La croce di san Benedetto uno degli oggetti devozionali più noti, in grado tanto di attirare energiche e pie devozioni.
La Medaglia o Croce di san Benedetto da Norcia appartiene a quella categoria di oggetti che sembrano nati per suscitare curiosità e mistero.
A destare la maggiore curiosità è senza dubbio la serie di lettere puntate – in realtà una preghiera in forma di acronimo – che costituisce una delle sue caratteristiche più note e singolari. Sciogliendo l’acronimo, valido supporto mnemonico, se ne ottiene la corrispondente preghiera:
C.S.P.B. = Crux Sancti Patris Benedicti (Croce del Santo Padre Benedetto)
C.S.S.M.L. = Crux Sacra Sit Mihi Lux (la Santa Croce sia la mia luce)
N.D.S.M.D. = Non Drago Sit Mihi Dux (non sia il demonio il mio condottiero)
V.R.S. = Vade Retro, Satana! (allontanati, satana!)
N.S.M.V. = Numquam Suade Mihi Vana (Non mi attirare alle vanità)
S.M.Q.L. = Sunt Mala Quae Libas (sono mali le tue bevande)
I.V.B. = Ipse Venena Bibas (bevi tu stesso i tuoi veleni)
Nonostante il testo della preghiera, composto da distici in rima, sia stato rinvenuto in un manoscritto databile al 1415 presso l’abbazia benedettina di Metten, in Baviera (oggi conservato presso la Biblioteca statale di Monaco), possiamo supporre che la devozione alla medaglia o croce di san Benedetto risalga ad un periodo antecedente, alla metà almeno del secolo XI.
Anche l’iconografia della medaglia, spesso sottovalutata, può però riservare delle interessanti sorprese. Un lato della medaglia (il fronte, secondo alcune interpretazioni) presenta la raffigurazione di san Benedetto da Norcia in abiti monastici, reggente nella mano destra la Croce (simbolo cristiano e di Salvezza per eccellenza) e nella mano sinistra un libro aperto, a rappresentare la Regola.
Ai lati di san Benedetto sono ricordati due episodi significativi della vita del santo, simboleggiati da una coppa e da un corvo, riconducibili a due singolari tentativi di avvelenamento operati ai suoi danni. Singolari non fosse altro che perché messi in atto, in entrambi i casi, da altri membri del clero. Per brevità di trattazione, ai dettagli dei due episodi ho dedicato un breve approfondimento autonomo.
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Sopra la coppa e il corvo sono poste le parole “Crux S[ancti] Patris Benedicti” (“Croce del santo padre Benedetto”). Tutt’intorno alla medaglia corre la scritta “Eius in obitu n[ost]ro praesentia muniamur” (“Ci difenda nella nostra morte con la sua presenza”), che rimanda al ruolo riconosciuto a san Benedetto nella buona morte. Ai piedi del santo è posta la scritta “ex S M Casino MDCCCLXXX” (dal Santo Monte Cassino 1880), che commemora, nell’anno del Giubileo 1880, il 1400esimo anniversario della nascita di san Benedetto (480). Va comunque precisato che oltre alla versione giubilare, certamente la più diffusa, esistono altre versioni della medaglia o croce di san Benedetto, con alcune differenze grafiche, in special modo nell’iconografia del fronte.
L’altra faccia della medaglia, probabilmente la più nota, presenta la raffigurazione di una croce greca, frequentemente lobata, sormontata dalla scritta “Pax” (“Pace”), motto della congregazione cassinese e poi dell’intero ordine benedettino. Nei quadranti attorno alla croce troviamo la dichiarazione preliminare (CSPB ) sulla natura di questo oggetto di devozione. La scansione segue poi l’asse verticale della croce (CSSML), quello orizzontale (NDSMD) e infine le lettere poste lungo il bordo della medaglia (VRS:NSMV:SMQL:IVB). Le lettere costituiscono una guida per la composizione di una fra le più note preghiere di esorcismo. Il comando “Vade retro, satana!”, vero e proprio compendio di ogni esorcismo condotto da un Sacerdote, è riconducibile ai Vangeli (cfr. Mt 16,23 e Mc 8,33), mentre il resto della preghiera offre un parallelismo fra gli episodi di tentato avvelenamento ai danni di san Benedetto e i veleni spirituali che il Maligno tenta incessantemente di somministrare alle anime degli uomini.
Questi i caratteri che hanno fatto della croce o medaglia di san Benedetto uno degli oggetti devozionali più noti, in grado tanto di attirare energiche e pie devozioni.
(Fonte caffestoria.it – Simone Varisco)
La medaglia riceve una benedizione che è conferita dai monaci sacerdoti dell’Ordine di San Benedetto, con una formula particolare. In questa, in accordo col testo che accompagna la medaglia, si chiede a Dio che allontani il potere dal diavolo, in un contesto di lode divina di fiducia nella Trinità per l’amore del Signore Gesù Cristo, che deve venire per giudicare i vivi ed i morti.
Si implora per il fedele che porterà la medaglia, e che si occuperà nelle buone opere, la salute dell’anima e del corpo, e la santità, così come le grazie che la Chiesa ha concesso ai monaci con i quali si stabilisce come una fraternità spirituale.
Infine, si chiede a Dio che quelli che usano la medaglia cerchino di evitare le insidie e gli inganni del diavolo, con l’aiuto della sua misericordia, affinché si presentino davanti a Lui santi ed immacolati.
Il testo non si limita, dunque, ad un solo aspetto del combattimento spirituale, come sarebbe la lotta col demonio intesa in un senso quasi fisico, ma tende ad una comunione profonda nell’amore di Dio, facendo la sua volontà, che include il rifiuto del male, e mettendo in pratica con carità generosa e con pietà i mandati divini.
È da auspicare, allora, che i numerosi fedeli che sono devoti di San Benedetto, e portano la Croce o Medaglia, per ricevere con abbondanza le grazie e le benedizioni che Dio effonde su coloro che rispondono con la propria vita, i propri pensieri e le buone opere alla chiamata evangelica, la mettano in pratica impregnandosi sempre di più dello spirito del Santo Padre dei monaci.
Così lo chiede la Chiesa con l’antica orazione della festa di San Benedetto:
“O Dio, che ti degnasti di riempire dello spirito di tutti i giusti il tuo santissimo confessore Benedetto, concedi a noi, tuoi servi, che celebriamo la sua solennità, di compiere fedelmente quello che abbiamo promesso, ricolmi del suo spirito e soccorsi dalla tua grazia.”
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