La posizione del Cardinale Bergoglio sul matrimonio tra le persone dello stesso sesso: “No, il matrimonio di un uomo e di una donna non è la stessa cosa dell’unione di due persone dello stesso sesso. Distinguere non è discriminare, al contrario è rispettare. Differenziare per discernere è valutare in modo proprio, non è discriminare. In un’epoca in cui si insiste tanto sulla ricchezza del pluralismo e della diversità culturale e sociale, è davvero contraddittorio minimizzare le differenze umane fondamentali. Un padre e una madre non sono la stessa cosa. Non possiamo insegnare alle future generazioni che è la stessa cosa prepararsi a un progetto di famiglia assumendo l’impegno di una relazione stabile tra uomo e donna e convivere con una persona dello stesso sesso. Stiamo attenti a che, cercando di mettere davanti un preteso diritto degli adulti che lo nasconde, non ci capiti di lasciare da parte il diritto prioritario dei bambini – gli unici che devono essere privilegiati – a fruire di modelli di padre e di madre, ad avere un papà e una mamma”.
Riflessione sull’adozione dei bambini-. Nell’adozione c’è l’incontro di un diritto con una disponibilità. Il diritto è sempre stato quello del figlio a crescere in una famiglia, -commenta una nota di Manif pour Tous-, avendo perso quella di origine; e la disponibilità è sempre stata quella della famiglia che si propone per riparare alla mancanza. Ma oggi, sulla base di egoistiche pretese, si vuole invertire la ragione dell’adozione: il diritto diventa quello della coppia di avere un figlio, ed è il figlio senza famiglia che viene considerato disponibile ad essere adottato. In questa nuova concezione si perde di vista il prevalere del diritto della parte più debole, il figlio, a scapito della pretesa della parte più forte, la coppia che pretende. Ma il diritto del minore in stato adottivo è quello di veder ristabilita l’esatta situazione venuta a mancare, salvo permettere alla società qualsiasi arbitrio in merito: e la situazione venuta a mancare è quella in cui c’è un padre e una madre, da cui il figlio è nato. Questo discorso è discriminatorio soltanto nella prospettiva della coppia che pretende, ma è un discorso di giustizia nella prospettiva del figlio che ha diritto. Siamo tutti figli di un papà ed una mamma come la terra ha sempre girato intorno al sole. Ci sarà bisogno di un Galileo anche per dire questo?. A rigor di logica il dibattito culturale dovrebbe indurre a comprendere le ragioni per cui si lotta contro le ideologie imperanti. Non hanno nulla di sostanziale per la vita umana. E nemmeno hanno rispetto per i bambini. L’egoismo è una malattia molto brutta. I dibattiti accesi e tante volte livorosi e pieni di odio, aiutano a discriminare i veri valori. Ormai siamo giunti al paradosso che bisogna dire che il gay pride e bello anche se non piace altrimenti si viene etichettati come intolleranti e razzisti.
La posizione di Oriana Fallaci-. “Un essere umano nasce da due individui di sesso diverso. Un pesce, un uccello, un elefante, un insetto, lo stesso. Per essere concepiti, ci vuole un ovulo e uno spermatozoo. Che ci piaccia o no, su questo pianeta la vita funziona così. Bè, alcuni esperti di biogenetica sostengono che in futuro si potrà fare a meno dello spermatozoo. Ma dell’ovulo no. Sia che si tratti di mammiferi sia che si tratti di ovipari, l’ovulo ci vorrà sempre. L’ovulo, l’uovo, che nel caso degli esseri umani sta dentro un ventre di donna e che fecondato si trasforma in una stilla di Vita poi in un germoglio di Vita, e attraverso il meraviglioso viaggio della gravidanza diventa un’altra Vita. Un altro essere umano. Infatti sono assolutamente convinta che a guidare l’innamoramento o il trasporto dei sensi sia l’istinto di sopravvivenza cioè la necessità di continuare la specie. Vivere anche quando siamo morti, continuare attraverso chi viene e verrà dopo di noi. E sono ossessionata dal concetto di maternità. Oh, non mi fraintenda: capisco anche il concetto di paternità. Lo vedrà nel mio romanzo, se farò in tempo a finirlo. Lo capisco così bene che parteggio con tutta l’anima pei padri divorziati che reclamano la custodia del figlio. Condanno i giudici che quel figlio lo affidano all’ex-moglie e basta, e ritengo che nella nostra società oggi si trovino più buoni padri che buone madri. Ma essendo donna, e in più una donna ferita dalla sfortuna di non esser riuscita ad avere figli, capisco meglio il concetto di maternità.
Ma qualcun altro me lo chiederà. Quindi ecco. Un omosessuale maschio l’ovulo non ce l’ha. Il ventre di donna, l’utero per trapiantarcelo, nemmeno. E non c’è biogenetica al mondo che possa risolvergli tale problema. Clonazione inclusa. L’omosessuale femmina, si, l’ovulo ce l’ha. Il ventre di donna necessario a fargli compiere il meraviglioso viaggio che porta una stilla di Vita a diventare un germoglio di Vita poi un’altra Vita, un altro essere umano, idem. Ma la sua partner non può fecondarla. Sicché se non si unisce a un uomo o non chiede a un uomo per-favore-dammi-qualche-spermatozoo, si trova nelle stesse condizioni dell’omosessuale maschio. E a priori, non perché è sfortunata e i suoi bambini muoiono prima di nascere, non partecipa alla continuazione della sua specie. Al dovere di perpetuare la sua specie attraverso chi viene e verrà dopo di lei. Con quale diritto, dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino? Con quale diritto pretende d’allevare un bambino dentro una visione distorta della Vita cioè con due babbi o due mamme al posto del babbo o della mamma? E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d’un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un’automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità? Anche se non ho bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell’immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria Vergine e San Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata. E come cittadina. Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l’ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l’ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita. Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo o senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E’ un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con le smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita nella nostra specie. Cosa più che possibile con una madre senza marito. Del tutto impossibile con due «genitori» del medesimo sesso”.
Testimonianza-. “Io sono omosessuale ma vorrei dire che non mi offendo leggendo questi commenti poiché io stesso il più delle volte sono contro il gaypride, o quelle assurde manifestazioni dove dobbiamo baciarci davanti a mille persone per dimostrare cosa? se ho voglia di baciare un ragazzo nessuno me lo impedisce, ho un lavoro… Tutti i gay hanno un lavoro nessuno ci toglie niente siamo integrati e per quanto riguarda i bambini… Penso che debbano avere una figura sia maschile e femminile… So che metterò tutti i miei simili contro di me ma non mi importa è inutile che ci lamentiamo se c’è chi è ostile contro di noi abbiamo dei comportamenti troppo superbi e tante volte ce le cerchiamo… Io voglio una vita serena e odio essere un fastidio per chiunque e sotto qualsiasi forma… Tutto qua anche se per loro chi parla come me.. È un gay represso… Solo perché non la penso come loro…ok va bene così. Scusate ma prendetevela con chi attua queste leggi di compravendita… Chi permette di vendere feti o bambini fa schifo… Chi lo accetta fa male ma chi propone approfitta del desiderio per guadagnare sulla pelle umana”. Nel link la testimonianza di Philippe Arino: Essere-persona-omosessuale-amare-la-Chiesa-e-vivere-felici a cura di DonSa
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