Adriana Masotti – Città del Vaticano
Sterilità e fecondità: queste le due parole dell’omelia nella celebrazione eucaristica di Francesco a Santa Marta, questa mattina. Le letture del giorno presentano l’annuncio della nascita di Sansone e di Giovanni Battista fatta dall’angelo a due donne sterili o troppo avanti negli anni come nel caso di Elisabetta. Una vergogna, la sterilità a quei tempi, una grazia e un dono di Dio la nascita di un figlio. Nella Bibbia, dice il Papa, ci sono tante donne sterili, che desiderano ardentemente un figlio, oppure madri che piangono la perdita del figlio perché sono rimaste senza discendenza: Sara, Noemi, Anna, Elisabetta…
La fecondità nella Bibbia è una benedizione.
“Riempite la terra, siate fecondi!”, ricorda Francesco, è stato il primo comandamento che Dio ha dato ai nostri padri.. “Dove c’è Dio, c’è fecondità”:
Mi vengono un po’ alla mente, ma questo un po’ en passant, alcuni Paesi che hanno scelto la via della sterilità e patiscono di quella malattia tanto brutta che è l’ inverno demografico. Ne conosciamo… Non fanno figli. ‘No, che il benessere, che questo, che l’altro…’. Paesi vuoti di bambini e questa non è una benedizione. Ma questa è una cosa di passaggio. La fecondità sempre è una benedizione di Dio”
La fecondità materiale e spirituale, precisa il Papa. Dare vita. Una persona può anche non sposarsi, come i sacerdoti e i consacrati, ma deve vivere dando vita agli altri. Guai a noi, sottolinea, se anche noi non siamo fecondi con le buone opere.
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E’ vero, il diavolo vuole la sterilità. Vuole che ognuno di noi non viva per dare vita, sia fisica sia spirituale, agli altri. Che viva per se stesso: l’egoismo, la superbia, la vanità. Ingrassare l’anima senza vivere per gli altri. Il diavolo è quello che fa crescere la zizzania dell’egoismo e non ci fa fecondi.
La fecondità è una grazia da chiedere a Dio
E’ una grazia avere figli che ci chiudano gli occhi alla nostra morte, dice Francesco, e cita l’esempio di un anziano missionario della Patagonia che, novantenne, diceva che la sua vita era passata come un soffio, ma aveva tanti figli spirituali accanto a sé nell’ultima sua malattia. E il Papa fa riferimento al Natale ormai vicino:
Qui c’è una culla vuota, la possiamo guardare. Può essere simbolo di speranza perché verrà il Bambino, può essere un oggetto da museo, vuota tutta la vita. Il nostro cuore è una culla. Com’è il mio cuore? E’ vuoto, sempre vuoto, ma è aperto per ricevere continuamente vita e dare vita? Per ricevere ed essere fecondo? O sarà un cuore conservato come un oggetto da museo che mai è stato aperto alla vita e a dare la vita?
Vi suggerisco, conclude Francesco, di guardare questa culla vuota e di dire: “Vieni Signore, riempi la culla, riempi il mio cuore e spingimi a dare vita, ad essere fecondo”.
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