Papa Francesco, questo lunedì 13 giugno, sarà in visita alla sede di Roma del Programma Alimentare Mondiale (Pam), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare. E’ il primo Pontefice a visitare l’agenzia, che è la più grande organizzazione umanitaria del mondo; assiste infatti una media di 100 milioni di persone in 78 Paesi.
Il Papa rimarrà nell’agenzia per un paio di ore nel corso delle quali incontrerà le autorità ed i Capi di Stato e Ministri presenti all’Assemblea, farà una sosta davanti al muro della memoria per i caduti del Pam e saluterà i dipendenti con le loro famiglie ed alcuni funzionari che sono stati feriti in missione. Sull’importanza di questa visita Mercedes De La Torre ha intervistato l’Osservatore Permanente della Santa Sede al Pam mons. Fernando Chica Arellano:
R. – Lo primero que tengo que decir…
Prima di tutto voglio dire che è una grande gioia. All’interno dell’organismo delle Nazioni Unite hanno ricevuto la notizia di questa visita con grande entusiasmo, non appena hanno saputo la data, perché è la prima volta che un Pontefice visita il Programma. Tutti i Pontefici, nel tempo, hanno fatto visita alla Fao. Papa Francesco è stato l’ultimo, il 20 novembre 2014, ma naturalmente anche Papa Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, Paolo VI… Alla Fao, dunque, sono andati molti Pontefici, ma non al Programma Alimentare Mondiale, è la prima volta. Giovanni Paolo II una volta è andato in visita all’Ifad, il Fondo per lo Sviluppo Agricolo. Per questo la visita di un successore di Pietro al Pam è molto importante. Il Papa, infatti, vuole dire che partecipa a tutti gli obiettivi delineati e fatti propri da questo organismo. E’ un Programma che lotta contro la fame, non solo in maniera teorica, perché ha molti funzionari distribuiti in tutto il mondo: 11.500 funzionari circa. Nei Paesi più poveri della Terra, lì è presente il Programma Alimentare Mondiale, non solo quando ci sono le emergenze, cosa che accade molto spesso, ma anche con un lavoro silenzioso e continuo, per ricordare che la comunità internazionale si trova anche dove il dolore e la fame sono più presenti. Il Programma Alimentare Mondiale sta portando avanti un lavoro di grande merito in questi Paesi. Pensiamo, ad esempio, ad Haiti; pensiamo a tutti i Paesi dell’America Latina, del cosiddetto “corredor seco”, corridoio secco, del Centramerica, che hanno un problema di siccità e sono colpiti dal fenomeno conosciuto come “El Niño”, quel tremendo flagello che colpisce soprattutto il Centroamerica e che causa grandi devastazioni. Lì è presente il Programma Alimentare Mondiale in maniera molto efficace, per aiutare tutti.
D. – Il Papa parlerà del dramma della fame, che affligge 800 milioni di persone, un tema molto vivo del suo Pontificato…
R. – La Santa Sede, en concreto Su Santidad el Papa Francisco…
La Santa Sede, specificatamente Sua Santità Papa Francesco, dall’inizio del suo Pontificato, è molto vicino a queste tematiche. Il Papa le porta nel suo cuore, non da ora ma da quando era giovane. Papa Francesco è molto vicino a tutti coloro che soffrono e lo fa con la sua parola, lo fa con la sua testimonianza, e lo fa anche grazie ad una serie di iniziative. Andare al Pam rientra in questa predilezione del Papa per coloro che sono più amati dal Signore, i poveri. Quindi, questo mostra che la Santa Sede porta avanti un lavoro di solidarietà internazionale meraviglioso, e lo mostra non solo con questa visita, ma anche con i continui appelli del Pontefice di fronte alle crisi. Per esempio, in Medio Oriente, in Centrafrica, quando è scoppiato il flagello dell’Ebola. Nel 2014, la Santa Sede ha dato un aiuto simbolico per combattere questa tremenda malattia, che colpiva molti nostri fratelli africani. Il Papa vuole mostrare che dove c’è sofferenza umana lì c’è la Chiesa, perché la Chiesa è esperta in umanità, perché la Chiesa è scuola del miglior umanesimo. Nessuna sofferenza umana è estranea alla Chiesa, nessuna. Quindi, dove c’è un povero, dove c’è una persona svantaggiata, dove c’è una necessità, lì dobbiamo stare come Chiesa, dal Papa fino all’ultimo dei battezzati. Tutti, come popolo di Dio, dobbiamo tenere i poveri nel nostro cuore, e non per populismo, no, ma per imitare Cristo. Lui nella Sinagoga di Nazareth ha indicato esplicitamente il suo programma messianico, in cui i poveri occupano un posto privilegiato. La Santa Sede vuole spingere questa solidarietà internazionale. Dove sono quelli che soffrono qualsiasi tipo di dolore, di angustia, di abbattimento, lì è la Chiesa e la Santa Sede, e naturalmente lì è il Papa in prima persona.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)