Il rapporto della Fondazione Migrantes “Italiani nel mondo 2016” dice che quest’anno gli emigrati sono stati il 6,2% in più; tra loro, chi ha fatto le valigie sono stati soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni (il 36,7%).
Detto in soldoni significa che in Italia non c’è lavoro. Significa povertà. Significa: le donne lavoravano ma erano arrivati i figli e, poiché si stava bene, avevano deciso di fare le casalinghe. Poi però con la crisi hanno ricominciato a lavorare. Se non hai più gli straordinari, se vai avanti solo con la cassa integrazione perché il marito è disoccupato, non ce la fai. Dietro i numeri della crisi ci sono tante donne speciali. Perché fare la casalinga dai 30 ai 50 anni e poi rimettersi a lavorare “fuori” non è per nulla semplice. Spesso sono donne che erano di fascia medio alta. Donne di cultura con diplomi e lauree nel cassetto. Donne che si erano scelte altre vite ma che ora ricominciano. Ed è un ricominciare vero, non un riprendere dove avevano lasciato ma è un prendere e partire verso qualcosa di impensato fino a qualche anno fa. Fino agli anni in cui il “fine mese” arrivava a fine mese e non a metà mese (anzi al 12). Anni in cui il superfluo lo chiamavi necessario. Anni senza lusso, forse, ma con molto benessere. Anni in cui i soldi bastavano.
Ora che quegli anni e quei soldi non ci sono più, le donne tornano in campo scegliendo o accettando lavori che da neo laureate avrebbero scartato ma che ora sono semplicemente “il pane”. Fanno le baby sitter e le segretarie degli studi. La crisi ha cambiato tutto e la donna cambia. Senza fare una piega.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da Metro