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La Chiesa prega per Papa Francesco, unendosi (finalmente) per pregare unita il Santo Rosario

Piazza San Pietro si è riempita di fedeli, cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, uniti in un unico grande coro di preghiera per il Papa. Un’immagine potente, quasi profetica: in questo tempo di prova, la Chiesa si stringe attorno al suo Pastore, riscoprendo il primato della preghiera pubblica, quella che si innalza coralmente al cielo, come nei tempi antichi.

Il motivo? La salute di Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli dal 14 febbraio, ha preoccupato il cuore della Chiesa. Dopo giorni di ansia, il bollettino medico ha dato una nota di speranza: nessuna nuova crisi respiratoria, esami in lieve miglioramento, ossigenoterapia ridotta. Il Santo Padre, pur in condizioni critiche, sta mostrando segnali di recupero. Ma la risposta della Chiesa non è stata solo l’attesa: è stata la preghiera.

Il Rosario in Piazza San Pietro: La Chiesa unita nella Supplica

E così, i cardinali residenti a Roma, compresi quelli che in passato non hanno mancato di esprimere riserve su questo pontificato, si sono ritrovati in Piazza San Pietro per recitare il Santo Rosario. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha presieduto la veglia, guidando un popolo in ginocchio, davanti a Maria, Regina del Cielo, intercedendo per il Papa.

Un’immagine forte: pastori e fedeli uniti davanti a Dio, uniti nella stessa implorazione. C’è voluta una situazione difficile per riportare la preghiera pubblica al centro della vita della Chiesa? Forse. Ma qui sta il mistero della Croce: anche nella sofferenza, Dio richiama il Suo popolo, e lo riconduce all’essenziale.

Mentre Piazza San Pietro si riempiva di Ave Maria, Papa Francesco – sebbene ancora in convalescenza – ha ripreso il suo lavoro. Ha ricevuto l’Eucaristia al mattino e, in serata, ha fatto un gesto che racconta tutto il cuore del suo ministero: ha telefonato alla parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza. Un segno di paterna vicinanza a una comunità provata, proprio mentre lui stesso è nella debolezza fisica.

Preghiera Rosario per il Papa 24 febbraio

Un gesto evangelico, che ricorda le parole di San Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor 12,10)

. Nel momento della prova, il Papa non cessa di pensare agli altri, di portare il peso della sofferenza del mondo.

Un’onda di preghiera: L’Italia si mobilita

Non solo Roma. Già la sera precedente, a Bologna, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, aveva guidato una preghiera per il Papa nella Chiesa di San Domenico. Ma non sarà un evento isolato. La Conferenza Episcopale Italiana ha annunciato che l’intera nazione intensificherà la preghiera per Francesco.

Anche la comunità del Policlinico Gemelli e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha deciso di accompagnare spiritualmente il Papa per tutta la durata della sua degenza. Un’iniziativa che conferma come la Chiesa, nei momenti di prova, sappia ritrovare l’essenza della sua missione: pregare, sostenersi, custodire il proprio pastore.

La Preghiera: Il Cuore della Chiesa

Questa mobilitazione ha un valore che va oltre la contingenza del momento. Ricorda alla Chiesa stessa che la preghiera non è un atto accessorio, non è un contorno della vita ecclesiale, ma il cuore pulsante della fede. Nella preghiera, la Chiesa è veramente sé stessa: un popolo in cammino, in ginocchio davanti a Dio.

Non è forse questa l’eredità più preziosa che possiamo riscoprire in questi giorni? Forse ci voleva un momento difficile per ricordarci che senza preghiera la Chiesa perde la sua linfa vitale. E forse, proprio in questa ritrovata unità davanti al Signore, possiamo leggere un segno della Sua Grazia che opera anche nelle difficoltà.

“Pregate senza interruzione” (1Ts 5,17): questa è la lezione che la Chiesa sta imparando di nuovo. E forse, quando Papa Francesco tornerà a San Pietro, troverà un popolo più unito, più orante, più consapevole della potenza della fede vissuta in ginocchio.

Perché il vero potere della Chiesa non sta nelle strategie, nei programmi, nelle polemiche interne. Sta nella preghiera. E oggi, più che mai, lo stiamo riscoprendo.

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