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‘La Chiesa sia vicina e non condanni chi vive dolorosi fallimenti coniugali’

“La Chiesa sia vicina e non condanni chi vive dolorosi fallimenti coniugali”

Angelus del Papa in piazza San Pietro: «Il modo di agire di Dio con il suo popolo infedele ci insegna che l’amore ferito può essere sanato attraverso il perdono». Nuovo appello a pregare contro gli attacchi del diavolo

Misericordia e carità, non condanna.

Questo l’atteggiamento che il Papa domanda alla Chiesa per le famiglie che sperimentano la crisi o la rottura definitiva. «Alla Chiesa, in queste situazioni, non è chiesta subito e solo la condanna. Al contrario, di fronte a tanti dolorosi fallimenti coniugali, essa si sente chiamata a vivere la sua presenza di carità e di misericordia, per ricondurre a Dio i cuori feriti e smarriti», afferma nell’Angelus di questa domenica in piazza San Pietro, riflettendo sul Vangelo odierno. È quello di Marco che riporta come Gesù venga provocato dai farisei che gli chiedono se sia lecito a un marito ripudiare la propria moglie, così come prevedeva la legge di Mosè.

«Con la sapienza e l’autorità che gli vengono dal Padre», Cristo ridimensiona questa prescrizione che, dice, è «una concessione che serve a tamponare le falle prodotte dal nostro egoismo, ma non corrisponde all’intenzione originaria del Creatore». In essa, spiega il Papa, «non c’è l’uomo che sposa una donna e, se le cose non vanno, la ripudia. No. Ci sono invece l’uomo e la donna chiamati a riconoscersi, a completarsi, ad aiutarsi a vicenda nel matrimonio».

Quello di Gesù è quindi un insegnamento «molto chiaro e difende la dignità del matrimonio, come unione di amore che implica la fedeltà», sottolinea Francesco. «Ciò che consente agli sposi di rimanere uniti nel matrimonio è un amore di donazione reciproca sostenuto dalla grazia di Cristo. Se invece prevale nei coniugi l’interesse individuale, la propria soddisfazione, allora la loro unione non potrà resistere».

IL REALISMO

Con grande realismo, è tuttavia la stessa pagina evangelica a ricordare «che l’uomo e la donna, chiamati a vivere l’esperienza della relazione e dell’amore, possono dolorosamente porre gesti che la mettono in crisi», evidenzia poi il Pontefice. «Gesù non ammette il ripudio e tutto ciò che può portare al naufragio della relazione. Lo fa per confermare il disegno di Dio, in cui spiccano la forza e la bellezza della relazione umana».

Da parte sua «la Chiesa, madre e maestra che condivide le gioie e le fatiche delle persone, da una parte non si stanca di confermare la bellezza della famiglia come ci è stata consegnata dalla Scrittura e dalla Tradizione; nello stesso tempo, si sforza di far sentire concretamente la sua vicinanza materna a quanti vivono l’esperienza di relazioni infrante o portate avanti in maniera sofferta e faticosa», assicura il Papa.

E ancora una volta ribadisce che: «Il modo di agire di Dio stesso con il suo popolo infedele – cioè con noi – ci insegna che l’amore ferito può essere sanato da Dio attraverso la misericordia e il perdono». Perciò «alla Chiesa, in queste situazioni, non è chiesta subito e solo la condanna. Al contrario, di fronte a tanti dolorosi fallimenti coniugali, essa si sente chiamata a vivere la sua presenza di carità e di misericordia, per ricondurre a Dio i cuori feriti e smarriti».

Francesco invoca infine «la Vergine Maria, perché aiuti i coniugi a vivere e rinnovare sempre la loro unione a partire dal dono originario di Dio». Poi, dopo la preghiera mariana, ricorda la festa della Madonna del Rosario di oggi, rivolgendo «uno speciale saluto ai fedeli radunati presso il Santuario di Pompei per la tradizionale Supplica», quest’anno presieduta dal nunzio in Siria, il cardinale Mario Zenari.

DOPO L’ANGELUS

Il Papa coglie quindi l’occasione per rinnovare «l’invito a pregare il Rosario ogni giorno del mese di ottobre, concludendolo con l’antifona “Sotto la tua protezione” e la preghiera a San Michele Arcangelo, per respingere gli attacchi del diavolo che vuole dividere la Chiesa».

Al momento dei saluti, il Vescovo di Roma ricorda la prima Giornata delle Catacombe che avrà luogo nella capitale il prossimo 13 ottobre e che prevede l’apertura al pubblico di molti siti, con laboratori didattici ed eventi culturali. «Ringrazio la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra per questa iniziativa ed auguro per essa la migliore riuscita», dice il Pontefice. Infine saluta «con affetto» i pellegrini italiani e stranieri presenti a San Pietro, in particolare i greco-cattolici della Slovacchia già incontrati ieri in Aula Paolo VI. «A tutti – conclude utilizzando la consueta formula – auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!».
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di Salvatore Cernuzio per Vatican Insider

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