La Quaresima da poco iniziata ci vede impegnati in modo più profondo nel nostro cammino di conversione. Le ceneri che abbiamo ricevuto sul capo mercoledì scorso ci hanno ricordato il valore della nostra vita e la necessità di renderla più sensata possibile. Le ceneri possiamo paragonarle ad un antitumorale che durante questi quaranta giorni potrà guarirci dal cancro che attanaglia ogni esistenza. Parlo del tumore della nostra presunzione che ci fa credere di essere Dio, di essere i gestori e i manovratori della storia, della Chiesa, della società ecc… Un tumore che a volte può anche provocare metastasi: ci serviamo degli altri, desideriamo possedere ogni cosa, siamo sempre insoddisfatti, giudichiamo sempre. “Convertirsi è accettare di smettere di cercare in continuazione di “sistemare” le cose … ogniqualvolta scelgo altri dèi, facendo di persone o eventi la fonte della mia gioia, scoprirò che la mia sofferenza non farà che aumentare. Quando mi aspetto dagli altri ciò che solo Dio può dare, proverò sempre dolore”.
( H. Nouwen, Muta il mio dolore in danza).
Le ceneri sul capo ci ricordano che non siamo Dio né superman, ci ricordano da dove veniamo e dove andiamo. Durante questi quaranta giorni pensando alle ceneri sul capo, preghiamo il Signore perché ci guarisca da questo tumore che paralizza l’intera nostra vita e possiamo affidarci sempre più a Lui perché la nostra vita possa diventare un Vangelo aperto, un segno di speranza e un appoggio sicuro per chi è in difficoltà. Iniziando a contemplare più spesso il Crocifisso chiediamo la grazia di amare come ci ama Lui e ogni volta che riceviamo un torto oppure siamo tentati di giudicare ripetiamo nel nostro cuore le parole che Lui ci ripete sempre nel sacramento della confessione:
“ Io ti assolvo”. di Roberto Oliva