Categorie: Ethica et Oeconomia

La Chiesa è omofoba?

Papa Francesco, incontra i fedeli a piazza san Pietro.

La Chiesa è accusata di omofbia. Di non rispettare i “diritti” dei bambini. Le accuse provengono dall’ONU. Stranamente sono gli stessi che approvano leggi liberticide che aprono la strada alla legittimazione della pedofilia: tanto che male c’è avere rapporti sessuali con minori? E’ la libertà di scelta! Per chiarezza e a beneficio di quanti non li conoscono, riportiamo di seguito i due paragrafi (2357, 2358) dedicati alla omosessualità dal Catechismo della Chiesa Cattolica promulgato da Giovanni Paolo II° nel 1992:

2357.L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, [Cf Gen 19,1-29; Rm 1,24-27; 1Cor 6,10; 1Tm 1,10 ] la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”.

2358. “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione”.

Dove sono le tracce di omofobia e rifiuto delle persone omosessuali? La violenza con cui la nuova dittatura ideologica avanza è spaventosa. Tra poco sarà negato il diritto alla parola e all’educazione. Qualsiasi cosa viene detta, pensata, condivisa, sembra quasi un complotto contro il mondo LGTB. Come questi movimenti dissentono proponendo le loro ragioni, così esiste un’altra parte di popolo, il quale non vuole condividere il mondo a cui il nuovo corso politico vuole abituare la società. Siamo in democrazia. Vietare il dissenso, è pericoloso. Lo hanno fatto in passato i regimi totalitari, di cui abbiamo conosciuto le terribili conseguenze. In Spagna per la prima volta un vescovo viene accusato di “omofobia”. La sua colpa? E’ quella di aver parlato dell’omosessualità alla luce del Catechismo della Chiesa Cattolica citando le stesse parola di Papa Francesco. Si tratta del neo-cardinale Fernando Sebastián Aguilar, arcivescovo emerito di Málaga, dell’Ordine dei Figli del Cuore Immacolato di Maria e teologo di cui Papa Francesco si riconosce come “figlio”. L’intervista risale al 20 Gennaio scorso ed è stata rilasciata al quotidiano “Diario del Sur”. “Il Papa accentua i gesti di rispetto e di stima a tutte le persone, ma non tradisce né modifica il Magistero tradizionale della Chiesa – ha dichiarato il Presule- una cosa è manifestare accoglienza e affetto a una persona omosessuale, un’altra è giustificare moralmente l’esercizio dell’omosessualità. A una persona posso dire che ha una deficienza, ma ciò non giustifica che io rinunci a stimarla e aiutarla. Credo che sia questa la posizione del Papa”. L’intervistatore ha poi voluto sapere se per “deficienza” s’intende dal punto di vista morale. Risponde Cardinal Aguilar:  “Molti si lamentano e non lo tollerano, ma con tutto il rispetto dico che l’omosessualità è una maniera deficiente di manifestare la sessualità, perché questa ha una struttura e un fine, che è quello della procreazione. L’omosessualità, in quanto non può raggiungere questo fine, sbaglia. Questo non è per niente un oltraggio. Nel nostro corpo abbiamo molte deficienze. Io ho l’ipertensione. Mi devo arrabbiare perché me lo dicono? È una deficienza che cerco di correggere come posso. Il segnalare a un omosessuale una deficienza non è un’offesa, è un aiuto perché molti casi di omosessualità si possono ricuperare e normalizzare con un trattamento adeguato. Non è offesa, è stima. Quando una persona ha un difetto, il vero amico è colui che glielo dice”.

Gli attivisti LGBT del posto hanno subito protestato denunciando il Cardinale di aver definito l’omosessualità come malattia, espressione che la giurisprudenza spagnola punisce severamente se correlata con l’omosessualità, a motivo della legge sulla cosiddetta omofobia già in vigore in Spagna; ma l’Arcivescovo non è sprovveduto, poiché ha usato termini come “recupero”, anziché “guarigione” e si è ben riguardato dall’usare il termine “malattia”, usando la terminolaogia propria del Catechismo della Chiesa Cattolica. Alle richieste degli attivisti la procura ha “obbedito” e anche tutto il Consiglio Comunale di Málaga, compresi i democristiani del Partito Popolare, si è schierato contro l’Arcivescovo. In Spagna non c’è più il mangiapreti Zapatero e al Governo c’è la Democrazia Cristiana. Chiunque avesse pensato che un governo democristiano non facesse passare leggi contro la cosiddetta “omofobia”, si è illuso e questa è l’ennesima prova del nove che i cristiani in politica si sono conformati alla mentalità del “politically correct”. Gesù ci ha insegnato: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no: il di più viene dal maligno” (Mt 5,37) e l’Arcivescovo di Málaga il Cardinal Fernando Sebastián Aguilar ha dato un grande esempio di coraggio della Testimonianza a Cristo e alla Verità, che noi tutti dovremmo osservare. Mi vengono i brividi a sol pensiero che tanti cristiani tiepidi sia dentro che fuori la politica accettano che vengano imposte leggi  contrarie alla natura dell’uomo. Noi amiamo la Chiesa e amiamo il Santo Padre perché amiamo Cristo e non possiamo tacere.

Intanto in Italia, pur non essendo approvata la legge omofobia, alcune amministrazioni locali, hanno cominciato a favorire l’indottrinamento gender. A Venezia i termini “papa-mamma”, sono scomparsi dalla modulistica del Comune. Camilla Seibezzi, consigliera delegata ai diritti civili e politiche contro le discriminazioni, ha vinto la battaglia per l’inserimento di quello che definisce “un termine più generale e inclusivo”. Tra le polemiche dei genitori e della cittadinanza, si è aperto un nuovo fronte di polemiche. Nelle scuole materne e negli asili, sono stati distribuiti una quarantina di libri contro le discriminazioni sessuali. Nei testi si parla delle diverse forme familiari: da quella con due papà a quella con due mamme, passando per “e con tango siamo in tre”, la storia di due pinguini maschi che covano un uovo.  Con quali soldi sono stati pubblicati i libri? Domanda a cui è facile trovare risposta. Non credo che la Consigliera abbia utilizzato i fondi personali per stampare dei libri che riflettono, non l’insegnamento statale, ma un’idea personale ed ideologica.  A Milano cambiano le diciture impresse sui moduli d’iscrizione dei bambini alle scuole dell’infanzia comunali, con l’introduzione di una dicitura generica, naturale emanazione del registro delle Unioni civili approvato da Palazzo Marino nel Luglio del 2012. L’evoluzione è frutto del lavoro della consigliera PD, Rosaria Iardino, che vede un’estensione del principio anche in altri ambiti. Immediate le reazioni dell’opposizione: “si tratta di un colpo di mano della giunta e maggioranza, che mettono i cittadini di fronte al fatto compiuto”. Su un cambiamento così sostanziale e controverso, è d’obbligo discutere in Consiglio e ascoltare la città, aprendo un dibattito in tutte le sedi della partecipazione democratica. Il Consiglio è stato del tutto esautorato, denunciano i consiglieri dell’opposizione. Forza! Non scoraggiamoci. Diciamo a tutti senza timore la bellezza della famiglia naturale: uomo-donna-bambini. Non permettiamo che l’ideologia del genere, infesti con il suo virus mortale, la vita e lo sviluppo dell’umanità. DonSa

Alcune illustrazioni delle nuove Fiabe distribuite negli asili.

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