Partiamo da un passo del Vangelo di Luca:
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande» (Lc 6,46-49).
È l’opera che attesta la verità della nostra fede e del nostro sì. Se l’opera è assente, anche la fede è assente. Questa relazione vitale tra fede ed opera oggi la si vuole abolire, cancellare, eliminare nel rapporto della sequela. È un vero assurdo. Si segue chi? Si cammina con chi? La nostra fede è sequela di Cristo che cammina verso la croce. Che sale in croce. Che in croce muore per noi. Se un cristiano rifiuta la croce, la toglie dalla sue spalle, si allontana da essa, a cosa gli serve l’Eucaristia? Oggi si vogliono i sacramenti, non solo Eucaristia, ma quasi tutti, come opera prettamente religiosa, non come segni efficaci di grazia e di verità, segni attraverso i quali diveniamo pieni di grazia e di verità. Oggi si fa un gran parlare dell’Eucaristia negata ai divorziati risposati. Tutti però dimenticano che il problema non è dell’Eucaristia. Essa non può essere negata a nessuno. Il vero problema è del sacramento della Confessione. A chi si può dare l’assoluzione sacramentale? Chi ritorna in grazia di Dio? Chi viene nuovamente inserito in Cristo come parte viva di Lui? Perché i non battezzati non possono accedere all’Eucaristia?
L’Antico Catechismo circa il sacramento della Confessione o Penitenza richiedeva ben cinque condizioni per poter godere pienamente della grazia di Dio: “Esame di coscienza. Dolore dei peccati. Proponimento di non commetterli più. Accusa dei peccati. Soddisfazione o penitenza”.
È chiaro che se vengono meno il dolore dei peccati e il proponimento di non peccare più, l’assoluzione non può essere data. Non si può assolvere una persona non pentita del male fatto e neanche chi intende continuare nel suo peccato. Allora il vero problema non è l’Eucaristia. È invece un altro: la Chiesa deve rinunciare alla verità di Cristo, rendendo Cristo ministro del peccato, oppure essa deve salvare Cristo anche a condizione di perdere anime? Se essa salva e difende la verità di Cristo, che è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, Cristo salvato dalla Chiesa, potrà salvare altre anime. Perso Cristo, la Chiesa stessa si perde e le anime si perdono. La Chiesa deve decidere se il divorzio è adulterio oppure no. Gesù dice che è adulterio. Può dire la Chiesa parole difformi da quelle di Cristo Gesù?«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.
Obbedisce al Padre il figlio che si reca nella vigna e inizia a lavorare in essa. L’Eucaristia è il nutrimento per quanti lavorano nella vigna della verità di Cristo Gesù. A chi è fuori della verità di Cristo, fuori del suo corpo, fuori della sua vigna, l’Eucaristia non reca alcun giovamento. È la verità sul matrimonio che va messa in piena luce. Quella dell’Eucaristia è perfetta. di Don Francesco Cristofaro
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