Categorie: Pax et Justitia

La Croazia ha detto NO al matrimonio gay

Manifestazione in Croazia, contro il matrimonio gay.

La Croazia ha detto no oggi con un referendum alle nozze gay. Il 66% dei votanti ha scelto di inserire nella Costituzione il divieto ai matrimoni omosessuali. Contro tale definizione del matrimonio si è espresso il 33,62%, mentre sono state lo 0,62% le schede nulle. In quasi tutte le regioni hanno prevalso i “sì”, ad eccezione dell’Istria e di Fiume (Rijeka), zone tradizionalmente più liberali. Hanno votato alla consultazione referendaria, il 35% della popolazione, ma in Croazia non è richiesto il “quorum”, quindi il divieto entrerà automaticamente nella carta fondamentale. Il referendum è stato promosso da una associazione cattolica conservatrice “nel nome della famiglia”:

per il no alle nozze gay erano Chiesa cattolica e destra, per il sì la sinistra (al governo), stampa e università.  La notizia è passata inosservata nei media internazionali, i quali hanno trattato la discussione con superficialità avendo avvertito la contrarietà dei croati alla legalizzazione dei “matrimonio gay”. L’appoggio della Chiesa Cattolica all’iniziativa è sottolineata oltre misura, evidenziando il ruolo dei cristiani nell’affossamento del referendum. Con questa modifica della Costituzione, la Croazia si unisce alla Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria e Bulgaria, i cinque Paese dell’Ue che hanno già una definizione esclusivamente eterosessuale del matrimonio nelle rispettive Costituzioni. Il primo ministro Zoran Milanovic ha definito privo di contenuto la consultazione popolare, e ha annunciato una imminente legge sul registro delle coppie civili, “una norma che cambierà le cose in senso positivo e non negativo”. La legge prevede che alle coppie siano garantiti tutti i diritti di quelle sposate, ad eccezione dell’adozione dei minori. Commenta la “nuova Bussola quotidiana”: “Il referendum in Croazia è stato un successo: 66% di voti per il sì alla modifica costituzionale che introduce la definizione di famiglia come matrimonio tra un uomo e una donna. Malgrado tutti i tentativi del governo socialista di sabotare la consultazione e di intimidire gli attivisti del “sì” il popolo croato ha mandato un messaggio chiaro. La Croazia è così il primo paese europeo a invertire una tendenza al disfacimento della famiglia che sembrerebbe inarrestabile, è il classico granello di polvere che blocca l’ingranaggio”.

Leggendo i commenti dei media emerge chiaramente la prospettiva negativa che il referendum ha promosso, rinchiudendo dentro il recinto dell’”omofobia”, la scelta popolare. L’evento passa come una vittoria dell’estremismo di destra vicino ai cattolici. Non è così. Tra i votanti c’erano migliaia di persone lontane dalla fede o di altre religioni, che hanno a cuore lo sviluppo naturale della società. Evidentemente non si tratta di “discriminare” i gay, ai quali và come per ogni essere umano, il massimo rispetto e considerazione. Dire NO al matrimonio gay, non significa “togliere” loro “diritti”, che sono uguali per tutti. Semplicemente il popolo vuole conservare il modello familiare formato da uomo-donna-bambini. La leadership politica croata, non ha preso molto bene il risultato del referendum. Sono certo, che se il risultato era di loro gradimento, non avrebbero avuto nulla da dire. L’ingerenza dei poteri forti e delle grandi lobby, è evidente. Cercano di offuscare la libertà, facendo passare come “segno di inciviltà” ciò che appartiene alla scelta democratica dei singoli. La lotta in Croazia non è finita. Sicuramente saranno mobilitate le strutture dell’UE, per allineare la “nazione ribelle” al nuovo corso della storia che pochi vogliono costruire, ma che molti non sono pronti ad accettare. DonSa

Matrimonio gay

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