La Biblioteca Romana Joseph Ratzinger Benedetto XVI – Una casa fatta di libri

«Ha vissuto qui per qualche mese nel 1982 e per molto tempo ha celebrato la messa il giovedì mattina» spiega Hans-Peter Fischer, rettore dell’Arciconfraternita di Santa Maria della Pietà presso il Campo Santo Teutonico e del Pontificio Collegio Teutonico accogliendo i giornalisti in visita alla Biblioteca Romana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, qualche ora prima dell’inaugurazione ufficiale.

La biblioteca — appena nata ma già attiva e aperta agli studiosi e agli studenti che ne faranno richiesta — è interamente dedicata alla vita e al pensiero del Papa emerito. «Per fortuna abbiamo già avuto molte donazioni» ha continuato monsignor Stefan Heid, direttore dell’Istituto Romano della Società di Görres. «La Libreria Editrice Vaticana ci ha regalato circa quattrocento volumi, opere sia a firma di Ratzinger che saggi su di lui, e lo stesso Papa emerito ci ha fatto avere venti casse di libri, suoi personali o copie che gli venivano spedite dalle case editrici in quanto autore. Su ogni libro un timbro permetterà di risalire al nome del donatore, anche se nel caso del Papa emerito la cosa ci preoccupa un po’, temiamo che i suoi libri saranno i primi a sparire misteriosamente — ha scherzato Heid — sicuramente il prossimo passo sarà un sistema di sicurezza».

Al momento i titoli presenti sono oltre mille, in 37 lingue, donati dalla Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger Benedetto xvi e dall’Istituto Papst Benedikt XVI di Ratisbona, dalla Libreria Editrice Vaticana, come ricordava monsignor Heid, ma anche da singoli autori. Il catalogo online della biblioteca è già disponibile sul portale Urbis Library Network, all’indirizzowww.urbis-libnet.org/vufind. Un valido ausilio per gli studiosi, che non avranno solo la possibilità di consultare libri di non sempre facile reperibilità, ma potranno anche avvalersi della presenza — tre pomeriggi alla settimana — di Pierluca Azzaro, traduttore in italiano dell’Opera omnia oltre che segretario esecutivo della Fondazione Ratzinger.

Poter chiedere un consiglio a una persona in carne e ossa, che magari si è già imbattuta altre volte in un problema interpretativo simile al proprio, e non solo a un libro, è uno dei “valori immateriali” più importanti della nuova istituzione. L’idea della biblioteca tematica è nata intorno al 2012, prima della rinuncia di Papa Ratzinger, e negli anni ha lentamente preso forma, anche grazie al sostegno di alcuni mecenati, ha aggiunto monsignor Giuseppe Antonio Scotti, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto xvi, che si sono fatti carico delle prime spese di allestimento e di gestione chiedendo espressamente di non essere citati. La cerimonia ufficiale di inaugurazione è introdotta dalla lectio magistralis «Dalla Bibbia alla Biblioteca: Benedetto XVI e la cultura della parola» del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura. Che cosa trasforma un semplice deposito di libri in una casa vivente, accogliente e feconda? Si chiede il porporato prendendo spunto dalla bet ebraica, che graficamente e semanticamente rimanda a una casa aperta. «La Parola — spiega Ravasi — deve comprimersi nello stampo freddo e limitato dei vocaboli, delle regole grammaticali e sintattiche, deve adattarsi alla redazione di autori umani. È l’esperienza che anche i poeti vivono nella sua drammaticità e tensione. Goethe nel Faust confessava che das Wort erstirbt schon in der Feder, sì, la parola muore già sotto la penna». I libri, per essere veramente nutrienti, devono essere “mangiati” e assimilati; è la forza performativa e non meramente informativa della Parola che si attua già nella grande letteratura ma che ha il suo apice nella Scrittura Sacra. Questa comunione con la Parola si ripete ogni volta che la lectio si trasforma in intimità con Dio, anche nei momenti più estremi, quasi come un viatico. È quello che ricorda Guardini nel suo Elogio del libro, dove descrive un episodio bellico tragico per un gruppo di soldati bloccati in una sacca, circondati dai nemici e votati alla morte: «Il cappellano militare, sentendo che non aveva più nulla da dire di accettabile in quell’ora, tolse di tasca il proprio Nuovo Testamento, ne strappò le pagine e ne diede una ad ogni soldato».




Redazione Papaboys (Fonte L’Osservatore Romano/Silvia Guidi)

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