Il libro del quale vi parliamo oggi, e che vi invitiamo a leggere, vuole “provocare” i lettori a scommettere sull’approccio sistemico e relazionale delle madri. Il coraggio di ripensare alcune dinamiche può portare a scelte inedite ma proficue, proprio mentre, sotto molti aspetti, si continua a registrare “un attacco alla madre” e viviamo un tempo difficile provocato dalla pandemia.
Dal tema della violenza sulle donne alla lotta alla pedofilia fino ad un’armonizzazione del ruolo della madre, troppo spesso lacerata fra famiglia e lavoro perché non sostenuta, spazia il cammino che l’autrice propone di fare insieme al lettore. Un cammino che si confronta con il pensiero degli ultimi Papi, in particolare Papa Francesco e San Giovanni Paolo II, e le loro determinanti parole.
«Ho inteso mostrare come il suo saggio sia un “vulcano” che può straripare in varie direzioni: esistenziali, ecclesiali, teologiche, sociali, e così via». Sono le parole dell’autrice.
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Dalla Postfazione del professore don Francesco Giosuè Voltaggio
«L’interesse del minore viene arbitrariamente sacrificato anche quando non si riconosce che è naturalmente congiunto – potremmo dire “avvinghiato” – a quello della madre».
Dalla Prefazione del professor Alberto Gambino
Giornalista professionista, laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Debora Donnini lavora da 20 anni a Radio Vaticana-Vatican News. Ha collaborato nel passato con Avvenire, Il Foglio, Tempi, la Rai e come consulente alla sceneggiatura della miniserie televisiva “La Sacra Famiglia”. È tra i redattori di Radio Vaticana-Vatican News che ha realizzato i servizi sulle omelie di Papa Francesco a Casa Santa Marta, raccolti nel volume edito da BUR Rizzoli “L’umiltà e lo stupore”. Inviata in diversi viaggi italiani e internazionali dei Pontefici, segue in particolare l’attività vaticana, anche con interesse per tematiche socio-culturali. Nel 2018 si è certificata come coach alla Extraordinary Coaching School di Milano.
Le parole dell’autrice, Debora Donnini, rilasciate a PAPABOYS 3.0
Credo che la difesa della dignità della donna, della madre e dei bambini nasca proprio in un terreno fecondato dall’ebraismo e dal cristianesimo, permettendo una presa di coscienza sempre maggiore. In questo libro “Finché non sorsi come madre” ho preso in esame in particolare San Giovanni Paolo II e Papa Francesco. Mi hanno profondamente colpito le loro parole sulla donna e sulla madre e credo che vadano maggiormente assimilate dalla società.
Una mia amica insegnante e scrittrice, Maria Rosaria De Simone, ha sintetizzato in modo magistrale il mio lavoro: un indagine giornalistica, sulle tracce del pensiero dei Papi, per dimostrare le radici cristiane della tutela della donna e della madre mentre si va diffondendo un pensiero di “attacco alla madre” che secondo me sta assumendo molti volti. In modo particolare mi riferisco al rapporto madre-figlio, soprattutto se piccolo, che vedo minacciato nel suo immenso valore. E questo mi preoccupa.
Penso anche che la madre vada sostenuta a livello sociale molto più di quanto non sia ora: è troppo lacerata fra famiglia e lavoro e non riconosciuta, troppo poco valorizzata la maternità. Quello che chiamo “il pensiero della madre”, in quanto sistemico e relazionale, può invece apportare un contributo decisivo per lo sviluppo positivo delle nostre società. Insomma, questo libro vuole essere una sfida, aprire percorsi di approfondimento, e soprattutto vuole “pro-vocare” nel senso di chiamare all’appello il lettore.
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Mi piacerebbe infatti – spiega la giornalista – si aprisse un dibattito serio sulla madre, una riflessione a tutto campo che non banalizzi ma esalti e sostenga colei che, con tanti sacrifici a partire dal suo corpo, regala il futuro e la vita all’umanità. E mi piace ricordare questa citazione di San Giovanni Paolo II tratta dalla Mulieris dignitatem:
Eppure, anche se tutti e due insieme sono genitori del loro bambino, la maternità della donna costituisce una «parte» speciale di questo comune essere genitori, nonché la parte più impegnativa. L’essere genitori – anche se appartiene ad ambedue – si realizza molto più nella donna, specialmente nel periodo prenatale. E la donna a «pagare» direttamente per questo comune generare, che letteralmente assorbe le energie del suo corpo e della sua anima. Bisogna, pertanto, che l’uomo sia pienamente consapevole di contrarre, in questo loro comune essere genitori, uno speciale debito verso la donna. Nessun programma di «parità di diritti» delle donne e degli uomini è valido, se non si tiene presente questo in un modo del tutto essenziale.
Servizio di Francesco Rossi per PAPABOYS 3.0
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