Nell’agiografia di San Martino di Tours, che la Chiesa ricorda l’11 novembre, celebre è l’episodio del suo incontro con un povero uomo al quale il Santo cedette metà del suo mantello per consentirgli di ripararsi dal freddo. Sul prospetto principale del Duomo di Lucca, a lui intitolato, tra le arcate del nartece, una scultura ricorda questo gesto di carità mentre altre scene della vita del Santo ricorrono in rilievo sull’architrave ed attorno al portale centrale, accanto ad un ciclo di mesi e relativi segni zodiacali.
La chiesa ha origine antichissime, essendo stata fondata da San Frediano, vescovo di Lucca nel VI secolo, destinata, successivamente, a sostituire la primitiva cattedrale di Santa Reparata, considerata troppo piccola per il crescente numero di fedeli. Il passaggio di consegna fu sottolineato dalla traslazione da Populonia delle reliquie del Santo Martire Regolo, tuttora qui venerate. Il nuovo Duomo fu solennemente consacrato nel 1070 da Anselmo da Baggio, già pontefice con il nome di Alessandro II. Romanica, di ispirazione pisana con i suoi tre ordini di loggette, resta solo la facciata realizzata dallo scultore-architetto Guidetto da Como nel 1204.
Nella lunetta sopra l’ingresso sinistro, intorno al 1260, Nicola Pisano scolpì una drammatica enaturalistica Deposizione con Giuseppe D’Arimatea che sorregge il corpo inerte del Cristo, dalla testa reclinata. Sull’estremo pilastro destro addossato al campanile è incisa la misteriosa immagine di un labirinto, cui si affianca un’iscrizione che ricorda il mito di Teseo e Arianna. Lo spazio interno della chiesa venne interamente rifatto, seguendo stilemi gotici, sul finire del XIV secolo. È suddiviso in tre navate di cui quella centrale si conclude con un’ abside semicircolare illuminata da tre monofore, mentre le due laterali, di altezza decisamente inferiore, sono sormontate da matronei. Per il terzo altare della navata destra Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, dipinse una visionaria Ultima Cena nei primi anni Novanta del XVI secolo.
In un ambiente rischiarato dalla luce che proviene dalla persona di Cristo, il pittore veneto colse il momento dell’Istituzione dell’Eucarestia, suggerendo nella figura di donna che allatta un bambino in primo piano, un parallelismo tra nutrimento materiale e nutrimento spirituale. Numerose sono le opere d’arte conservate nella chiesa. Tra queste, in sacrestia, trovano posto il celebre monumento funebre di Ilaria del Carretto, capolavoro del primo Quattrocento di Jacopo della Quercia, e la Madonna in trono tra Santi di Domenico Ghirlandaio.
Il vero cuore della cattedrale è il Volto Santo. Lungo la navata sinistra, nel 1484, Matteo Civitali edificò un tempietto a pianta circolare per accogliere l’immagine ritenuta acheropita, ovvero non fatta da mano umana, di un Cristhus Triumphans e non Patiens, ovvero crocefisso con gli occhi aperti e caratterizzato da uno sguardo intenso. Si tratta di una statua in legno di noce, di dimensioni piuttosto significative, il cui annerimento, non originario, fu provocato dal nerofumo dei ceri che risparmiò i piedi accarezzati dai devoti fedeli. Il corpo del Cristo è rivestito da una tunica dalmata. Si pensa che l’immagine oggi in loco sia una copia, realizzata tra il XI e il XIII secolo, dell’originale, forse di fattura bizantina. Dal Suo ingresso trionfale in Lucca nel 742, avvenuto in circostanze miracolose, l’immagine è stata sempre oggetto di profonda e partecipata venerazione.
Redazione Papaboys (Fonte www.lanuovabq.it/Margherita Del Castillo)
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