trovò le saccocce piene di sassolini. Ritornò a casa umiliato, dicendo: Chi l’avrebbe mai detto? Ero risoluto di non bestemmiare, eppure ho mancato tante e tante volte! Ma dovrò riuscire a tutti i costi! –

L’indomani continuò la vigilanza sopra se stesso; ne uscivano bestemmie dalla sua bocca, ma non con la frequenza del giorno precedente. Infatti la sera, verificate le tasche, trovò meno sassolini del giorno innanzi. Prese da ciò un grande coraggio e aumentò in lui la speranza della correzione. Da un giorno all’altro diminuivano le bestemmie, tanto che dopo circa quindici giorni il contadino non trovava la sera nelle tasche neppure un sassolino.

Ritornò a Dio con la santa Confessione e rimase tanto grato a quel Sacerdote che gli aveva suggerito un rimedio così efficace.

« Qui non si bestemmia! ».

Un richiamo utile per il bestemmiatore è il tenere affissato sulla parete della camera un cartoncino con la dicitura: « Qui non si bestemmia! » Volere o no, gli occhi del bestemmiatore andranno a posarvisi spesso e questo servirà a tenerlo sull’attenti per non offendere il nome di Dio.

Fortunate quelle figlie e quelle spose che riusciranno nella santa impresa! Avranno salvata l’anima del bestemmiatore ed avranno attirato sull’intera famiglia le celesti benedizioni!

Responsabilità della bestemmia.

La responsabilità di un peccato così grave, qual è la bestemmia, oltre a cadere su colui che la pronuncia, può anche cadere su chi gliene dà motivo. Ma perché si sia responsabili delle bestemmie fatte dire ad alcuno, si richiede che si preveda la bestemmia e si faccia qualche cosa d’ingiusto o di veramente colpevole. Perciò non dànno conto a Dio le spose ed i figli delle bestemmie che vomita il capo di casa, se questi le proferisce per ogni piccolo pretesto. Non è responsabile la madre delle bestemmie del figlio, se questi le pronunzia perché la genitrice giustamente gli nega il denaro, che andrebbe sprecato in vizi.

Se in famiglia trovasi un bestemmiatore, e squisita carità il vigilare per tenergli lontani i motivi d’impazienza.

Papà lo dice sempre.




Com’è doloroso il constatare che certi bambini già imparano dalla bocca paterna la bestemmia, prima ancora del Padre Nostro e dell’Ave Maria! Qual conto tremendo non daranno a Dio tali genitori!

Trovavasi S. Giovanni Bosco in una nobile famiglia, quando sentì un ragazzino, che indispettito perché gli si era rovesciato il cavalluccio di legno, pronunziava con dispetto il santo nome di Cristo. Lo chiamò con dolcezza, l’invitò a recitare i Comandamenti della Legge di Dio e appena giunse al secondo, l’interruppe dicendo: Sai cosa vuol dire « Non nominare il nome di Dio invano »? Vuol dire che non dobbiamo mai nominare Dio che ci vuole tanto bene, senza una ragione giusta e senza devozione; altrimenti facciamo un peccato, cioè diamo dispiacere a Dio; e questo specialmente quando profaniamo il suo nome con collera, come tu hai fatto or ora! –

Il ragazzino abbassò gli occhi e poi rispose: Papà lo dice sempre! – A queste parole la madre impallidì; il babbo diventò di brace, ma, con prontezza rivolto al figlio ed accarezzandolo: E’ vero, disse, ho fatto male! Da ora innanzi non lo dirò più e voglio che questa sia l’ultima volta anche per te. Sei d’accordo? –

Quella forte umiliazione davanti a Don Bosco bastò a correggere quel nobile signore.

L’ultima bestemmia.

Nel 1860 un capitano della Guardia Nazionale di un paese vicino Napoli, si vantava pubblicamente della sua empietà e scandalizzava tutto il paese con le sue bestemmie. Un giorno voleva impedire una rissa e, vedendosi respinto, pieno di rabbia gridò: Saprò ben io farmi rispettare anche da Cristo! – Sventurato! Egli cadde morto mentre pronunziava l’ultima bestemmia.

Una sfida accettata.

Una domenica alcuni scapestrati si divertivano nell’osteria, la quale era vicina ad una Chiesa. Si celebrava la Messa solenne. Al momento della Consacrazione le campane cominciarono a suonare a festa; quel suono però fece arrabbiare uno di quegl’infelici, il quale si mise a bestemmiare contro Dio e contro il Santissimo Sacramento. L’oste cercò di quietarlo, ma l’altro come invaso dal demonio gridava: Il vostro Dio non mi fa paura e non mi curo delle sue feste! M’impedisca Iddio, se può, di bere questo bicchiere di vino! –

Mentre così diceva ed avvicinava alle labbra il bicchiere, ecco impallidire, vacillare e cadere a terra freddo cadavere.

Dal gioco alla morte.

A Volterra, in Toscana, il 22 dicembre del 1861, l’ultima domenica dell’Avvento, quattro uomini erano riuniti a giocare presso un muro, da cui sporgeva un grande masso. Uno di essi, avendo perduto alcune lire, vomitava orrende bestemmie, specialmente contro Maria Santissima. I compagni suoi, quasi stomacati, lo rimproverarono; ma inutilmente, che anzi raddoppiando la rabbia, ne proferiva delle più infernali.

All’improvviso il masso si staccò e venne giù a schiacciare quel bestemmiatore, lasciando illesi gli altri. A constatare il fatto accorsero molte persone, che rimasero inorridite, quando, tratto fuori il cadavere, lo videro con i capelli e la barba irti a guisa di setole.

Povero uomo, dal gioco passò alla morte e per conseguenza al tremendo giudizio di Dio! Quale scusa avrà potuto portare al divin tribunale per le bestemmie proferite? …

Perdette la parola.

Il seguente fatto avvenne nel 1891. In una bettola d’un villaggio svizzero stavano alcuni bevitori a ridere e a scherzare. Tra costoro c’era un certo Giovanni Bitter, il quale sfidò i compagni a chi bestemmiasse di più.

Quale sfida diabolica! Dire bestemmie tanto per dirle e spingere i compagni a fare altrettanto! Ma Iddio, fortemente sdegnato contro chi aveva fatto l’empia proposta, intervenne subito dando una salutare lezione. Mentre Giovanni Bitter pronunziava bestemmie, d’un colpo quella sua lingua infernale cessò di parlare; rimase perfettamente muto e per tutta la vita. È da sperare che si sia ravveduto.

Come riparare le bestemmie.

Quando si sente bestemmiare per strada, non bisogna imitare quei tali che pronunziano imprecazioni contro il bestemmiatore; sarebbe questo un male; invece bisogna riparare l’offesa di Dio, dicendo con tutto il cuore: « Sia lodato Gesù Cristo! » oppure: « Iddio sia Benedetto! Benedetto il suo santo nome! ecc. » Potrebbe anche dirsi un Pater o un’Ave Maria o un Gloria Patri. Se si è in compagnia, s’invitino i presenti a rispondere alla preghiera riparatrice.

Quando si sente bestemmiare nella propria famiglia, oltre a dire lì per lì qualche breve preghiera o giaculatoria privatamente, si faccia anche qualche riparazione in comune. Perciò sarebbe bene che la madre radunasse i propri bambini innocenti e dicesse loro: Recitiamo una preghiera a Gesù, affinché perdoni al papà le bestemmie che ha detto quest’oggi! –

Al Rosario che suol recitarsi in comune nella famiglia cristiana, si aggiunga giornalmente qualche preghiera in riparazione delle bestemmie.

Sarebbe molto lodevole e molto utile che la madre di quella famiglia, ove fosse il pessimo uso della bestemmia, di tanto in tanto facesse celebrare qualche Santa Messa, per placare la Divina Maestà. Così pure è cosa ottima fare elemosina ai poverelli con lo stesso scopo, poiché la carità copre la moltitudine dei peccati.




Redazione Papaboys (Fonte www.gloria.tv)

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