Dopo aver confessato «la Santa Chiesa Cattolica», il Simbolo degli Apostoli aggiunge «la comunione dei santi». è, questa, un’affascinante realtà della nostra Fede, per la quale nella Chiesa il bene degli uni è comunicato agli altri, essendo tutti i credenti membra di un unico corpo. Ma come si realizza ciò?
Una domenica san Francesco di Sales si trovò a predicare il catechismo in un piccolo villaggio alpestre della Svizzera. Il tema era quello della “comunione dei santi”. Fuori dalla chiesetta, però, imperversava una bufera di neve e i convenuti erano solo sette. Tra questi, vi era una donna convertitasi al calvinismo (il quale afferma sia un’idolatria invocare i santi del Cielo ed erroneo pregare per le anime del Purgatorio). Il santo Vescovo, nonostante la scarsissima presenza di persone, volle tenere ugualmente il sermone; ed egli lo fece con tanto ardore e passione da conquistare interamente quella donna calvinista, la quale gli si gettò ai piedi e lo supplicò di volerla riaccogliere in seno alla Chiesa. Il solo pensiero consolantissimo di quei vincoli d’amore tra il mondo di qua e il mondo di là, e tra tutte le anime della Chiesa, l’aveva spinta a ritornare alla Fede pura e santa dei suoi Padri e a fare il proposito di non separarsene mai più nell’avvenire.
Ma che cos’è la “comunione dei santi”? Che cosa s’intende, più precisamente, con questo articolo della nostra Fede che ogni domenica professiamo nel Credo?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 948 recita: «Il termine “comunione dei santi” ha due significati, strettamente legati: 1) “comunione alle cose sante (sancta)” e 2) “comunione tra le persone sante (sancti)”».
1) La comunione ai beni spirituali, quindi alle cose sante (sancta), l’abbiamo nella Chiesa per mezzo dell’unica Fede; dei Sacramenti e, in modo particolare, dell’Eucaristia con la quale «viene rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli» (CCC 960); dei carismi che sono dati per l’edificazione e il bene di tutti; dei beni materiali («ogni cosa era fra loro in comune», At 4,32) e della carità che ci lega gli uni gli altri («nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso», Rm 14,7).
2) Per quanto riguarda la comunione tra le persone sante (sancti), invece, occorre fare una precisazione. Attualmente quando parliamo di persone sante, normalmente intendiamo riferirci a persone che si sono distinte dalle altre per eroismo di virtù e che, per questo, sono state elevate dalla Chiesa all’onore degli altari. In realtà, però, il termine fu preso in questo senso solo quando nella Chiesa venne meno il fervore e aumentò il numero dei peccatori. In principio, però, non era così. Questo termine era usato nelle prime comunità cristiane indistintamente per indicare tutti i cristiani, come testimoniano le lettere di san Paolo apostolo che, rivolgendosi ai cristiani dell’una o dell’altra comunità, si serve di espressioni come: “Salutatemi tutti i santi che sono nella tale città”, ecc. E questo sia perché con il Battesimo noi veniamo realmente santificati (cf. 1Cor 6,11), sia perché diventiamo membra del Corpo mistico di Cristo, che è tutto santo (cf. 1Cor 12,27), sia, infine, perché siamo tutti invitati alla santità e chiamati alla gloria del Paradiso (cf. At 20,22).
Ed è in questo senso che si intende comunione dei santi. Pertanto, ne fanno parte tutti coloro che si trovano attualmente in Paradiso; vi appartengono poi tutte le anime del Purgatorio che hanno meritato il Paradiso, pur non facendovi ancora parte, dovendo scontare temporaneamente alcune pene; infine, tutti coloro che su questa terra, trovandosi in grazia di Dio, sono in stato di fare il loro ingresso in Paradiso.
Quindi per comunione dei santi intendiamo quella comunione, quel legame, che vi è tra tutti i membri della Chiesa, sia appartenenti alla Chiesa trionfante (che sono i beati che ora stanno in Cielo), sia a quella purgante (che è formata da tutti i defunti morti in grazia di Dio ma bisognosi ancora di purificazione), sia, infine, a quella militante (ossia tutti coloro che sulla terra si trovano in grazia di Dio). Tutti formiamo un solo corpo di cui Gesù Cristo ne è il Capo. E come in una famiglia tutti i membri si aiutano, al punto che persino i bambini in fasce mangiano e sono vestiti pur senza lavorare, né guadagnare, né faticare, ma solo grazie ai loro genitori, fratelli e sorelle maggiori, così nella Chiesa di Cristo tutti lavorano in comune e costituiscono, in certa maniera, un fondo sociale, del quale possono beneficiare tutte le membra.
«Gesù Cristo, la Vergine, i santi del Cielo e della terra danno a noi una parte dei loro meriti; e noi, di quel po’ di bene che facciamo, una parte la regaliamo a tanti nostri fratelli. La Chiesa tiene in mano come un capitale inesauribile di meriti che le vengono da ogni parte; e questo capitale essa lo distribuisce fra tutti i suoi membri, lo fa circolare nel suo corpo, come circola la vita ed il sangue nel corpo umano […]. Nella Chiesa Cattolica ciò che sovrabbonda in un membro fluisce nell’altro che scarseggia: uno soddisfa per l’altro alla divina giustizia; uno per l’altro ottiene dal Signore grazia e misericordia. E questo senza perdere nulla del proprio, anzi guadagnandone di più in virtù ed in merito, precisamente come la mano che porgendo il cibo allo stomaco nutre anche le altre membra, senza perdere per questo del suo nutrimento, anzi partecipandone in misura tanto più abbondante quanto più ne partecipano le altre membra» (B. Castagnaro, Il Catechismo degli Adulti, vol. 1). Inutile dunque dire quanti effetti benefici ci arrechi questo mistero consolantissimo della nostra Fede.
– Dalle anime beate del Cielo e dagli angeli noi attingiamo lumi, consigli, grazie di ogni genere, che essi ci ottengono per mezzo delle loro preghiere e della loro intercessione. Pur essendo, infatti, immersi nella felicità di Dio, non mancano di vederci in Lui e di compatirci nelle nostre angustie e necessità. Allo stesso tempo noi li ricordiamo e li onoriamo, lodando Dio per tutti i benefici che ha loro concesso.
– Dalle anime del Purgatorio noi riceviamo intercessione e aiuto. Le loro preghiere pur non donando nessun giovamento a se stessi, né alcun merito, tuttavia possono molto presso il trono di Dio. Basti, in proposito, leggere i tanti miracoli e i doni concessi per l’intercessione e la preghiera di questi nostri fratelli pregati e invocati. Allo stesso modo, le anime del Purgatorio beneficano, proprio in virtù della comunione dei santi, del nostro suffragio, delle nostre preghiere e penitenze, ottenendo la liberazione o, comunque, la riduzione delle loro pene, come anche delle preghiere e delle intercessioni dei santi in Cielo, specie quelli a cui furono particolarmente devoti in vita.
– La comunione tra tutti i giusti della terra, infine, ci arricchisce di un capitale di benefici e meriti così grande che noi stessi non potremmo calcolarlo. Quante anime hanno beneficiato, ad esempio, delle preghiere e dei sacrifici di altre anime in momenti di pericolo per l’anima e per il corpo? Pensiamo a san Pietro liberato miracolosamente dal carcere grazie alle preghiere della primitiva comunità cristiana o a quel missionario sorretto in un momento di difficoltà dalle preghiere di santa Teresa di Lisieux. Solo in Paradiso conosceremo quanto ci è giovato questo mistero della comunione dei santi e quanto noi, mediante tale mistero, abbiamo giovato ad altri!
Il fatto di partecipare non solo delle preghiere, ma anche dei meriti dell’intero Corpo mistico di Cristo, non ci deve spingere alla pigrizia spirituale pensando di cavarcela con i benefici e i meriti arrecati dagli altri, perché la nostra partecipazione a tali benefici sarà proporzionata alla misura delle nostre buone disposizioni.
La prima disposizione indispensabile, per poter usufruire di questa comunione di grazia, è quella di essere membra del Corpo mistico di Cristo. Come l’anima non comunica la sua vita a un arto staccato dal corpo, così similmente avviene nella Chiesa nei confronti di coloro che non le appartengono ancora o non le appartengono più. Pertanto non beneficiano della comunione dei santi quanti non hanno mai ricevuto il Battesimo e tutti coloro che dalla Chiesa si sono separati (come gli apostati, gli eretici, gli scismatici e gli scomunicati).
La seconda condizione, anch’essa indispensabile, è quella di essere membra vive, e non morte, del Corpo mistico di Cristo, ossia l’anima si deve trovare in grazia di Dio. Certamente i peccatori rimangono uniti alla Chiesa per mezzo della fede, ma non lo sono per mezzo della carità (della grazia santificante) e, pertanto, pur potendo accedere al dono immenso dei Sacramenti, non usufruiscono in pienezza del bene della comunione dei santi. Un po’ come un arto colpito da paralisi: pur restando unito al corpo e pur partecipando a qualche benefico influsso dalle altre membra, non usufruisce della sua vitalità.
Se, quindi, desideriamo comunicare a questo canale di grazia, di beni, di meriti, dobbiamo fare il proposito di conservarci sempre nella grazia di Dio, e di impegnarci a recuperarla al più presto qualora avessimo la disgrazia di perderla con il peccato.
Fonte www.settimanaleppio.it/di Padre Angelomaria Lozzer, FI
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