Messaggio del Papa per la giornata mondiale dell’alimentazione
Manca la volontà politica di sconfiggere la fame
Oggi la comunità internazionale possiede «gli strumenti adeguati» e un esauriente «quadro di riferimento» per dar vita a «un vero programma d’azione che culmini, effettivamente, nello sradicamento della fame dal nostro mondo»; ma ciò che manca è «la volontà politica» di «mettere fine alla fame». È questa la forte denuncia contenuta nel messaggio inviato da Papa Francesco al direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), martedì 16 ottobre, giornata mondiale dell’alimentazione 2018, che quest’anno ha per tema: «Le nostre azioni sono il nostro futuro. Un mondo a Fame Zero per il 2030 è possibile».
Con toni severi e allarmati il Pontefice parla di una «situazione calamitosa» che richiede di «agire in modo urgente, coordinato e sistematico».
In particolare Francesco invoca «politiche di cooperazione allo sviluppo orientate verso le necessità concrete degli indigenti» e accompagnate da «una particolare attenzione ai livelli di produzione agricola, all’accesso al mercato delle derrate alimentari, alla partecipazione». La lotta contro la fame reclama inoltre «un generoso finanziamento, l’abolizione delle barriere commerciali e, soprattutto, l’incremento della resilienza di fronte al cambiamento climatico, le crisi economiche e i conflitti bellici».
Per Papa Francesco non è più tempo di «belle parole e buoni propositi».
È fondamentale perciò che «le priorità e le misure contenute nei grandi programmi si radichino e si diffondano ovunque, affinché non vi siano dissociazioni e tutti accettino la sfida di combattere la fame in modo serio e condiviso». Questo richiede anzitutto di eliminare ostacoli e barriere «frutto di indecisioni o ritardi», e di superare una volta per tutte la «mancanza di determinazione dei responsabili politici, tante volte immersi solo negli interessi elettorali o intrappolati da opinioni distorte, perentorie o riduttive». C’è bisogno, in definitiva, di una visione globale del problema, che tenga conto della necessità di «aumentare i fondi destinati a promuovere la pace e lo sviluppo dei popoli» ma anche di «far tacere le armi e il loro pernicioso commercio».
L’Osservatore Romano, 17 ottobre 2018