Un messaggio di fede e speranza: è l’ultimo appello lanciato dal carcere da Asia Bibi la donna pakistana cristiana, madre di 5 figli, condannata a morte con false accuse di blasfemia contro Maometto e in carcere ormai da sei anni. Ad oggi, dopo la prima sentenza d’appello, nel terzo e definitivo grado di giudizio, la pena è stata sospesa e il caso è al riesame della Corte Suprema che ha ammesso il ricorso della difesa. In attesa della prossima udienza Asia Bibi e la sua famiglia continuano a pregare e a chiedere il sostegno internazionale.
Diffuso attraverso la rete CitizenGO, che si batte sul web per la difesa dei princìpi non negoziabili e le libertà fondamentali dell’uomo, l’ultimo commosso messaggio di Asia Bibi è arrivato a quanti, cristiani e non, nel mondo si stanno mobilitando per il suo caso.” Una situazione” – la definisce“ – in cui sono stata ingiustamente coinvolta”. “Non ho parole per esprimere la mia gratitudine”, scrive la cinquantenne, “perché avete fatto conoscere la mia storia. So che mi siete vicini e Dio Onnipotente è pronto a rispondere alle vostre preghiere e a tutti gli sforzi che state continuando a fare per me e per la mia famiglia”. ”Non ho commesso nessun reato”, ripete ancora una volta. “Non avrei mai pensato che la mia famiglia dovesse affrontare una vicenda così terribile, specialmente le mie figlie Esha e Eisham, che allora erano molto piccole”. Ma la speranza prevale sui timore e le fa dire: “Presto sarò di nuovo in mezzo a voi, per la grazia del Signore. Non vedo l’ora di sentire di nuovo il sole e il freddo, di vedere il cielo aperto, le stelle e la luna”. Quindi l’appello: ”Vi prego di continuare a pregare per liberarmi da questo buio, così potrò stare con voi alla luce del sole”.
Parole vere di un “confessore della fede” come la definisce, Sara Fumagalli, presidente onorario dell’Associazione pakistani cristiani in Italia e coordinatrice della organizzazione di beneficenza “Umanitaria Padana Onlus”:
R. – Sì, Asia Bibi è una donna eccezionale, che incarna quello che ha il popolo cristiano del Pakistan: da un lato, una fede incrollabile e, contestualmente, anche una capacità di lotta umana pacifica in ciò che Dio è, cioè verità e giustizia. Quindi non si fanno piegare dalle aggressioni, dalle ingiustizie, dalla paura.
D. – Voi siete riusciti a farle arrivare una statua della Madonna in carcere. Sapete quanto è stato importante per lei questa presenza, visto che non ha altro per pregare?
R. – Questa statuetta non è potuta rimanere in carcere con lei, ma ha potuto farle visita come una vera Madonna pellegrina di Fatima, e Asia Bibi si è potuta intrattenere a pregare davanti a questa statua, in silenzio. Quindi, sicuramente questo è stato di grande conforto per lei. Asia Bibi è stata sempre sorretta dalla preghiera, sin dall’inizio della sua vicenda. Quando lei parla del buio, che vive nella cella, sta parlando di una esperienza reale, perché la sua cella, per ragioni di sicurezza è isolata e senza finestre. Insomma, questi sono veramente sentimenti che nascono da un’esperienza di dolore profonda, seppur sempre sorretta dalla fede. Bisogna dunque continuare a pregare per questa donna: i pericoli non sono passati, anzi noi sappiamo che in Pakistan tanti cristiani vengono uccisi, anche dopo la loro assoluzione.
Il servizio è di Gabriella Ceraso per la Radio Vaticana
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