Mauro Leonardi

E se la cospirazione contro Alex Schwazer non ci fosse?

Se chiedo al mio barbiere cosa pensa della vicenda di Alex Schwazer, mi dice che non c’ha capito nulla. E questo è grave perché c’è stata una chiarissima sentenza di condanna da parte dell’autorità sportiva. Che il mio barbiere sia disorientato dopo che ha parlato la legittima autorità, significa che per il cittadino qualsiasi la legittima autorità è senza autorevolezza. Il fatto è che dopo la sentenza di colpevolezza, ci sono state milioni di parole, di video, di immagini piene di poteri occulti, disegni criminosi, cospirazioni anti olimpiadi, così fan tutti, tutto lo sport è dopato, le urine non sono le mie, le fialette scambiate, i laboratori non vanno bene, il tifo, lo sport, la patria, le lacrime, un campione, il suo sogno, la realtà.

Per la serie: ho beccato mia figlia con le sigarette/preservativo/fumo in borsa, ma mi ha detto che non sono sue ma di un’amica che le ha chiesto il favore, per una volta, di tenerle lei perché se lo vengono a scoprire i suoi la ammazzano. Insomma: se su questo tavolo ci fosse un gatto invisibile non si vedrebbe nulla e quindi, dal momento che non si vede nulla, il gatto invisibile c’è davvero.

La cospirazione anti campione italiano fa parte del mondo “c’è una cospirazione contro di me e io non nemmeno capisco perché”. Se bocciano mio figlio, il mio primo pensiero è che gli insegnanti ce l’hanno con lui o vado a controllare che i libri siano almeno usciti dal cellophane in cui erano incartati quando ce li hanno venduti (perché, se ricordo bene, i libri lui da solo nemmeno li andava a comprare e l’ho dovuto accompagnare io)?

Non so se sia solo un malcostume italiano, ma è di certo un malcostume: un minestrone con ingredienti malati che troppo spesso contraddistinguono la nostra vita, tutto un mondo fatto di carnefici coalizzati inspiegabilmente contro delle povere vittime ignare ed innocenti.

Non voglio fare dello spirito. Qui c’è un ragazzo con una vita interrotta, non solo un sogno o una carriera sportiva. I complotti esistono davvero ma leggere complotti ovunque significa precludersi la possibilità di prendere in mano la propria vita. Perché il complotto, per definizione, non è verificabile. O lo sai per davvero, ma allora sei uno di quelli che i complotti li tesse e li sventa e quindi, proprio per questo, non puoi dire la verità; o non lo sai e allora sei uno come me. Uno che non sa. E allora dire sistematicamente che i giudici sono tutti delinquenti, che i politici sono corrotti, che i gay non esistono ma sono le lobbies a crearli, e via andando, significa minare l’esistenza della società civile.
Io non sono Jason Bourne e se il codice della strada mi dice di non mettermi alla guida dopo aver bevuto non è perché Bruxelles ha deciso di affondare l’industria vinicola italiana ma perché vuole salvare la mia vita e di chi si mette in strada con me. Comportarsi altrimenti, soprattutto in momenti delicati come quelli che stiamo vivendo, si chiama sciacallaggio. Esiste quello di guerra, di quando si è colpiti da calamità naturali, da disgrazie e da epidemie. Dalle Olimpiadi di Rio, esiste anche quello sportivo.

Schwazer ha detto “Sono distrutto, ci vuole rispetto per le persone“. Sono parole giuste e necessarie. Riconoscersi distrutti perché tutto è distrutto è chiamare le cose per nome. È l’inizio del rispetto da chiedere per sé e per il proprio dolore ma anche per darlo agli altri e al loro dolore. Un campione ha dietro di sé una squadra e davanti a sé un paese. Tutti abbiamo tifato per lui e tutti abbiamo diritto al rispetto. Cosa c’è in quelle provette lui lo sa. E dimentichiamoci per favore di quando avevamo quindici anni e dicevamo le bugie alla mamma. Lasciamo quindi le cospirazioni e pensiamo alle nostre cadute. Sono l’occasione per rialzarsi. Ci piace tanto la metafora dell’eroe che cade e si rialza e allora un po’ di polvere va sopportata.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da Huffingtonpost


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