Italiae et Ecclesia

La domanda particolare di un giovane di 18 anni. Perché Dio perdona sempre tutto il male che facciamo?

Caro Padre Angelo, ho 18 anni sono cattolico praticante vado a Messa ogni domenica e sono un ragazzo che cerca di credere in Dio; cerca di essere fedele e di rispettare quanto più possibile i comandamenti. Come penso abbiate capito ho dei dubbi sull’esistenza di Dio, cerco risposte ma non le riesco a trovare, io vorrei credere, sarebbe bello sapere che tutto ciò fosse reale. Cosa potete consigliare a un ragazzo come me che ha questi dubbi?

Perché Dio dovrebbe esistere e dovrebbe perdonare il male che facciamo?

Chi ci assicura che la vita ha un senso??

C’è qualche passo della bibbia che può consigliarmi??

Grazie in anticipo per le risposte che mi darete

Risposta del sacerdote

Carissimo,

1. per trovare Dio, devi incontrarlo.

Lo incontri in modo particolare nella celebrazione dei sacramenti.

Mi dici che vai a Messa ogni domenica e cerchi di osservare i suoi comandamenti.

Quello della Messa è un momento importantissimo per incontrarlo.

Lì ascolti la sua parola e ti accorgi che nessuna parola eguaglia la sua per luminosità e potenza.

Cerca di portarti dietro la sua parola, di ripensarla e soprattutto di metterla in pratica.

Non devi uscire da Messa fino quando non hai capito non solo il significato di quello che il Signore ti ha detto ma soprattutto perché te l’ha detto.

Perché certamente il Signore parla perché la sua parola orienti i nostri passi, i nostri pensieri, i sentimenti, le azioni e le scelte.

Se ti porti dietro il Vangelo in questo modo, ne rimani conquistato. Tutto diventa chiaro, tutto diventa luminoso.

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E non tardi a fare l’esperienza di quei tali che erano stati mandati dai sommi sacerdoti per arrestare Gesù e se ne tornarono con le mani in mano. Al rimprovero da parte dei mandanti risposero: “Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo!” (Gv 7,46).

2. Lo incontri anche nella S. Comunione ricevuta con l’anima purificata dalla confessione se vi fossero delle impurità o altro perché “la sapienza (Dio) non entra in un’anima che opera il male? né abita in un corpo schiavo del peccato” (Sap 1,4).

Il Signore dice: “Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna” (Gv 6,54). La vita eterna non è solo la vita futura, ma è il possesso di Dio già fin d’ora dentro il nostro cuore: “Questa è la vita eterna: che conoscano (e cioè possiedano, n.d.r.) te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3).

E ancora: “Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56).

In questa unione cerca di permanervi il più a lungo possibile risentendo le parole che il Signore ti ha detto precedentemente, soprattutto nel Vangelo.



3. Come vedi, più che portarti le prove dell’esistenza di Dio, ti ho detto come lo puoi incontrare e sentirti trasformato.

Più che la via della conoscenza, ti ho presentato la via dell’esperienza.

La prima è importante, ma la seconda lo è ancora di più.

Questa però viene ulteriormente rinforzata dalle motivazioni che ci spingono a riconoscere l’esistenza di Dio anche con le sole risorse dalla ragione.

Queste motivazioni le ho già portate in altre risposte, di cui te ne indico una: Amici Domenicani – Quali argomenti potrei opporre a coloro che non => www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=942

4. Mi chiedi: “Perché Dio dovrebbe esistere”.

La risposta è la seguente: Dio esiste perché esistiamo noi.

Con questo non intendo dire che se noi non esistessimo, Dio non esisterebbe.

Ma intendo affermare semplicemente questo: che noi giungiamo alla conoscenza di Dio dalle opere da Lui fatte, perché queste opere non si sono fatte da sole né esistono a motivo dell’esistenza che si danno da se stesse.

Perché tutte la ricevono e prima o poi la perdono.

Tuttavia quando arriviamo a questo punto non dobbiamo commettere l’errore di pensare che Dio sia come le creature.

No, è diverso dalle creature, ha l’esistenza in maniera diversa da come l’abbiamo noi. Anzi, a rigore, Dio non ha l’esistenza, ma è l’esistenza.

5. Chiedi ancora: “Perché dovrebbe perdonare il male che facciamo?”

Dio “non deve” perdonarci i peccati. Non è costretto.

Ma li perdona perché ci ha creati per vivere una comunione di vita eterna con Lui. Permanendo i peccati nella nostra volontà, la nostra comunione non sarebbe vera ma contraddittoria.

Inoltre se ci lasciasse in balia dei nostri peccati, ci lascerebbe in definitiva in balia del demonio e dell’inferno. E questo Dio non lo vuole con tutto se stesso.

Ci ha creati per la felicità, non per l’infelicità eterna.

6. Infine domandi: “Chi ci assicura che la vita ha un senso??”.

Ce lo assicura Lui, che è il nostro Creatore.

Ha dato un senso a tutte le cose che esistono perché possano servire a noi.

Tutto ha un senso.

Ha un suo intrinseco significato l’aria che avvolge la terra e che noi respiriamo.

Ha un senso il fuoco, ha un senso l’acqua, ha un senso la terra con tutti i suoi frutti.

Ha un senso il vento, il sole, la luna e il cosmo tutto.

E non lo avremmo noi che siamo il motivo per cui tutte queste realtà sono state create ed esistono?

7. Il senso della nostra vita lo scopriamo rientrando in noi stessi e domandandosi per quale motivo Dio ci abbia creato.

Tra tutte le creature di questo mondo visibile l’uomo è l’unico essere in grado di conoscere e di amare Dio.

È l’unico, direbbe san Tommaso, “capax Dei” (capace di Dio): è capace di conoscerlo, di desiderarlo, di possederlo.

Dio, però, è al al di là delle nostre capacità umane. Queste sono ancora nell’ordine naturale.

Dio è nell’ordine soprannaturale.

Tra noi e Lui c’è una distanza abissale.

Ma Dio stesso copre questa distanza donando la grazia santificante e con essa tre capacità divine o soprannaturali che ci permettono di attingerlo personalmente, di amarlo e di possederlo. Sono le tre virtù teologali della fede, della speranza e della carità.

8. I riferimenti biblici di questa vocazione dell’uomo sono numerosissimi, soprattutto nel Nuovo Testamento.

Mi pare che il principale sia quello contenuto nel prologo di San Giovanni: “A quanti però lo hanno accolto?ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12).

Come vedi, san Giovanni dice che siamo chiamati a diventare figli di Dio.

Diventare figli di Dio significa divenire partecipi della sua natura divina, come ricorda San Pietro: “Con questo egli ci ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina” (2 Pt 1,4).

Sono espressioni che fanno eco a quelle di nostro Signore: “Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48) e “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36).

Come anche: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio (che è Dio stesso, n.d.r.) e la sua giustizia (sinonimo di santità), e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33); “Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione” (1 Ts 4,3).

9. Il senso della vita dunque è la santificazione, l’attrezzarsi ad entrare in una comunione sempre più perfetta col Signore.

Dio vuole che la sua vita divina diventi nostra.

E perché diventi nostra a vero titolo, e cioè conosciuta, amata, desiderata e posseduta, ci ha messi in questo mondo dove tutto ci parla di Lui e per mezzo della sua grazia ci fa divenire progressivamente conformi a Lui.

Perché questo desiderio di Cristo si realizzi pienamente anche in te ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.

Padre Angelo



Redazione Papaboys (Fonte www.amicidomenicani.it)

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