La farina della giara

Gesù non ci ha nascosto niente. Con il tempo che passa il Vangelo non perde la sua freschezza. Al contrario. Si rimane basiti, frastornati, increduli di fronte alla corruzione dilagante in ogni campo. Papa Francesco, a riguardo, ha pronunciato parole chiare, fresche come l’ acqua di sorgente. Tutto ciò che un uomo pretende di più per se lo sta rubando al legittimo proprietario. Dobbiamo imparare a gioire non per la quantità di ciò che possediamo ma per il sorriso che abbiamo procurato all’ altro. Non avviene automaticamente. È un esercizio da imparare. Occorre diventare collezionisti, non di cose, ma di azioni belle, trasparenti, che danno forza. Ogni cosa che usurpa il posto che spetta a Dio è un idolo. L’ idolatra è una persona che ripone più fiducia in ciò che pensa piuttosto che nella Parola di Dio. Ogni peccato confluisce nel desiderio – anomalo, illogico – di possedere di più, di esercitare più potere, di provare più piacere. Una sconfitta, in fondo, come se la gioia abitasse nella quantità. Un di più, però, che deve essere sottratto all’ altro. Ogni peccato è un’ azione contro l’ amore; ma l’ amore è l’unica cosa che ci rende felici. Perciò ogni peccato è un atto contro la felicità, quella propria e quella altrui. Ogni peccato comporta uno stravolgimento della realtà, le cui conseguenze, in un modo misterioso, si riversano sull’ intera società. La Parola di Dio deve ritornare al centro della vita del credente. La lettura e la meditazione dei libri dei Salmi, dei Profeti, dei Vangeli devono riempire le nostre giornate. Occorre imparare a memoria certe pagine per ripeterle a se stessi cento, mille volte durante la giornata. “ Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria …”.

Con san Giovanni Battista convincersi che: “Lui deve crescere io diminuire …”. Lui deve crescere per portarmi alla pienezza della mia umanità. Credere che “solo in Dio riposa l’ anima mia, da Lui la mia speranza …”.

Abbiamo preso un grande abbaglio: abbiamo confuso il piacere con la gioia. Chi è caduto in questa trappola non si fa scrupolo, per un supplemento di piacere, a fare scempio di un’ altra creatura. Se il centro dell’universo sono io, tutto deve girare intorno a me, costi quel che costi. È così che “ l’uomo diventa lupo di un altro uomo”. Nella vita di ognuno c’è un trono che non rimane mai vuoto. Se è occupato dall’ Amore, tutto si mantiene in un magnifico e strabiliate equilibrio. Di tutto l’uomo può godere, di tutto si può servire rendendo grazie a Dio. Importante, poi, è riconoscere nel fratello gli stessi diritti cui ha diritto lui. Ed è la pace. Quella vera. Tra uomo e uomo; gli uomini e il creato; il creato e il Creatore. Si vive in armonia. La morte non fa più paura, ha smesso di essere aggressiva e velenosa. Dio è la meta ultima, il fine del cammino, l’ Amico sulla cui spalla posso piangere e cantare. Cominciamo da noi. La vita è una sola, la rivincita non ci sarà data, occorre a tutti i costi fare centro. Non possiamo rischiare di perdere l’ occasione. Bisogna diventare santi. Santi, cioè essere come Gesù ci vuole. Per il nostro bene, naturalmente. Dobbiamo innamorarci di Lui per meglio imitarlo, servirlo, amarlo. Non si ama ciò che non si conosce. E io posso conoscerlo sempre di più. Senza annoiarmi mai perché Lui è la pienezza della vita.

E la vita è la luce che è venuta nel mondo e ha illuminato la mente e il cuore di chi non oppone resistenza. Ci ha donato il desiderio dell’ immortalità e ha tracciato la strada da percorrere per non rischiare di aver vissuto invano. Grazie, papa Francesco, per le tue parole semplici e profonde. Grazie perché ci fai intravedere e toccare il cielo. Ci fai temere Dio, ci infondi fiducia, ci confermi nella fede. A noi cristiani, il Signore, chiede un salto di coraggio e di fiducia. Il futuro ignoto non deve farci paura: di fame non moriremo. Gesù ce lo ha promesso e Lui ha sempre mantenuto la parola data … Madre Teresa di Calcutta ripeteva spesso: “Le cose che non mi servono mi pesano …”. Come il cieco di Gerico gettiamo via il mantello che ci intralcia e corriamogli incontro gridando a squarciagola: “Gesù figlio di Davide, abbi pietà di me …”. Non siamo soli. Il Signore non ci abbandona; i fratelli ci faranno compagnia. “La farina della giara non si esaurirà e l orcio dell’ olio non si svuoterà …”. Grazie, Padre Santo, per averci ricordato che siamo più ricchi di quanto possiamo credere. Basta solo entrare in possesso del tesoro che da sempre abbiamo ricevuto in dono. di Padre Maurizio PATRICIELLO

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