Abbiamo preso un grande abbaglio: abbiamo confuso il piacere con la gioia. Chi è caduto in questa trappola non si fa scrupolo, per un supplemento di piacere, a fare scempio di un’ altra creatura. Se il centro dell’universo sono io, tutto deve girare intorno a me, costi quel che costi. È così che “ l’uomo diventa lupo di un altro uomo”. Nella vita di ognuno c’è un trono che non rimane mai vuoto. Se è occupato dall’ Amore, tutto si mantiene in un magnifico e strabiliate equilibrio. Di tutto l’uomo può godere, di tutto si può servire rendendo grazie a Dio. Importante, poi, è riconoscere nel fratello gli stessi diritti cui ha diritto lui. Ed è la pace. Quella vera. Tra uomo e uomo; gli uomini e il creato; il creato e il Creatore. Si vive in armonia. La morte non fa più paura, ha smesso di essere aggressiva e velenosa. Dio è la meta ultima, il fine del cammino, l’ Amico sulla cui spalla posso piangere e cantare. Cominciamo da noi. La vita è una sola, la rivincita non ci sarà data, occorre a tutti i costi fare centro. Non possiamo rischiare di perdere l’ occasione. Bisogna diventare santi. Santi, cioè essere come Gesù ci vuole. Per il nostro bene, naturalmente. Dobbiamo innamorarci di Lui per meglio imitarlo, servirlo, amarlo. Non si ama ciò che non si conosce. E io posso conoscerlo sempre di più. Senza annoiarmi mai perché Lui è la pienezza della vita.
E la vita è la luce che è venuta nel mondo e ha illuminato la mente e il cuore di chi non oppone resistenza. Ci ha donato il desiderio dell’ immortalità e ha tracciato la strada da percorrere per non rischiare di aver vissuto invano. Grazie, papa Francesco, per le tue parole semplici e profonde. Grazie perché ci fai intravedere e toccare il cielo. Ci fai temere Dio, ci infondi fiducia, ci confermi nella fede. A noi cristiani, il Signore, chiede un salto di coraggio e di fiducia. Il futuro ignoto non deve farci paura: di fame non moriremo. Gesù ce lo ha promesso e Lui ha sempre mantenuto la parola data … Madre Teresa di Calcutta ripeteva spesso: “Le cose che non mi servono mi pesano …”. Come il cieco di Gerico gettiamo via il mantello che ci intralcia e corriamogli incontro gridando a squarciagola: “Gesù figlio di Davide, abbi pietà di me …”. Non siamo soli. Il Signore non ci abbandona; i fratelli ci faranno compagnia. “La farina della giara non si esaurirà e l orcio dell’ olio non si svuoterà …”. Grazie, Padre Santo, per averci ricordato che siamo più ricchi di quanto possiamo credere. Basta solo entrare in possesso del tesoro che da sempre abbiamo ricevuto in dono. di Padre Maurizio PATRICIELLO
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