Italiae et Ecclesia

La croce fatta con le scale di soccorso e la testimonianza di un sacerdote a Pescara del Tronto

Le vittime finora accertate del terremoto sono 290 – cifra corretta dalla prefettura di Rieti rispetto a 291 -, mentre il numero di 10 dispersi è giudicato “plausibile” dal capo della Protezione civile, che però lo attribuisce al sindaco di Amatrice. “Noi non facciamo numeri sui dispersi per la difficoltà di dimensionare il fenomeno – ha detto dopo la prima riunione della nuova Direzione comando e controllo (Dicomac) a Rieti -. Se il sindaco ha contezza che ad Amatrice mancano 10 persone all’appello, noi lavoriamo per ritrovarle”.


Messe del vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole (nella foto), nelle tendopoli di Pescara ed Arquata del Tronto. Il presule ha esortato “a trasformarsi in una famiglia” la gente che ha preso le case e i soccorritori. D’Ercole ha definito i soccorritori “le braccia dell’amore”. Il Papa durante l’Angelus ha fatto sapere che si recherà presto nelle zone colpite dal terremoto. “Cari fratelli e sorelle, appena possibile anch’io spero di venire a trovarvi, per portarvi di persona il conforto della fede e il sostegno della speranza cristiana”.

Notte sostanzialmente tranquilla, la prima senza scosse importanti, per i circa 2.500 sfollati del terremoto in Italia centrale, all’indomani della giornata del lutto e dei funerali solenni delle vittime marchigiane ad Ascoli Piceno. Le vittime sono 240 nel reatino, di cui 229 ad Amatrice e 11 ad Accumoli. Resta invece di 50 vittime il bilancio nelle Marche.

Ad Amatrice, nel Reatino, città simbolo del sisma, restano ancora 14 persone da identificare, per cinque delle quali sarà necessario l’esame del Dna. Nella cittadina si scava ancora, ormai più per recuperare eventuali corpi sotto le macerie che nella speranza di trovare qualcuno ancora vivo.

Pescara del Tronto è uno dei paesi della Marche più colpiti dal terremoto. Un sacerdote di Ascoli, padre Daniele de Angelis, si recato è nella cittadina per dare il suo aiuto. Alessandro Guarasci per Radio Vaticana ha raccolto la sua testimonianza:

R. – Soprattutto essere presenti, ascoltare … ascoltare le sofferenze, i dolori, le fatiche delle persone che abitavano qui … abbiamo portato questa mattina un po’ di giochi per i più piccoli, assistenza ai più anziani, alle fasce più deboli …
D. – Che cosa leggete nello sguardo di queste persone?
R. – Certamente dolore, sofferenza ma dignità, tanta dignità, perché comunque ogni minuto che passa arrivano notizie brutte: hanno perso parenti, hanno perso amici … però, vedo che c’è in loro tanta forza, vogliono ricominciare nonostante tutto … hanno perso tutto!
D. – Questa è una regione molto laboriosa. Queste persone hanno anche in queste ore, nonostante tutto, un po’ di fiducia nel futuro, secondo lei?
R. – Adesso è difficile, perché i pensieri sono talmente centrati sulle relazioni, le vite umane … adesso per loro è difficile pensare al futuro. Però sono certo che mano a mano che passerà il tempo, ricominceranno …
Anche un giovane residente a Roma si è recato a Pescara del Tronto:

R. – Io sono venuto da Roma questa notte perché ho visto i miei amici disperati. Ho preso la macchina alle due e mezzo di mattina e sono arrivato qui. Questo ragazzo che siede qui al tavolo della mensa ha perso la casa, i genitori hanno perso il lavoro, hanno perso la macelleria. Quella era la macelleria … questo ragazzo guarda fisso nel vuoto ed è una cosa veramente terribile. È una delle cose più brutte che abbia mai visto in 20 anni di vita.

Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va / Ansa)

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