Si tratta dell’attività normale del Comitato, che si riunisce periodicamente per esaminare e approvare, secondo le regole del proprio statuto, i progetti inviati delle Conferenze episcopali dei Paesi del Terzo Mondo e dagli ordini religiosi che operano in quelle nazioni. I fondi vengono messi ogni anno a disposizione del Comitato stesso dai vescovi italiani, nell’ambito della ripartizione (che di solito viene effettuata all’Assemblea di maggio) dell’intera somma dell’8xmille attribuita alla Chiesa cattolica.
Nel 2013 sono stati stanziati per questo tipo di interventi 85 milioni di euro. La stessa cifra del 2014. Ma come è facile immagine le richieste che pervengono alla Cei sono di gran lunga superiori. I fondi vengono poi concretamente erogati man mano che i progetti presentati sono approvati dal Comitato. Ed è lo stesso Comitato, attraverso i suoi tecnici, a verificare che il progetto venga effettivamente realizzato, in maniera da non disperdere neanche un centesimo dei soldi impiegati.
Nella riunione del 23 e 24 gennaio gli 8 milioni e 751mila euro, informa la Cei, «sono stati così suddivisi: 4 milioni e 333.202 euro per 44 progetti in Africa; un milione e 671.769 euro per 17 progetti in Asia; un milione e 575.962 euro per 14 progetti in America Latina; e in fine un milione e 102.694 per 3 progetti in Medio Oriente; infine 67.370 euro per un progetto in Europa».
Tra i «progetti più interessanti», viene segnalato quello finanziato in Angola, che mira al reinserimento sociale e all’«avvio di percorsi verso la vita autonoma di giovani a rischio». Destinatari sono 213 ex bambini di strada che saranno sostenuti con un accompagnamento psico-sociale nel loro processo di reinserimento familiare e professionale, e 102 giovani vulnerabili (anche loro ex bambini di strada) al momento in uscita dal sistema di protezione integrale salesiano, nel quale erano inseriti, a causa del raggiungimento dei 17 anni di età.
Riguarda invece la formazione professionale e il lavoro il progetto finanziato in Madagascar e destinato a 250 giovani tra i 15 e i 25 anni. I ragazzi seguiranno i corsi presso il Centro “Don Orione”, «per creare un efficace sistema di avvio al lavoro – afferma il comunicato – e garantire nel contempo la sostenibilità economica del Centro stesso».
Molto interessante e originale anche il progetto che sarà realizzato in India, per lo sviluppo socio-economico e sanitario di famiglie e orfani vittime dell’Aids. L’iniziativa si propone di prestare assistenza a 600 famiglie (2500 persone complessivamente) che necessitano di un aiuto a livello educativo, sanitario, nutrizionale, legale e psicologico. Destinatarie privilegiate saranno ragazze-madri affette da Aids o con figli sieropositivi, di cui sarà curato il reinserimento lavorativo.
Dall’India al Medio Oriente. Cambiano destinatari e contesto, ma non l’utilità degli stanziamenti. In Libano, infatti, è stato finanziato un progetto-pilota per la costruzione di un centro per bambini da 0 a 6 anni affetti da autismo. Il centro, inizialmente destinato a 50 pazienti, sarà dotato di un refettorio, due stanze per la terapia del linguaggio, una stanza per la fisioterapia, una sala proiezioni, una per la terapia psicomotoria, una per la terapia occupazionale, cinque aule, una sala per i giochi, tre uffici, una lavanderia, sei servizi igienici, un giardino esterno, una hall e una infermeria.
di Mimmo Muolo per Avvenire
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